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Monday 29 April 2013

Hai voluto la bicicletta? Mo' pedagna(longa) - 21 aprile 2013

I tre fratelli podisti nel pre-gara

Una gloriosa trasferta, ecco cosa è stata questa breve parentesi pontina in una gradevole e mite domenica di fine aprile.

Andiamo per ordine e chiariamo la ratio di questa corsa per il sottoscritto e le motivazioni che hanno spinto anche i miei complici a prendervi parte.

Per quanto mi riguarda, la ragione principale dell’iscrizione alla 40° edizione della Pedagnalonga era una sola: frantumare il record personale sulla distanza della mezzamaratona che, strano a dirsi, risaliva addirittura al settembre del 2012, quando feci registrare un incoraggiante 1h22’35 in occasione della grande trasferta a Nottingham insieme al coach ed ai Rea brothers (vedere post passato).

Il fratello neo podista Luigi, dal canto suo, puntava ad un colpaccio sulla distanza dei 10 km, che si correva contemporaneamente alla mezzamaratona, con il chiaro intento di consolidare gli ottimi risultati delle ultime settimane e la sua ormai inarrestabile progressione di runner con i controfiocchi.


Per il coach – che ostentava da subito un evidente ostruzionismo dichiarando continuamente di essere ormai sono un ex atleta, di non avere più motivazioni agonistiche, di avere appeso le Mizuno al chiodo, etc.etc- la giornata si presentava più che altro come un’occasione di svago e sano sport senza la pressione di alcun PB da migliorare. Peraltro, sempre per completezza di informazioni, il detentore in famiglia del record sulla mezza, alla vigilia della Pedagnalonga, era proprio lui grazie all’ottimo 1h19’47 fatto registrare a Terni lo scorso febbraio.

Partiti allegramente in auto i tre fratelli il sabato pomeriggio in direzione Circeo, dopo un’ora e mezzo di macchina arrivavamo in un grazioso hotel a Terracina (Hotel Poseidon), dove ad attenderci era una sin troppo lunga passeggiata sul mare e, soprattutto, una di quelle cene stratosferiche e memorabili, presso il tipico borgo antico di Terracina. Oltre ad una bottiglia di vino bianco, i tre campioni della forchetta hanno onorato la tavola con un abbondante antipasto misto di pesce, tagliolini con gamberi a dir poco straordinari ed altre pietanze che adesso non mi sovvengono ma che hanno deliziato il palato di tutti (ho molto apprezzato il purè con arance).

Vista mare dal balcone dell'hotel


Rientrati in hotel, i primi sintomi della tensione pre-gara si facevano sentire. Il coach, che fa sempre eccezione, ovviamente crollava sul letto quando io ancora vagavo per la stanza dell’albergo e prima che mi concedessi la consueta doccia notturna, per me appuntamento irrinunciabile prima di molte gare. Luigi, con maggiore abilità, riusciva a mascherare le tensioni pur essendo alla fine l’ultimo ad andare a dormire.

Sveglia imposta a tutti dal sottoscritto alle ore 6.25, con apertura sala colazione dell’hotel in largo anticipo rispetto al consueto orario domenicale proprio per salvaguardare i necessari tempi per la dovuta digestione pre-gara di noi tre atleti. Bevuto un caffè della macchinetta a dir poco rivedibile,  mangiate fette biscottate, pane, dolci e marmellata, si osservava con ottimismo il cielo soleggiato prendendo aria a bordo piscina nonostante la temperatura non fosse esattamente calda (10 gradi).

Mentre il coach e Luigi andavano alla ricerca di un bar per un caffè dalla migliore qualità, io guadagnavo la camera dell’hotel per adempiere ai noti doveri podistici pre-gara in zona toilette.


