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Tuesday 15 January 2013

Corsa della Befana - 6 gennaio 2013...la storia si ripete



Archiviato il 2012 e tracciato il doveroso bilancio di un anno storico, almeno podisticamente parlando, non mi resta che accedere senza indugi alla narrazione della prima gara dell’anno , la tanto attesa Corri per la Befana.

Dallo scorso anno ricordo un tracciato impegnativo, soprattutto negli ultimi 2.5 km all’interno del Parco degli Acquedotti e fino al traguardo del parco di San Policarpo. 

Allora la corsi tutta con il coach, rimanendo imbottigliato in partenza fra la folla e chiudendo il primo chilometro a 4’25.  Il coach mi aveva fatto compagnia cogliendo l’occasione per fare una sgambata di allenamento, in fase ultima di recupero dall’infortunio al polpaccio. Io, invece, con grande affanno e fatica ero a malapena riuscito a strappare un tempo di 40’44 sui 10 km, giungendo al traguardo con pessime sensazioni, fatica esagerata e affanno diffuso.

Quest’anno lo scenario si presentava totalmente diverso per tantissimi motivi:

- ai nastri di partenza si sono presentati tre fratelli Massetti e non due,
- il clima era eccellente, grazie al sole ed al vento debole, anche se freddo (4-5 gradi di temperatura in partenza),
- la gara si portava dietro un pesante fardello di attesa ed aspettative di PB per i tre fratelli,
- il coach aveva fatto richiesta ed ottenuto per se’ e per il sottoscritto un numero di pettorale basso per partire nella griglia dei primi 250 atleti, questo proprio al fine di evitare la sopra menzionata calca del primo chilometro.

La premessa inevitabile è che, malgrado le gare del 23 e del 31 dicembre (vedi post precedente), il lungo periodo vacanziero non è stato (per fortuna) accompagnato da una adeguata preparazione all’evento. Tutto questo a causa di uno stile di vita di sano relax natalizio, tantissime e continue abbuffate, uscite, allenamenti scarsi, a volte non mirati e non di qualità (eccezion fatta per il progressivo insieme al coach ed ai mitici fratelli Fabio e Giampiero sulla pista di atletica, tempio dei podisti, del Paolo Rosi il 2 gennaio mattina).

Detto questo, mi presentavo alla Corsa per la Befana con una pesantissima responsabilità sulle spalle dovuta al pronostico che da settimane il coach andava predicando in giro per i luoghi del podismo romano: un mio tempo di gara fra 35’50 e 36’05. Sì, avete letto bene: il coach immaginava, sognava, vaneggiava di un abbassamento ulteriore del mio già miracoloso PB precedente (36’26) fino ad abbattare la soglia dei 36’. Assurda fantascienza per me...

La cosa più inquietante è che, storicamente, i pronostici del coach si sono sempre avverati, anche e soprattutto quelli che al sottoscritto apparivano più folli, impossibili ed ottimisti.

All’arrivo in zona gara, noto subito un nutritissimo manipolo di atleti della Lazio Runners Team a presidio dell’inconfondibile, colorito e allegro gazebo sociale. La temperatura dell’aria è fredda (2-3 gradi quando arrivo al parco di San Policarpo) ma il fratello Luigi ed il sottoscritto siamo accolti dal solito scanzonato affetto podistico dei compagni di squadra, con inevitabili battutacce e sfottò per il coach, reo di avere saltato le ultime gare e di essere soprattutto in clamoroso ritardo!
Quando poi si è presenta (per ultimo) al gazebo, tutti notiamo che indossa un colbacco in pelliccia sulla cui origine e ragione d’essere gli scienziati del mondo intero ancora si indagano...Mah?!

Ecco i gloriosi compagni di squadra
Durante il blando riscaldamento pre-gara, in compagnia dei miei fratelli, di Fabio, Giampiero e Massimo “Caschetto”, noto subito di essere circondato dai mostri sacri del podismo laziale: quante volte me li sono immaginati leggendone i nomi su TDS, quante domeniche pomeriggio ad attendere la pubblicazione delle classifiche, quante consultazioni del sito di riferimento di Mario Moretti per analizzarne storico, evoluzione e stato di forma...

