Total Pageviews

Monday 18 March 2013

Correndo nei Giardini - 10 marzo 2013...quanto si corre bene a casa!

L'allegro manipolo Lazio Runners Team prima della partenza!


Complice un rientro in Inghilterra a pieni ritmi lavorativi ed una brutta forma influenzale che mi ha costretto ad uno stato catalettico di debolezza, febbre e vomito per un paio di giorni dopo la mia ultima gara, mi ritrovo solamente adesso a narrare della Correndo nei Giardini, bella manifestazione podistica sulla distanza di 10 km che si è tenuta lo scorso 10 marzo fra Ladispoli e Palo Laziale, sul litorale a nord di Roma.

Certo, come di consueto una gara “a casa” ha tutt’altro respiro ed è vissuta con uno spirito molto più piacevole. Oltre ai compagni di squadra ed al relativo clima di allegra euforia pre e post partenza, ad arricchire il valore della corsa anche questa volta è stata la presenza degli altri due fratelli, il coach Luca e l’ormai navigatissimo (e anche un po’ navigatore, visto che vuole sempre guidare lui quando andiamo alle gare insieme) runner Luigi.

La cosa sconvolgente di questa gara, per uno che viene dall’Inghilterra, è stato il clima primaverile, quasi troppo caldo (16-17 gradi) per correre, che ha fatto da contorno alle gesta di noi tapascioni per tutti e dieci i chilometri di tracciato.

Altra nota assolutamente per me sconvolgente è stata la quasi totale assenza di vento, che si è fatto sentire in maniera appena percettibile nel finale, senza creare il minimo disturbo ai circa mille podisti accorsi sul litorale laziale.

Della Correndo nei Giardini porto anche il ricordo di un Giorgio Calcaterra (Re Giorgio), per chi non lo sapesse uno degli atleti più forti a livello mondiale sulle distanze per me anche solo inimmaginabili (100 km), che chiacchierava allegramente con tutti prima della partenza, stringendo mani, sottraendo tempo al riscaldamento per scambiare due battute con il tapascione romano di turno che non si fa scappare l’occasione di dialogare con un campione del genere. Re Giorgio, così disponibile, così gentile eppure così forte e vincitore: un grande esempio, che non scorderò mai di citare. Per la cronaca, vincerà lui la gara chiudendo ad un’ottima media di 3’11 al km.

Tornando alla cronaca podistica, per una volta tanto insieme ai fratelli, a Massimo (detto caschetto) e a Fabio riesco a fare un lungo riscaldamento (4.3 km, compresi gli allunghi), quasi fosse una gara seria o avessimo velleità cronometriche. Il coach, ebbro di gioia per il suo exploit alla Mezzamaratona di Terni di qualche settimana prima, ormai farfuglia strani obiettivi e minaccia di darsi al mezzofondo (quindi a gare di 800, 1500, 3000 mt in pista!). Io, all’ultima settimana di preparazione per la mezzamaratona di Eton (in teoria ieri 16 marzo), dal mio canto puntavo al massimo ad andare sotto ai 37’ e soprattutto volevo godermi il bel clima che si respira sempre nelle gare domenicali con i miei compagni di squadra. Insomma, i miei obiettivi erano forse più sociali fra sfottò vari, sano cazzeggio e le serie e pericolosissime promesse di obiettivi podistici a breve-medio termine che si elaborano in queste circostanze.

Nel pre-gara il coach saluta ed è salutato da decine di runners, mentre i fratelli Fabio e Giampiero mi illustrano scenari lontani di maratone ed altre trasferte da organizzare in giro per il mondo. Noto che alcuni compagni di squadra LRT, quelli che non ho mai conosciuto prima di allora, mi salutano “riconoscendomi” grazie ai piccoli resoconti delle mie gare inglesi, che puntualmente vengono pubblicati sul sito della squadra insieme ad una mia foto (direi segnaletica!).

Alle ore 10 lo start viene dato con puntualità: io mi ritrovo non so come in seconda fila, vedo i fortissimi Fabio, Re Giorgio ed altri atleti d’élite a pochi passi di distanza! Per una volta non mi attardo nelle retrovie e mi godo qualche istante di gloria.

La partenza prevede un rettilineo di circa un chilometro che si addentra per il centro di Ladispoli, da percorrere in direzione nord, salvo poi fare inversione a 180 gradi e ripassare sotto il traguardo per proseguire verso (e parzialmente all’interno del)la riserva naturale di Palo.