Scorcio dell'hotel con piscina

Dopo una decina di minuti di guida, arriviamo finalmente a Borgo Hermada, paesino di 5000 anime teatro delle nostre gesta sportive. Il paese, nato come centro di servizi per l'ampia opera di appoderamento resa possibile con la bonifica dell'Agro Pontino, durante il ventennio fascista, fu suddiviso in ampi appezzamenti da mettere a coltura a cura principalmente dell'Opera Nazionale Combattenti (O.N.C.). Il nome del Paese si riferisce, come prescritto dal Fascismo, a una delle battaglie famose della Prima Guerra Mondiale (monte Ermada, oggi al confine sloveno). Quando Mussolini, nel 1934, visitò la zona delle bonifiche per recarsi all'inaugurazione della provincia di Littoria, il borgo era ancora in costruzione. Vi ebbe sede l' "azienda agraria dell'Hermada" una delle aziende create dal O.N.C. per gestire le migliaia di poderi creati nell'area circostante e condotti a mezzadria e attiva fino agli anni '60.
Proprio fra questi poderi, scopriremo correndo, si svolge gran parte della gara con numerosi passaggi fra fattorie da cui immensi bracieri inviano inebrianti odori di carni cotte e vini vari, terribili tentazioni per i podisti in transito. Clima non troppo caldo, 16 gradi ventilati, cielo parzialmente nuvoloso.

Come a ogni gara, il coach litiga con il pettorale

Dopo un brevissimo riscaldamento e sciolte all’ultimo istante il coach le riserve su quale gara fare (la mezzamaratona), scopriamo che la linea di partenza è diventata il posto più affollato della terra e, mio malgrado, mi ritrovo a partire a metà gruppo (su circa 1000 persone), rimandendo imbottigliato per i primi 200-300 metri, anche a causa di una curva insensata a gomito dopo trenta metri dallo start che rende lo scenario paragonabile alle migliori tonnare di sarda memoria.

La corsa riserva subito una maledetta sorpesa: fra il chilometro 1.5 ed il chilometro 5.5 l’asfalto lascia il posto ad un tracciato maledettamente impervio, sconnesso, fra campi agricoli sterrati, buche ovunque, sabbia, erba molto alta, solchi di aratri volutamente lasciati a terra per rendere il percorso più “divertente” e campestre. Insomma, per farla breve, invidio il coach che ha deciso di correre questa mezza senza velleità cronometriche e che mi ha lasciato andare avanti. Allo stesso tempo ed in conseguenza di tale sconforto, mi rifiuto di guardare l’orologio per tutta la gara e mi rassegno ad una giornataccia no, su un terreno infame che rallenta clamorosamente il ritmo di tutti i podisti.

Al sesto chilometro penso di ritirarmi e, al bivio, di svoltare verso la gara di 10 km, poi però mi faccio forza e mi dico che in fondo può essere divertente per una volta anche solamente partecipare per il semplice gusto di arrivare al traguardo. Sono visibilmente incazzato, ma vado avanti. Dal sesto al sedicesimo chilometro corro in scioltezza sui lunghi rettilinei tipici dei territori strappati alle paludi, fra poderi e fattorie affascinanti e vecchie signore che offrono ai podisti ogni genere di carni cotte alla brace e vini!

Intorno al sedicesimo, che difatti segnerà il mio parziale chilometrico più lento (3’56), il terreno torna a farsi insidiosissimo, si attraversano altri campi dal fondo sabbioso e lentissimo, addirittura si attraversa un passaggio con dei gradini sopra un ponticello. A questo punto mi lascio andare senza ritegno ad imprecazioni ad alta voce, maledicendo quel tracciato, gli organizzatori e soprattutto me stesso per avere optato per questa gara come banco di prova per un PB sulla mezzamaratona.

Verso il diciassettesimo chilometro inizio a correre accanto ad un atleta della NapoliRun, di qualche anno più anziano di me, ma dal fisico super asciutto e mingherlino tipico del grande tapascione di razza. Lo invito a tenere il ritmo per recuperare un triatleta che ci ha superati al gran trotto al decimo chilometro ma che da qualche minuto dà segni di cedimento. Il partenopeo, peraltro simpatico e gentile, mi risponde di voler fare una buona gara lottando solo con il cronometro e contro se stesso, ma alla fine, senza volerlo, ci facciamo forza e recuperiamo il triatleta se non sbaglio proprio al ventesimo chilometro.