Decido di correre in canottiera "a carne", malgrado il freddo pungente: sono ormai abituato al clima rigido e mi rifiuto di vestirmi in Italia come farei in una qualsiasi gara inglese, è insomma una questione di principio!
Il sole fa da cornice allo splendido spettacolo di oltre 2000 atleti al via; il coach consiglia una condotta di gara semplice: i primi 8 km insieme e gli ultimi due a tutta birra e secondo le (eventuali) forze residue. Piano facile, lineare e liscio, no? Beh, appena viene dato lo start, tutte le strategie di battaglia si dissolvono in un secondo a causa della partenza a razzo del coach, che mi semina perentoriamente e che non rivedrò fino a poco oltre la metà della corsa. Non mi scoraggio di certo, la gara per me si fa sul tempo e non sull’uomo (figuriamoci poi se sul coach). D’altronde si conferma un dato di fatto, ovvero in partenza tendo sempre ad essere molto cauto e, soprattutto, non mi faccio mai largo con gomitate e spintoni per accaparrarmi le prime file.

Il primo chilometro va meglio del previsto con un tempo di 3’36 (vs 4’25 dello scorso anno), cerco di non cadere nell’errore di aumentare il ritmo e rallento leggermente al secondo e terzo, rispettivamente chiusi in 3’42 e 3’44. Accelero, complice anche un tratto di impercettibile discesa (di fatto un falsopiano), chiudendo il quarto chilometro a 3’38. Lontano davanti a me, ad una decina di secondi, vedo il coach in brillante forma che conduce una gagliarda gara con un gruppetto di podisti a me sconosciuti. La semplice apparizione mi fa incrementare il ritmo e chiudere il quinto a 3’31 (parziale sui 5 km: 18’11), non controllo il Garmin, a dire il vero, ma corro a sensazione e a testa alta. Il respiro è regolare, non sento particolare fatica ed il clima meteorologico è perfetto. Bene così, si è a metà gara e tutto procede al meglio.

Al sesto chilometro (3’28) mi avvicino al coach ma solo poco prima del settimo (3’35) riuscirò ad affiancarlo e a correre insieme a lui 500-600 metri. Con noi, salvo poi perdersi nelle retrovie, corre per qualche minuto anche un noto tapascione ultra quarantacinquenne che ha come caratteristica quella di fare rumori strazianti di sofferenza, affanno, quasi fosse sull’orlo di un violento infarto cardiaco. Mi ha fatto impressione e sinceramente ho temuto per la sua vita, ma evidentemente lo fa per abitudine e difatti nessuno ha battuto ciglio.

Chiudo l’ottavo chilometro insieme al coach in 3’41 e decido di affrontare il temutissimo Parco degli Acquedotti, molto impegnativo e duro a causa del fondo sterrato ed irregolare e dei tratti stretti con curve, sparando le ultime cartucce rimaste. Al nono sto ancora bene, lo chiudo a 3’34, il decimo invece si fa sentire in tutta la sua durezza e le gambe sembrano imballate e stanchissime. Stringo i denti, non ho fatto i conti né ho guardato l’orologio negli ultimi chilometri, potrei chiudere a 36’50 come a 36’05. Riesco a mantenere una buona corsa, anche se sicuramente meno efficace ed incisiva che in partenza. Il coach è da qualche parte alle mie spalle, lui sì che ha un finale straripante...Lo aspetto da un momento all'altro e spero che possa dare libero sfogo al suo rinomatissimo ed imbattibile sprint negli ultimi 500-600 metri! Sogno un arrivo affiancati...

Nel rettilineo degli ultimi 150 metri


La svolta: guardo il Garmin e capisco che la barriera dei 36' è abbattuta!


Non il più agile dei finali, ma efficace al punto giusto

All’ultima curvona, in prossimità della quale è posizionato il nostro gazebo sociale, il tracciato passa dallo sterrato all’asfalto, prima del rettilineo di 150 metri che porta al traguardo finale. A questo punto guardo con curiosità l’orologio e leggo un tempo CLAMOROSO: 35’25...mancano poco più di cento metri e l’impresa di tagliare il traguardo con un PB fantastico è assolutamente compiuta. Mi viene da ridere e lo faccio ben prima di terminare la gara: non so se ho addirittura alzato le braccia al cielo in segno di trionfo o se me lo sono immaginato a occhi aperti, ma per me si è trattato di un risultato storico: 35’45!!!!