Corro insieme al coach, che saggiamente tiene il ritmo basso vedendo con immenso sospetto il nostro compagno di squadra Massimo partire ad un passo forsennato (bel al di sotto dei 3’25) che pagherà purtroppo a metà gara. Io e il coach proseguiamo senza affanni e senza strappi: lui come sempre chiacchiera e sembra fresco come una rosa, io sento di fare un po’ più di fatica, anche se lo sforzo è assolutamente sotto controllo. La prima metà di gara viene condotta da entrambi ad un ritmo controllato ma di tutto rispetto (3’40, 3’45, 3’44, 3’45, 3’40), riprendiamo Massimo e poi il coach decide di non voler sudare e, per qualche ragione a me ignota, rallenta al cospetto di una piccolissima salita staccandosi di qualche decina di metri. Io mantengo il passo e punto un atleta della squadra Bancari Romani, ancora piuttosto distante da me per la verità ma che ottima lepre fino all’arrivo. 
Poco dopo il secondo km, insieme al coach


Dal sesto al nono chilometro mantengo un ritmo regolarissimo (3’42, 3’42, 3’41, 3’42), dall’ottavo ho finalmente affiancato il tizio dei Bancari che ha come caratteristica quella di consultare nervosamente il gps ogni dieci secondi. Deve essere un tic, consultando a freddo i risultati invece capisco che per lui si tratta di un gran tempone (PB negli ultimi due anni, almeno per i tempi riportati dal sito Mario Moretti) e che sta evidentemente studiando la prestazione in ogni singolo dettaglio. All’ottavo chilometro gli dico che è quasi fatta e che siamo arrivati; mi risponde con una certa gentilezza ed incitandomi a sua volta. Al nono scatta ed io gli resto accanto, abbiamo superato da un pezzo il breve tratto di sterrato e l’arrivo è ormai al termine di un chilometro di rettilineo parallelo ai binari del treno. Per una questione di principio decido di lanciare la volatona e, oltre a superare lui, per poco non riprendo un terzetto che ci precedeva e sui quali abbiamo guadagnato parecchi secondi. L’ultimo chilometro per me si chiude a 3’25, il che è sempre un eccellente modo di concludere una gara. Tempo finale: 36’30 (prima metà: 18’31; seconda metà: 18’01), trentatreesimo assoluto, direi bene per una gara cui non chiedevo nulla e piuttosto “partecipata”.

Da dietro, con le sobrie scarpe arancioni, stacco l'atleta dei Bancari Romani...

In buona spinta, a pochi centinaia di metri dal traguardo
Arrivato al traguardo una manciata di secondi prima del coach, vado ad abbeverarmi in zona villaggio che, fra le altre cose, ospita un banco ristoro con grandiose pizzette e altri panini preparati dal forno locale e serviti da simpatiche signore attempate e sorridenti! A quel punto, memore della promessa fattagli, decido di andare incontro al terzo runner di famiglia per scortarlo insieme al coach dal nono chilometro al traguardo. Il fatto è che stavolta Luigi ci ha fregati tutti e, con una condotta di gara a dir poco sorprendente, alla fine sarà ripreso solamente a 400 metri dall’arrivo. Va bene lo stesso, lo accompagnamo sotto l’arco di arrivo e, appena varcato il traguardo, con orgoglio si toglie il gps dal polso e mostra un tempo stratosferico per uno che fino a cinque mesi fa fumava come un turco, pesava una dozzina di chili in più e soprattutto veniva da anni e anni di totale sedentarietà. Per la prima volta e con grande soddisfazione per tutti, il fratello “mediano” ha terminato una gara di 10 km sotto ai 50 minuti: EROICO. Ormai è lanciatissimo verso il prossimo obiettivo, a me sembra un miracolo già che si metta i calzoncini e vada a correre, figuriamoci vederlo così preso ed attento! Miracoli della corsa.

A sinistra il vero vincitore verso il traguardo, a destra il solito coach esibizionista, di me sbuca solo il braccio!

Torno in inghilterra carico e fiducioso di fare cose buone alla mezzamaratona di Eton, prevista sabato 16 marzo. Purtroppo però, come anticipato, febbre, vomito, spossatezza e dolori alle ossa mi hanno messo KO mercoledì e giovedì, impedendomi di sperare anche solamente di rimettermi in piedi per la gara (figuriamoci di fare un bel tempo). A parziale consolazione del forfait, per la cronaca il mattino della gara la bufera di vento e la pioggia sembrano essersi impadroniti dell’Inghilterra, quindi forse il destino mi è stato favorevole e andrebbe ringraziato.