Il finale è in buona progressione, chiudo il ventunesimo km a 3’38 ma con tante energie residue, risparmiate proprio pensando all’impossibilità, su quel tracciato, di fare il tempone.

Scorgo in zona traguardo il fratello runner Luigi -il quale non ha espresso il meglio di se’sulla gara dei 10 km (secondo me anche per colpa della donazione di sangue il giorno precedente)- disteso a terra con la Reflex da perfetto fotografo. Il napoletano nel frattempo lancia la volata, ma io non ho ragioni per raccogliere la sfida, che peraltro sono sicuro che avrei vinto, perché so che si è trattato di una corsa atipica e lenta, su tracciato difficilmente adatto ad un PB. Non avrebbe senso.

Quasi per caso e con grande sorpresa, a pochi centimetri dal traguardo, leggo sul tabellone cronometrico 1h19’58’’, rivisto ovviamente al ribasso (1h19’44) come real time nella classifica finale.
Arrivo al termine dei 21.097 km di faticaccia


Oltre ad avere di una manciata di secondi abbassato il record familiare sulla mezza, sono riuscito nella inaspettata impresa di scendere sotto agli 80 minuti, migliorando di quasi tre minuti il precedente tempo fatto registrare a Nottingham.

Se da un lato la soddisfazione è grande, dall’altra nasce subito il rimpianto di avere giocato la carta della mezzamaratona in una gara in cui 5 km erano su terra, erba alta e sabbia. Il coach, quando giunge al traguardo, alimenta la portata dei miei rimpianti dicendomi con sicurezza che valevo almeno 1h18 basso in un percorso “normale”. Sarà per la prossima volta, almeno così mi dico per consolarmi.

Per la cronaca, dopo una meritata doccia, torniamo sul posto per le premiazioni e scopro con sommo piacere di essere giunto decimo assoluto (sui circa 550 atleti della mezza) e primo di categoria. Quest’ultimo risultato si concretizzerà con tanto di premiazione sul palco e fantastici trofei in natura: un metro e mezzo di salame e due bottiglie di vino locale, oltre ad una bella medaglia e tanta soddisfazione per essere riuscito a migliorarmi ancora una volta sulla distanza da me prediletta, i 21097 metri.

Un metro e mezzo di salame come primo premio di categoria

I tre indomiti fratelli, infine e come prevedibile, concluderanno la trasferta podistica con una abbuffata carnivora in un tipicissimo ristorante locale, dove qualità e abbondanza del cibo si uniscono al clima festoso di questa Pedagnalonga, evento super partecipato dalla cittadinanza locale, paradiso per chiunque ami il lato godereccio e conviviale delle corse podistiche.

Di seguito il dettaglio con i parziali chilometrici:

Split
Time
Distance
Avg Pace
Summary1:19:41.521.003:48
13:50.81.003:51
23:46.41.003:46
33:47.31.003:47
43:53.91.003:54
53:51.31.003:51
63:47.41.003:47
73:49.51.003:50
83:48.51.003:49
93:48.61.003:49
103:46.21.003:46
113:43.11.003:43
123:46.41.003:46
133:46.51.003:47
143:44.61.003:45
153:46.01.003:46
163:55.61.003:56
173:49.31.003:49
183:43.81.003:44
193:47.61.003:48
203:49.41.003:49
213:39.21.003:38


Memorabili e storici, mi scuso per la ripetizione, resteranno gli odori che “mi porto” in Inghilterra delle decine di barbecue disseminati lungo il pittoresco tracciato di gara, con signore d’altri tempi pronte a rifocillare podisti e, soprattutto, camminatori con ogni ben di Dio grigliato o con un semplice bicchiere di vino. Questo, unito al sole e ad una partecipazione dell’intera collettività di Borgo Hermada, sindaco podista in primis, ha reso la manifestazione una divertente, chiassosa e piacevole occasione di goliardica trasferta per i fratelli Massetti.

Adesso il coach ha prescritto un po’ di recupero-mantenimento, evitando assolutamente gare sopra i 10 km e anzi prediligendo corse veloci di 5-8 km.