Il coach arriva dopo pochissimo, imprecando per avere sfiorato di una manciata di secondi l’impresa di abbattere anche lui il muro dei 36’, ma felice per il suo e per il mio nuovo PB sui 10 km. Certo, il suo rammarico è comprensibile perché aveva ancora tanta forza nelle gambe e, forse per eccesso di cautela (ora che è un M40, si sa, la saggezza prende il sopravvento molto spesso), non ha fatto partire il suo potentissimo sprint finale 300-400 metri prima. Se l’avesse fatto, mi avrebbe ripreso e superato a mani basse.

A completare il trionfo il fratello Luigi, giunto al traguardo ben al sotto dei 53’, stanco ma contentissimo del suo nuovo PB sulla distanza. Eroico anche lui, peraltro convalescente ed ancora colpito da una forte e fastidiosissima tosse.

Per riepilogare, direi una domenica di sole splendida e perfetta a poche ore dal mio rientro in Inghilterra. Un modo bellissimo di concludere le mie vacanze, sempre troppo brevi e troppo veloci, proprio nel giorno dell’Epifania, che tutte le Feste porta via ma che di certo non potrà scalfire l’entusiasmo, il piacere e la voglia di affrontare le nuove sfide podistiche che questo 2013 inevitabilmente presenterà e che il grande coach saprà incanalare nella maniera giusta per ottenere il meglio da questo semplice e modesto aspirante brontorunner.

Viva l’Italia dei tapascioni, viva i fratelli podisti e a presto, per il racconto di altre mirabolanti avventure in suolo inglese e/o italico.

Prossima fermata: Kenley Airfield 10k Run, domenica 27 gennaio, gara su un circuito da ripetere 3 volte (con l'aggiunta di un km) all’interno di uno storico aeroporto militare inglese, tanto per rimanere in tema aeronautico. In Inghilterra è in questi giorni arrivato il gelo ed è caduta anche la prima neve. Speriamo bene per il 27...Stay tuned!
  





2012: Anno Zero dell'aspirante Brontorunner

L'evoluzione di un aspirante brontorunner

Il bilancio:

Come ogni fine dell’anno che si rispetti, anche questo 2012 merita un bilancio ed un momento di leggera, semi-seria e faceta analisi podistica retrospettiva.

Un po’ per la spaventosa crisi sistemica che il nostro caro “bel” Paese sta vivendo, un po’ perché con gli inglesi si lavora bene, ho deciso di firmare un nuovo contratto, che mi terrà legato alla terra della Perfida Albione ancora per un po’. Se “Hic manebimus optime” può sembrare esagerato, di sicuro il mio prossimo futuro mi vede all’estero e devo affrontare questo 2013 con rinnovata determinazione, grinta e forza d’animo per non farmi sorprendere dalle tante trappole che la nostalgica solitudine dell’emigrato, in una terra peraltro freddina e piovosa, tanto spesso semina lungo il cammino.

Podisticamente parlando, il 2012 è stato anche il primo anno in cui ho deciso di “fungere da cavia” per il fratello coach e sottopormi ad un intenso, ininterrotto e serio programma di allenamenti, documentato settimana dopo settimana (ed in forma scritta) in un “living document” che condivido con il coach stesso ed in cui riporto diligentemente i dettagli dell’allenamento teorico, quanto fatto nella realtà ed i commenti vari (condizioni meteo, scarpe usate, sensazioni, dolori, infortuni, etc.etc.). Resterà agli atti e lo tramanderò ai posteri come testamento spirituale.

