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Friday 15 June 2012

Amersfoort Half Marathon - un PB che non convince




Durante la cena della vigilia della mezza maratona di Orbetello (5 maggio sera), i fratelli Rea, compagni della Lazio Runners Team, avevano proposto l’idea di correre una suggestiva gara in una non meglio precisata cittadina olandese.

Fra la pizza e un antipasto, misti alla tensione della gara dell’indomani, la proposta era sembrata scivolare via senza particolare risalto né entusiastica partecipazione da parte dei commensali.

Il coach, in realtà, dentro di se’ già pianificava, fra una birra e un'altra, le opzioni logistiche e le soluzioni podistiche per organizzare la trasferta al meglio. Pochi giorni dopo, i Rea ed i Massetti avevano già in tasca il volo e prenotato l’albergo per un fine settimana olandese all’insegna dello sport e della corsa.

Amersfoort, civile e ordinatissima cittadina di 150.000 anime vicino Utrecht e ad una cinquantina di km da Amsterdam, organizza ogni tre anni una corsa che coinvolge attivamente, come scopriremo lungo il percorso di gara, un’intera comunità di podisti, cittadini, animali dello zoo, residenti e familiari.

La corsa quest’anno ha attirato circa 4500 atleti, divisi fra le varie distranze: maratona, mezzamaratona, 10 km e 5 km. Il sito internet annunciava, almeno per la mezzamaratona, un percorso “suggestivo, anche se non necessariamente veloce”...segno brutto per me che già fantasticavo un tracciato assolutamente piatto, degno dei Paesi Bassi, per attaccare il mio PB sulla 21.097 km.

Il quintetto della Lazio Runners Team presente all’evento sarà per tutto il week-end rappresentato dai due Rea, i due Massetti e Claudio, gagliardo M45 con, fra l’altro, cinque maratone all’attivo ed una serie di aneddoti e racconti di vita che ci allieteranno e faranno compagnia nelle ore olandesi. Se i Rea hanno optato per la gara di 10 km, il coach si è limitato allo sprint dei 5 km, attirandosi e meritandosi improperi ed insinuazioni sulle sue presunte tendenze omosessuali. Ovviamente, senza il minimo dubbio, l’aspirante runner e Claudio hanno deciso, da veri uomini, per la sfida della mezzamaratona.
I nostri cinque Ambasciatori LRT in terra olandese

La cronaca:
Il venerdì (8 giugno) parto con l’ultimo volo KLM da Londra per Amsterdam, dove atterro con un certo ritardo alle 23.45 e dove ad attendermi troverò un assonnato e stanchissimo coach, giunto da Roma in perfetto orario quasi due ore prima ed i cui occhi rossi mi fanno temere il peggio: non si sarà mica dato a qualche insana frequentazione di coffee shop nell’attesa del mio volo? Per fortuna si tratta solo di stanchezza e di età che avanza inesorabilmente. I Rea sono già in terra olandese dal primo pomeriggio, mentre Claudio, in viaggio di lavoro a Bruxelles, giungera'ad Amersfoort in qualche non precisato momento della notte con una macchina presa a noleggio dall’aeroporto della capitale belga. Sembra la trama di un film di James Bond.

Da Amsterdam Schhiphol, con grande disappunto, perdiamo di un soffio l’ultimo treno diretto per la nostra destinazione finale e siamo costretti a fare un cambio e ad arrivare in albergo all’una e mezzo: fra me e me penso che iniziamo male e che queste ore piccole fanno a pugni con le mie velleità di PB...

Una volta giunti al confortevole NH Hotel, verso le 2 di notte, il coach frana sul letto, dopo aver peraltro dormito anche sul treno, mentre io già sono in clima gara ed in tensione agonistica e opto per una doccia notturna, giusto per riscaldarmi un po’ dopo il freddo ed il vento fortissimo che mi ha lasciato in Inghilterra per riaccogliermi in Olanda.

L’indomani la sveglia è alle 9.45, insualmente tardi per me, anche se non sono riuscito a dormire un granché causa tosse e raffreddore che mi portavo dietro da 5 giorni. Non un gran segno neanche questo.

La colazione è abbondante ed il quintetto si ritrova fiero nella hall dell’albergo a optare per una gita turistica ad Amsterdam. Si parte tutti sull’auto di Claudio che, memore dei suoi 4 anni di permanenza in Germania, fa allacciare le cinture di sicurezza anche ai passeggeri seduti dietro!

Dopo un’oretta di guida attraverso un caratteristico paesaggio di dighe, piste ciclabili, mulini e ponti, giungiamo nella grande città olandese... Dal cielo grandi nuvoloni e costante vento forte, io sono designato sul posto “meteo-man” ufficiale del fine settimana e tranquillizzo tutti con bollettini incoraggianti per l’indomani: nessuno mi crede, ma avro’ ragione.