Non mi resta che trovare una mezzamaratona per rispondere al gran tempo del coach a Terni di metà febbraio ma soprattutto per trovare ulteriori motivazioni quando affronto gli allenamenti in questo freddo e piovoso inverno inglese (guai a parlarmi di primavera!).

Sunday 17 March 2013

Tempest 10 miles - 3 marzo 2013...segno dei tempi



Scrivo questo post con grande ritardo rispetto agli eventi narrati, ma sono state settimane molto intense lavorativamente parlando, con vari pensieri, diffusa stanchezza e di rado voglia di sedermi al pc e scrivere qualcosa di sensato.

Questa gara, la Tempest 10 Miles, rappresenta un appuntamento per me ormai fisso da quando mi sono trasferito in suolo inglese. E’stata infatti la prima gara “seria” corsa in questa Nazione nel lontano marzo del 2011 e da allora non ho perso un’edizione, vivendo con una certa fierezza la ricorrenza dell’occasione.

La Tempest prende il via da un ex aeroporto della RAF, oggi utilizzato soprattutto come set cinematografico e come set di vari programmi televisivi di stuntman per prove di spericolatezza al volante . Come ogni anno, il clima è freddo ma l’organizzazione di gara impeccabile, con decine e decine di marshalls disseminati lungo il tracciato e sempre pronti a regalare un applauso od un sorriso a noi podisti.

Ai nastri di partenza si presenta uno sparuto gruppo per la gara di 10 miglia (circa 250 persone) ed un ben più numeroso esercito di eroi che gareggiano sulla distanza di 20 miglia (circa 750 anime).

Il tracciato di questa gara inizia con un bel tratto pianeggiante di circa 4 km all’interno dell’aeroporto (sulle pista di decollo e atterraggio) dopo il quale si lascia l’ex base e ci si addentra nella campagna circostante per oltre 11 km di saliscendi molto muscolari e tecnicamente impegnativi, fra fattorie e cottage tipicissimi.

Lo spirito pre-partenza è quello rilassato del tapascione che non ha troppo da chiedere alla gara, anomala nella distanza (10 miglia, ovvero 16 km) e capitata in pieno carico di preparazione alla mezzamaratona del 16 marzo. Il coach, da anziano esperto che conosce i suoi polli, mi aveva intimato di affrontare la Tempest 10 come si affronterebbe un buon allenamento “spinto”, da correre alla media di 3’55-4’00/km senza strafare e ricordando che appena tre giorni prima avevo fatto il massacrante 4x3000 mt in pista. Insomma, vivere il bel clima della domenica mattina ai nastri di partenza senza però stancarsi né soffrire, questo deve essere il mio motto. Devo ammettere che, unito a delle previsioni meteorologiche fantastiche (nuvoloso, 3 gradi alla partenza e vento debole!!), tale approccio mi ha dato enorme serenità nell’affrontare la sveglia alle 6.15 del mattino di gara

Area registrazione

Hangar adibito a stand Mizuno e a tavola calda

Fin dall’arrivo noto un’organizzazione impeccabile, con numerosi volontari a dirigere e a smistare verso i vari parcheggi il flusso di auto con ordine puntiglioso e meticolosissimo. In zona “registration” noto quest’anno che un hangar dell’aeroporto è stato adibito ad area stand della Mizuno e di altre marche sportive, oltre che a punto ristoro per chi accompagna i podisti e vuole riscaldarsi con qualche cibo o bevanda calda. I bagni chimici, miraggio di ogni podista che si rispetti, sono numerosissimi e la fila più che accettabile, la gente sembra allegra ed io mi concedo 3 km di riscaldamento prima di posizionarmi nelle prime file per la partenza.

A due passi dalla partenza (notare la manica a vento piatta!)

Come detto, i primi 3-4 km si corrono all’interno dell’aeroporto calcando l’asfalto della pista di rullaggio/decollo/atterraggio di quella che è stata un tempo una trafficata ed importante base della Royal Air Force britannica. Vedo subito prendere la testa il vincitore finale della gara dei 32 km, seguito da un atleta dall’inconfondible canottiera arancione del Woking AC (la società per cui sono tesserato anche io, oltre alla Lazio Runners Team ovviamente) e da altri 7-8 baldi podisti. Dietro di noi oltre 750 atleti (e meno atleti) che formano un lungo, allegro e colorito serpentone in questa nuvolosa domenica di marzo.
Approfittando del tracciato inizialmente pianeggiante, imposto il pilota automatico ed entro in modalità risparmio energetico chiudendo i primi 4 km rispettivamente a 3’44, 3’50, 3’52 e 3’56, prima di affrontare un primo strappo di 300 metri di ripida salita appena lasciato il sedime aeroportuale.