Alcune considerazioni numeriche sul 2012:


2654 km percorsi (vs 898 km nel 2011), 

20 gare (vs 3 gare nel 2011) di cui 9 in Italia, 10 in Inghilterra ed 1 in Olanda

11 gare da 10 km; 4 mezzemaratone; 1 gara da 5 km; 1 gara da 16 km (10 miglia);   3 gare di distanze varie (fra 7.6 km e 12.8 km)

3 cross-country/montagna; 17 su strada

4 allenamenti in media settimana da gennaio a settembre; 5 a settimana da ottobre a dicembre,salvo le inevitabili eccezioni dovute alle ferie, agli impegni e alle trasferte di lavoro.



Fin qui i fatti nudi e crudi. Passando invece ad un’analisi qualitativa dell’anno appena trascorso,  anche a costo di apparire banale, non posso che sostenere con determinazione che gli allenamenti mirati, seguiti da un grande coach, con carichi di lavoro, qualità e quantità razionalmente calibrati, fanno una differenza impressionante e rappresentato il gigantesco confine fra un runner occasionale ed un tapascione di tutto rispetto.

Anche su questo fronte i numeri parlano chiaro: ho aperto il 2012 con un tempo sui 10 km di 40’46 alla Corsa della Befana e l’ho chiuso con un eccellente 36’54 alla ondulata We Run Rome (peraltro 140 metri più lunga) ed un clamoroso 35’45 alla stessa Corsa della Befana, anche se formalmente va incasellata nell’archivio 2013. Sono 5 minuti: un’entità gigantesca ed universale, la migliore ricompensa dopo tanto sudore, dopo un anno di allenamenti talvolta senza grande voglia, sempre da solo, spesso al gelo, al vento e sotto la pioggia inglese, di sessioni in pista, di acciacchi fisici, di saliscendi in questo Paese che sembra non conoscere la pianura.

Sulle lunghe distanze, poi, il miglioramento appare ancora più importante: partivo da un PB sulla mezzamaratona del Conero, corsa a Numana (Ancona) nel maggio 2010 insieme al fratello non ancora coach, di 1h33’50. A maggio del 2012 tale tempo è stato portato a 1h26’26 (Orbetello), fino a raggiungere l’eccellente e storico 1h22’35 a Nottingham a fine settembre, su un tracciato impegnativo ed in condizioni climatiche pessime. Quasi 11 minuti rosicchiati da quando ero un corridore occasionale ad oggi. “Fatti, non pugnette” solo per dimostrare che il lavoro paga, almeno nello sport... 

Altra nota da “cerchietto rosso” è stata il mio avventurarmi in una gara di 5 km nel fantastico scenario londinese di Battersea Park, facendo registrare un eccellente tempo e, per la prima volta in vita mia, raggiungendo il terzo posto assoluto e, quindi, il podio!

I tanti chilometri macinati, come prevedibile in uno sport “traumatico” come la corsa, hanno anche fatto emergere qualche problema fisico. Nulla di grave né serio ma spesso fastidioso e a volte scoraggiante: il nervo sciatico dietro alla coscia sinistra si infiamma tutt’ora, soprattutto dopo le ripetute in salita. Ho avuto un fastidioso problema al tendine ed alcuni lancinanti dolori al fianco destro in gara (la cui causa resta un mistero) che purtroppo temo si possano ripresentare sulle lunghe distanze. Dulcis in fundo, alcune extrasistole (o extrasistoli?) mi hanno fatto compagnia fra novembre e dicembre, anche se per fortuna ulteriori e massicci accertamenti hanno escluso qualsiasi problema. Probabilmente erano dovute ad un periodo molto stressante ed ai troppi caffè: la cura sarebbe un bel trasferimento in Nuova Caledonia o anche solamente alle Canarie per...20-30 anni!

Il 2012 è stato anche l’anno in cui, per la prima volta nella storia, dopo gare e gare di distacco netto, sono riuscito ad avvicinarmi, ad affiancare e, nell’ultima gara corsa insieme a novembre, addirittura a precedere il coach al traguardo dei 10 km. Per me è una sorta di impresa miracolosa, considerato che da anni era ed è inarrivabile ai miei occhi.

E’stato anche il mio primo anno di appartenenza alla frizzante e goliardica squadra della Lazio Runners Team, che seguo sempre con grande interesse e affetto e che altrettanta calorosa accoglienza mi riserva in occasione delle gare societarie cui partecipo. Persone molto gentili, che spesso mi scrivono per chiedere come sto o per ringraziarmi di un resoconto di gara inglese che spedisco via e-mail e che puntualmente pubblicano sul sito ufficiale www.laziorunners.it. Un bel sodalizio che mi fa rimpiangere spesso di non essere a Roma.