Ad Amsterdam il gruppo si divide: i Rea in giro con un bus turistico, i Massetti con Claudio a fare una passeggiata per il centro. Dopo un frugale pranzo a base di sushi, cui abbiamo miracolosamente convertito anche i rilluttanti e tradizionalisti Rea, il quintetto si concede un caratteristico giro in battello per la città: idea forse non originale, ma sicuramente efficace per visitare un posto come Amsterdam quando si hanno poche ore a disposizione.
Gita sul battello: siamo al 9 giugno, notare i giacconi. Al centro Giampiero e a destra Fabio Rea
Dopo una buona dose di vento e di freddo, ci rimettiamo in macchina e torniamo ad Amersfoort, dove un pub ci ospiterà per vedere la partita degli europei di calcio Danimarca-Olanda. Oltre ai nachos e alla birra del pub, la cena che seguirà in un centrale ristorante sarà a base di carne e altri cibi non sanissimi che in gara potrebbero pericolosamente presenterare il salato conto... Dal ristorante si passa a un altro pub per vedere Germania-Portogallo: qui apprendo del grande odio olandese verso i tedeschi, che si manifesta con gesti di disappunto ad ogni azione dei forti teutonici in campo.

A mezzanotte siamo in stanza, io come sempre vado a fare una doccia notturna, non ho sonno, mi agito, sono nervoso...passerà mai una vigilia di gara senza questa dannata tensione e senza il battito delle tempie sul cuscino? Il coach ronfa appena tocca il cuscino, beato lui. Peraltro, da molte settimane, dormo poco e male di mio e gli ultimi cinque giorni sono trascorsi fra raffreddore e sintomi influenzali da me puntualmente (=stupidamente) trascurati per via di una certa ritrosia all’assunzione di farmaci di qualsiasi genere.

La sveglia è alle 7: come opportunamente da me previsto , l’albergo non apre la sala colazione prima delle 8, il che è inaccettabile considerato che lo start della mezzamaratona e’ fissato per le 10.

Prevedendo con lungimiranza questo inconveniente logistico-alimentare, forte dello spirito di sopravvivenza ormai maturato da un anno e mezzo di vita casalinga inglese, da casa mi ero portato pane e cibaglie, consone ad un pre-gara, in quantità sufficienti non solo per sottoscritto ma anche per i compagni di avventura! Il coach, che mi aveva deriso vedendomi tirare fuori il glorioso pane Hovis integrale, alla fine si ricrederà.
Claudio, inquietante apparizione in hotel qualche ora prima della gara

Alle 8 si esce e si arriva in zona partenza: si vedono i primi volontari, i cinque della Lazio Runners acquistano una maglia ricordo dell’evento e ritirano il pettorale prima di fare ritorno in albergo per le ultime “incombenze” pre-gara.
Foto e maglie ricordo prima della partenza
La tensione è palpabile: i Rea correranno la loro 10 km solo alle ore 15.00, ma con grande spirito di squadra presenzieranno all’atteso start della mezzamaratona (ore 10) e della 5 km (ore 10.15). Il riscaldamento del sottoscritto è quasi nullo (neanche 4 minuti), così come fiacca è l’accoglienza dell’invito del coach a mettermi in prima fila rispetto al serpentone di 2000 atleti che si sono già schierati sul vialone che precede l’arco di partenza. Io mi attesto a metà gruppo, il coach mi insulta e dice che devo andare fra le prime file altrimenti perdo preziosi secondi. Avrà ragione lui e, allo sparo della pistola, mi ritrovo a passeggiare per 20 secondi prima di giungere sotto il sensore della linea di partenza e a dover correre altri 40-50 secondi a ritmo lentissimo, imbottigliato nel traffico, prima di lanciarmi in un affannoso allungo per non chiudere il primo km oltre i 4’05...tentativo fallito, visto che passerò ai 1000 mt con un “modesto” 4’10.
L'aspirante runner e Claudio pronti alla partenza della mezza maratona, imbottigliati in un traffico pazzesco