Quinto km chiuso a 3’57, con parziale sui 5000 mt di 19’07, anche troppo veloce rispetto alle disposizioni della vigilia ricevute dal coach, ma perfettamente in linea con la voglia di andare in scioltezza, seguendo solamente le sensazioni del fisico e non guardando molto il gps al polso. Dopo 500 metri di discesa, dal km 5.3 inizia una arrampicata di quasi due chilometri, che decido di affrontare in buona spinta e senza frenare eccessivamente “la gamba”. Sesto km 3’46, settimo 3’50, ottavo 3’55. Da qui inizia una discesona di pari lunghezza che mi fa registrare un nono km a 3’44 ed un decimo a 3’41. Parziale ai 10000 mt di 38’03, dunque in split negativo rispetto ai primi 5 km di 11 secondi, non male se si considera la natura assai muscolare del tracciato proprio dal km 5 al km 10.

Intorno a due terzi di gara trovo un obiettivo stimolante che mi accompagnerà fino al traguardo: si tratta di un avversario, fino al km 11 (chiuso a 3’50) ben distante da me, ma che gradualmente e lentamente riprendo fino a tallonare intorno al km 12 (3’44). Si tratta del classico esempio di podista M45, forse anche M50, in eccellente forma, con grande tecnica di corsa, leggerezza ed elasticità nei movimenti, un evidente tapascione doc che assomiglia ad un incrocio fra il giornalista ed europarlamentare David Sassoli ed il saltatore triplo Jonathan Edwards! La lepre maledetta, dalla chioma imbiancata per gli anni, sembra andare molto speditamente e per lunghi tratti di gara accorcio il distacco in salita ma perdo il contatto nelle discese. Il km 13, causa anche una salitona di oltre 300 metri, si chiude a 3’55 ma con una incoraggiante riduzione del gap che mi separa dal podista esperto che mi precede (15-20 metri). Memore del monito del coach, non attacco ma lascio fare il passo a lui, che sicuramente mi sente alle calcagna ed è in una situazione psicologica di inferiorità. Al km 14 (3’44) la strada si fa meno ondulata ed io ormai sono a una manciata di secondi dall’inseguitore, davanti a lui un manipolo di due podisti staccati un centinaio di metri, preceduti a loro volta dal ragazzo dalla canottiera arancione di altri 30’’. Al km 14.5, quando l’aeroporto è già in vista, decido di rompere gli indugi, affiancare, fare i complimenti al canuto tapascione ed ingranare una marcia più veloce, giusto per non farmi riprendere e per lasciarmelo alle spalle. Il km 15 (3’46) sarà il preludio alla grande progressione finale, con ingresso ed ultimi 500-600 metri sul rettilineo della pista di decollo e buon ultimo 1000 a 3’25

Terminerò quarto assoluto della gara di 16 km (precisissimi al mio GPS), con un ottimo tempo di 1h00’26, cinque minuti in meno del tempo di 12 mesi prima e dieci minuti in meno di quanto fatto registrare 24 mesi prima.

Resta un’ottima sensazione di forma, in una gara chiusa a 3’47/km di media senza il minimo affanno, quasi in scioltezza e senza faticare. Se avessi avuto velleità competitive, avrei potuto giocarmi tranquillamente il podio e tallonare fin da metà gara i due davanti a me, che mi hanno preceduto di una trentina di secondi arrivando però al traguardo agonizzanti e, almeno uno dei due,  con nausea e vomito sul pratone subito dopo l’arrivo!
Per me un ottimo test in vista della piacevolissima sgambata in suolo italico, prevista per il 10 marzo alla Correndo nei Giardini - pianeggiante corsa di 10 km sul litorale a nord di Roma- e soprattutto in chiave preparazione alla mezzamaratona di Eton fissata per sabato 16 marzo, vero obiettivo di questa prima fase di stagione podistica.

In questa domenica alle mie latitudini fredda ed invernale, il vero ed unico trionfatore è mio fratello Luigi che, alla partecipatissima e soleggiatissima Roma-Ostia, ha per la prima volta in vita sua corso e completato una mezzamaratona, dimostrando con grande grinta che la forza di volontà stra-paga e spesso dà enormi soddisfazioni. Il solo effetto collaterale di un terzo fratello podista è che ormai è diventato più fissato di me e del coach e non passa giorno senza che non chieda di allenamenti, ripetute, scarpe A3, A2, etc.etc.
Insomma, il coach Luca ha creato due mostri, quindi due persone a sua immagine e somiglianza!

Viva le gare in suolo inglese che mi ricordano il tempo passato in questa terra!