E’stato l’anno delle prime trasferte podistiche internazionali, con il coach “deus ex machina” impeccabile nel ruolo di meticolosissimo pianificatore ed insieme ai grandi compagni di squadra Giampiero e Fabio, serissimi e morigeratissimi podisti con i quali si trascorrono sempre con piacere le ore che precedono le gare.

Volendo uscire ancora di più dal seminato dell’asettica cronaca, devo ammettere che la corsa in questo 2012 mi ha dato moltissime soddisfazioni e mi ha aiutato a scadenzare pazientemente e metodicamente giorni, settimane e mesi. Forse, anzi sicuramente, ho peccato di eccesso in alcune fasi, dedicando molto tempo e tante energie fisiche e mentali a quello che è diventato ormai il mio passatempo principale in suolo inglese. Per la corsa ho condizionato e limitato programmi, giornate, orari miei e altrui.

Ho spesso ceduto alla tentazione di distrarmi (anche in orario di lavoro, lo confesso) per guardare TDS e altri siti  italiani o inglesi di riferimento. Lo so, forse in molte circostanze mi sono comportato da persona fissata e maniacale, come quando mi ritrovo a spulciare decine di siti di previsioni meteo a partire da una settimana prima della gara di turno e poi controllo sulla mappa l’esposizione al vento dei vari segmenti del tracciato della gara della domenica.

Tuttavia, a parziale giustificazione, posso dire che le emozioni che ho provato in questi dodici mesi di gare - e che ho indegnamente cercato di riportare nei post precedenti - sono la più grande e migliore ricompensa per tanta fatica, per le innaturali uscite sotto zero e con il vento sferzante, per la pioggia talmente forte che, per non scoraggiarti, fai leva sull’orgoglio e la fierezza di avere scartato il caldo della poltrona per completare l’allenamento, per lo stress dato da ogni trasferta di lavoro vista come potenziale minaccia alla settimana di allenamenti.

Non ricordo una gara finita senza provare quella unicissima sensazione di piacere e di gioia infantile che solamente i tapascioni possono conoscere e vivere, a prescindere dal riscontro cronometrico, dai dolori al traguardo o dallo stato di forma. Io, che sono tendenzialmente “serioso” e “brontolo(ne)”, durante le gare mi sento spesso un bambino: deve essere la semplicità innata del gesto della corsa, che da quando si è piccoli ci accompagna nei momenti più ludici e divertenti dei giochi all’aria aperta. 

Terminata questa lunga ma doverosa pagina di bilanci, vorrei completare il post con la cronaca delle ultime gare del 2012.

Christmas Run 2012 (23 dicembre 2012)


Il Bronto-Santa Claus al ventunesimo chilometro
Più che una gara in senso stretto, questa manifestazione rappresenta un appuntamento ormai fisso per tutti i tapascioni romani che, per farsi gli auguri dopo un lungo anno di fatica e sudore insieme, si ritrovano nel fantastico scenario di Villa Pamphilj per una festa pre-natalizia assolutamente non competitiva.
Il coach mi aveva da tempo caldamente consigliato di fare le sue veci, visto che non avrebbe potuto presenziare quest’anno causa viaggio vacanziero in Sicilia, e presentarmi ai nastri di partenza seguendo il ritmo dei pace maker più veloci (4’30 a km). Io, accolta con entusiasmo la proposta, affronto la giornata dopo una vigilia tormentata, con un volo atterrato la sera precedente dall’Inghilterra in super ritardo e dopo scarse cinque ore di sonno.
La mattina mi sveglio comunque con entusiasmo ed insieme al secondo fratello Luigi, ormai runner convintissimo e appassionatissimo, mi avvio a Villa Pamphilj, dove ad accoglierci troviamo un sole splendido, una temperatura di 4-5 gradi, vento debole e oltre 1400 persone rigorosamente vestite con cappello di Babbo Natale distribuito con il pettorale.