Noto subito una animata e costante partecipazione del pubblico lungo tutto il tracciato di gara, con tanto di striscioni e applausi a perfetti sconosciuti come me. Un modo bellissimo di vivere una corsa ed una festa di sport, bell’esempio per grandi e piccini. Dai tempi del Belgio ricordo che la comunita’ olandese era quella con cui meglio si legava, vista la loro attitudine tendente alla socializzazione ed al divertimento festoso.  Certo, anche il bel sole miracolosamente spuntato per l’occasione (un vecchio locale dira’ che da tre mesi non si vede nel fine settimana) avrà favorito l’affluenza di pubblico, ma sono propenso per il credere che si tratti di una questione piu’ profonda e di pura cultura sportiva. Mi viene a tal fine in mente il racconto della nostra punta di diamante Fabio (Rea), che si è visto insultato durante la gara del Primo Maggio a San Giovanni da un simpatico romanista che, vista la casacca della Lazio Runners Team indossata dal Rea, ha deciso bene di prenderlo a parolacce. Nutro una discreta antipatia per la AS Roma, ma se vedo uno con la maglia giallorossa compiere uno sforzo atletico durante una manifestazione podistica, mi fermo, lo invidio, lo ammiro e mi lascio pure scappare un applauso di incoraggiamento...
Bando alle ciance, la gara prosegue per un percorso molto irregolare, con diversi saliscendi (ma l’Olanda non dovrebbe essere tutta piatta??), mi attesto sul ritmo consigliatomi dal coach con la perentoria frase alla vigilia della corsa (“non devi percorrere alcun km sotto a 4’00 e alcun km sopra a 4’05”). E così, fra foreste, boschi, vialetti alberati, case con tanto di pubblico affacciato ad incitarci, sorpassso varie persone e chiudo i primi 10000 mt in 40’26’’: ottimo parziale, sono avanti rispetto a Orbetello (40’40’’ se non ricordo male) ma non posso certo cantare vittoria...Ecco infatti che al 10° km, dopo avere attraversato lo zoo e visto giraffe ed elefanti osservare sconcertati questi podisti che trascorrono la domenica soleggiata a faticare come muli (tanto per rimanere in tema), il terreno si fa irregolare e per 200 metri si corre su sabbia maledettamente morbida e profonda, prima di affrontare una salita di 1000 metri che fa imprecare e chiudere il mio km a 4’20...In salita supero parecchie persone e mi tornano in mente le prime ripetute di 500 mt che quest’inverno il coach mi ha fatto fare e che ho portato a termine nonostante la neve ed il pericolo di essere investito dai pirati inglesi!

L’irregolarità del percorso dopo metà gara risulta evidente dai rilevamenti cronometrici dall’undicesimo al quindicesimo chilometro: 3’56’’, 4’09’’, 3’56’’, 4’11’’, 3’58’’.

L’entuasiasmo è alle stelle, il pubblico si esalta, io corro tutti gli ultimi 6-7 km da solo, in un continuo dialogo con gli spettatori che, simpaticissimi, si lanciano in boati quando buffoneggio a mio modo (gesti dell’aeroplanino di montelliana memoria, incitazione ad aumentare il volume degli altoparlanti che sparano musica in varie zone di gara, il “cinque” dato a file di spettatori divertiti, solite pose stupide per i fotografi di gara e particolare lode ad un bambino che indossava la maglia del Milan). Anche se mi sento ogni volta un po’ cretino, la tentazione di sdrammatizzare prevale sempre durante le gare lunghe e alla fine il cronometro non sembra risentirne...Senza quasi accorgermene, i parziali dal 17° al 20° sono incoraggianti: 3’53’’, 3’46’’, 3’55’’, 3’51’’...

Al ventesimo km succede qualcosa di inaspettato: un dolore fortissimo, inspiegabile viste le ottime sensazioni fino a quel punto, sembra trafiggermi la bocca alta dello stomaco, verso il fegato quasi avessi un ago lungo 15 centimetri conficcato nel fianco. Inizio a tenermi con la mano la zona dolorante e corro completamente ricurvo in avanti, cercando di accorciare il passo aumentandone la frequenza.
Niente, fa malissimo, la posizione di corsa innaturale fa subito emergere un dolore alla schiena: non si tratta di fiato o di gambe ma di puro dolore che mi impedisce di muovermi senza sentirne il lancinante fastidio. Impreco, la gente mi applaude ancora di più vedendo le smorfie di dolore ed il braccio destro sotto la canottiera quasi a cercare di scacciare via un mostro che si è insinuato sottopelle in una gara perfetta. Arranco, il tempo ormai non conta più, ho percorso 20.6 km, dovrebbero mancare 500 metri ormai...si va avanti, si soffre, il pubblico capisce e incita...