Il santo e rilassato cazzeggio podistico

Forse ancora memore della pioggia e della bufera lasciata in Inghilterra, mi presento allo start con ciclisti corti e maglietta a maniche corte: insomma, mi sono comportato come quei tedeschi che girano per Roma a gennaio con i sandali...rigorosamente senza calzini J
Ho optato per la mezzamaratona, mentre il fratello mediano si concederà il tracciato da 10.5 km. Fattibile, insomma, nonostante lo scarso riposo della notte ed il viaggio stressante, ma non da sottovalutare visto il percorso tecnicamente impegnativo.
Uno dei reggenti sovrani della villa, il blogger di riferimento Gian Carlo “RB”, prima della partenza mi aveva peraltro ammonito circa le difficoltà del tracciato. In effetti la corsa si articola su due giri “larghi” di Villa Pamphilj, con saliscendi continui ed un paio di salite piuttosto dure e lunghe. A me piace l’atmosfera, l’idea di non dover guardare l’orologio per una volta, è il mio primo giorno di ferie e di vacanze, il Natale è alle porte, corro accanto ad alcuni dei mostri sacri del podismo romano, mi diverto e sto facendo un bell’allenamento lungo in vista delle abbuffate natalizie. Al traguardo tanta festa, tanti saluti fra persone che si conoscono a memoria e che si ritrovano ogni giorno nelle loro sessioni di allenamento, adulti, ragazzi, forti, deboli, tapascioni, corridori della domenica, tutti insieme in una bella giornata. Cosa desiderare di più?
Per la cronaca, finisco con i pace maker che portano i palloncini gialli ed i miei 21097 metri saranno completati alla media di 4’27, in scioltezza e senza la minima fatica. Bello correre in questo modo ogni tanto.


We Run Rome (31 dicembre 2012): esattamente il 31 dicembre 2011 avevo corso la prima edizione di questa bella manifestazione podistica, organizzata impeccabilmente dalla Nike, facendo peraltro il mio debutto come atleta della Lazio Runners Team. Allora ricordo la bella accoglienza ricevuta dai neo-compagni di squadra davanti alla Bocca della Verità, punto di ritrovo per la distribuzione dei pettorali e del pacco gara. Quest’anno, invece, si parte dallo stadio di Caracalla, allora come in questa edizione il clima è fantastico: sole, vento debole, forse qualche grado in meno ma tutto perfetto per una festa di sport.
E dire che la vigilia era funestata da una serie di problemi burocratici che rischiavano di impedire il rinnovo del mio certificato medico e, pertanto, la presenza stessa alla gara. Per fortuna si è risolto tutto in extremis grazie alla solerzia, gentilezza, reattività ed all’utilizzo dello scanner da parte del medico!
Qualche giorno prima, inoltre, avevo fatto la conoscenza di Re Giorgio Calcaterra, grande podista, recente campione mondiale sulla mostruosa distanza di 100 km, esempio di gentilezza, umiltà, classe e positiva semplicità. Mi porto dietro i racconti dei suoi numerosi aneddoti sportivi ed umani come modello di comportamento e di atleta.

Tornando alla gara, ancora una volta ai nastri di partenza mi presento insieme al secondo fratello Luigi, che da settimane attendeva questa corsa e che adesso finalmente se la può godere in pieno, grazie anche all’accoglienza calorosa di un piccolo manipolo di compagni di squadra, anch’essi reduci affetti da dilanianti sensi di colpa per le maratone...culinarie delle festività natalizie.
Il coach, colpevolissimamente, risulta ancora assente ingiustificato per il solito viaggio vacanziero, stavolta in montagna. Bah, si mormora che durante le ferie abbia compiuto allenamenti pazzeschi, ipotesi “accusatoria” peraltro confermata dal suo manifesto e miracoloso dimagrimento, caso più unico che raro sotto le festività natalizie.
Il tracciato della We Run Rome è cambiato di poco, stavolta si parte da Caracalla, invece che da Circo Massimo. Durante il breve riscaldamento sulla pur rovinata pista di atletica dello stadio Nando Martellini, incrocio e saluto Re Giorgio e penso alla fortuna di chi può allenarsi regolarmente in quello scenario costellato dalle rovine storiche di un vero e proprio angolo di paradiso, a due passi dal meraviglioso quartiere San Saba, in una Roma che ci invidiano in tutto il mondo. Proprio nei dintorni, va ricordato, sorge il tempio dei tapascioni romani (e, fra loro, del dio Moccia): il cosiddetto “biscotto” di Caracalla.