Il tracollo “morale” giungerà quando, intorno al km 20.7, vedo in lontananza il coach sul ciglio della strada: mi vede in una condizione scandalosa, io che per 20 km ho spavaldamente condotto una gara maiuscola, che lo avrebbe reso fiero dei mesi di allenamento. Mi aspetta e mi corre accanto per qualche centinaio di metri per darmi coraggio: a me sembra di andare lento come una lumaca, gli dico solo “fa male lo stomaco, eppure stavo benissimo”, mi intima di stringere i denti “ché mancano ormai 300 metri”, guardo il gps con sconforto, il coach mi fa compagnia ancora per qualche decina di metri salvo poi deviare la sua traiettoria e lasciare a me il compito di portare a termine la gara. Arrivo, arrivo, cavolo il GPS già ha superato i 20.2 km e il traguardo non si vede: la mezzamaratona dovrebbe essere lunga 21097 metri, maledizione! Il coltello è conficcato nello stomaco, nessuno grazie al cielo mi supera ma so di avere perso almeno 40 secondi in questo ultimo chilometro e mezzo...giungo al traguardo con mestizia e, come già avvenuto nella gara di 9 km corsa in Italia poche settimane fa (Mami Run), mi ritrovo delusissimo con lo sguardo fisso a terra senza trovare il coraggio di guardare il pubblico (numerosissimo all’arrivo). Resta la rabbia di non avere concluso degnamente una gara eccellente, rabbia che mi terra’ compagnia per tutto il giorno.
Impietosa foto all'arrivo, smorfia di dolore e di delusione per questi ultimi 1.4 km di agonia. Quello che la corsa toglie, prima o poi restituisce

Le cronache diranno che ho chiuso la gara in quindicesima posizione  (su 1961 arrivati), ottimo piazzamento dunque. Senza quel tracollo, avrei rosicchiato un paio di posizioni in grande volata...ne sono sicuro.

Il cronometro dirà che ho corso 21450 metri alla media di 4’02’’/km che, in sostanza, significa PB ampiamente abbassato (sui 21097 metri “regolari”, sarebbe 1h25’00’’, oltre un minuto in meno che a Orbetello)...
La prestazione si chiude, pertanto, con un ottimo risultato cronometrico ed un miglioramento importante eppure...eppure per me si tratta di una vittoria a metà, resta il cruccio di non essere giunto all’arrivo come i sacrifici e gli allenamenti di questi mesi imponevano. Sono certo, d’accordo con il coach, che si tratti di qualcosa legato al cibo...non proprio da atleta dei due giorni precedenti la gara. Una volta tornato a casa, il lunedi’ mattina mi sveglio con la ghiandola linfatica dietro la mandibola destra gonfia come una pallina da golf, dolori ovunque, tosse e raffreddore se possibile ancora piu’forti ed il fondato dubbio retroattivo di avere corso la gara con qualche virus che da una settimana aveva gia’ attaccato il mio corpo.

Gli altri valorosi condottieri faranno registrare delle buone prestazioni e degli eccellenti piazzamenti, in particolare il fratello coach, ottimo quarto sui cinquemila con un tempo di poco superiore ai 17’ e Fabio Rea, che chiude secondo sui 10000 mt.
Questo e' un arrivo serio: grande volata, braccia al cielo e soddisfazione del coach...
...e questo e' vincere una medaglia!Grande Fabio
La giornata si conclude, dopo la doccia, con un pranzo carnivoro con vista su un passaggio della maratona (intorno al 39mo km) ancora in corso e sorseggiando un’ottima birra Leffe, tanto per rimarcare la differenza fra i veri atleti e noi!!
Il volo mi riporterà a Londra con tanta soddisfazione per avere vissuto un altro fine settimana di sport sano e pulito insieme al fratello coach, che già medita di costituire una sezione Lazio Runners Team World dedita alla promozione ed all’organizzazione di altre trasferte estere, vere e proprie occasioni di goliardico divertimento e di conviviale piacere.

Le prossime gare in programma, insieme al coach, dovrebbero essere una 15 km a fine luglio a Roccaraso (approfittando della casa dei genitori in zona) e la Robin Hood Half Marathon, in calendario il 30 settembre a Nottingham, con passaggio nel bosco di Sherwood...speriamo che ad essere derubati siano i ricchi a favore dei poveri... almeno da queste parti...

Concludo con una nota di colore: ad Amersfoort ho inaugurato le leggerissime Adidas Adizero F50, acquistate su Amazon dietro consiglio del coach. Sono delle piume, non c’e’ che dire, anche se la misura e’ un po’ abbondante ed ho dovuto utilizzare l’ignobile tecnica del doppio calzino. Ovviamente, non a caso visto il paese dei tulipani, il colore scelto e’ un accesissimo arancione: non avro’ mai il coraggio di ammetterlo, ma se avessi chiuso bene anche il ventunesimo chilometro, il titolo di questo post sarebbe stato probabilmente: ”BrontoRunner, l’olandese volante!”

Le mie fiammanti nuove scarpe da corsa: fotografate il giovedi' precedente la gara, appena consegnate in ufficio!