Il manipolo di atleti LRT, tutti pentiti post abbuffate natalizie?


Tornando alla cronaca, lo speaker annuncia la presenza di oltre 4000 partecipanti fra gara competitiva  di 10 km (2400) e gara non competitiva di 3 km (1600). In partenza alcuni atleti professionisti di assoluto calibro, fra cui Andrea Lalli (recente vincitore degli Europei di cross a Budapest, il cui trionfo ho seguito in diretta sulla BBC) e Daniele Meucci (terzo a Budapest e finalista sui 10000 metri alle recenti olimpiadi di Londra). Io parto come sempre poco avanti la metà del gruppo visto che non ho mai voglia di sgomitare né ad appiccicarmi agli altri. Gran bel sole, tanto pubblico, tre, due uno...si parte!

I primi due km vanno via ad un ritmo sostenuto ma controllato (3’45, 3’45), complice anche la leggera salita che da via Petroselli arriva al teatro Marcello e il traffico trovato in partenza. Da piazza Venezia si prende via del Corso ed il ritmo gara aumenta nel piacevole rettilineo pianeggiante che porta a piazza del Popolo e che è popolato da spettatori e da curiosi turisti. Chiudo il terzo parziale in 3’36, salvo affrontare la terribile salitona al Pincio, seguita da un’altra salita all’interno di villa Borghese, dove peraltro un tabellone elettronico segnala il tempo di metà gara. Quarto km a 3’45 e quinto a 3’56 (ottimo quest’ultimo, considerata la difficoltà del tracciato). Ai 5 km, insomma, transito con un buon parziale di 18’47, più che soddisfacente considerando che ho affrontato questa gara come una sorta di preparazione alla Corsa per la Befana e dopo una settimana di bagordi a tavola e allenamenti intermittenti e talvolta “ad minchiam” (cfr. il coach). 
Giunti in via Veneto, decido di lasciare andare le gambe, approfittando della bella e lunga discesa, il sesto va liscio a 3’40, via XX settembre, Quirinale, la forma è eccellente, non ho né affanni né fiatone, il settimo passa in 3’35 e l’ottavo in 3’26. La progressione è dovuta all’avvistamento di un gruppetto che scortava 2 ragazze, seguito a poca distanza da un’altra ragazza. Per una maschilista questione di orgoglio, decido di non farmi battere da queste tre e fra l’ottavo ed il nono (3’34) me le lascio alle spalle puntualmente, salvo chiudere l’ultimo chilometro a 3’28 senza affanno e senza fiatone. L’arrivo è uno spettacolo, con speaker, tabelloni del tempo da gara olimpionica, gente felice e tanto verde intorno a Caracalla. Chiuderò i 10140 metri in 37’16, che poi saranno corretti in effettivi 36’54 da chip, ad un’egregia media di 3’38 al chilometro.

Arrivo in scioltezza in una bella giornata di sport e di sole
Ottime sensazioni, ottimo clima, gara impegnativa con una prima parte prevalentemente in salita (18’47) ed una seconda molto più filante (17’42 + 140 metri in 26 secondi). All’arrivo mi concedo un ultimo tuffo in questo bellissimo evento, percorrendo 2 km di defaticamento intorno alla pista di atletica, circondata per l’occasione da stand e gazebo di varie società podistiche e di aziende di attrezzatura da corsa. Anche il fratello Luigi, pur avendo sofferto le salite e ancora convalescente, giunge soddisfatto al traguardo facendo registrare un ottimo risultato cronometrico.

Gara che ripeterò anche il prossimo anno, condizioni di forma e ferie permettendo. Corsa magari non da PB ma da appagamento per gli occhi, visti i passaggi in bellissime zone di Roma e la numerosa partecipazione di atleti e di pubblico.