Detto... fatto: ho già in calendario la “All Nations 10 km”, intorno al solito lago olimpico di Dorney (11 maggio) ed una 5 km non lontana dal mio ufficio, anche questa in prossimità di un pittoresco lago (16 maggio).

Guardando più avanti ed iniziando a sognare ad occhi aperti, va sottolineata la mia iscrizione, insieme agli insostituibili compagni di trasferte podistiche estere Fabio e Giampiero, alla mezzamaratona di Oslo, prevista sabato 21 settembre per le vie della capitale norvegese.

Poi...beh, poi inizierà l’angoscioso conto alla rovescia in vista della mia prima maratona (Firenze, 24 novembre), che andrà preceduta almeno da una probante e, si spera, corroborante gara lunga (30 km del Mare, a Ostia, il 13 ottobre).

La carne al fuoco, tanto per restare in tema magnereccio, è decisamente tanta e richiederà un rinnovato sforzo organizzativo e mentale per non perdere le giuste motivazioni e per ritagliare il necessario tempo per gli allenamenti.

Viva i podisti pontini, viva il coach e viva il fratello Luigi neo-runner in ascesa!!

Wednesday 10 April 2013

Run Eton 5/10/20 km - 7 aprile 2013... Trionfo di squadra!



Ecco i nostri quattro eroi prima della partenza

Il progetto di questa trasferta primaverile ha per la verità inizio tanto tempo fa, per la precisione al termine della “Corsa della Befana” (6 gennaio 2013), quando il quartetto, con fare massonico-cospiratorio, si accordava con poche parole e simbolici gesti per investire lo scrivente aspirante bronto-maratoneta del ruolo di organizzatore di una trasferta in suolo britannico, dopo i fasti e le imprese di Nottingham del settembre 2012.

Tornato dunque nel nord-Europa, al termine di piacevolissime vacanze natalizie, mi sono subito gettato alla ricerca di una corsa che potesse soddisfare le esigenze di tutti: il coach voleva una gara corta, intorno ai 5 km; i fratelli Rea optavano per la classica distanza dei 10 km; il sottoscritto voleva osare fino alla mezzamaratona (21.1 km). Al termine di spasmodiche ricerche e di confronti reciproci, la preferenza è andata alla “Gatorade Run Eton”, che in un’unica manifestazione univa una competizione da 5 km, una da 10 km ed una da 20 km. Data della gara: domenica 7 aprile 2013, partenza alle 13h30 ed illusione per tutti di trovare un clima mite, soleggiato e primaverile.

Il primo a sbarcare in suolo britannico è il coach che, reduce da una vacanza in zone esotiche con temperature intorno ai 30 gradi, atterra ad Heathrow venerdì 5 aprile con circa 25 gradi di escursione termica ed un gelido vento, tanto per mettere in chiaro chi sarà il vero avversario da sconfiggere in gara. Il primo strumento di neutralizzazione del freddo sarà una ricca cena a base di hamburger, debitamente arricchiti da abbondante formaggio e bacon da anti-atleti, il tutto in un tipico pub inglese!

Il coach, fra una pinta di birra tipo “ale” ed un’altra, da tapascione purosangue quale è, maledice una presunta mancanza di forma e di obiettivi podistici, aggravata da un paio di settimane di scarso e, qualitativamente parlando, mediocre allenamento.

Sul presto si è già a letto, da veri atleti quali vorremmo (o almeno fingiamo di) essere ogni tanto. Il mio sonno è agitatissimo e non riesco a dormire.

L’indomani, ad accoglierci appena svegli, è un incredibile sole inglese che ci butta giù dal letto e ci “costringe” ad una sgambata di 40’ con relativi allunghi in giro per il ridente parco di Woking, da me spesso percorso in lungo e largo nei buii e freddi allenamenti invernali inglesi. Sarà un piacere farlo scoprire proprio a colui che commissiona, spietatamente e con sadica crudeltà, quei medesimi allenamenti

Verso ora di pranzo io ed il coach, al volante della scattante Ford presa a noleggio, siamo a Gatwick ad accogliere con i meritati onori Fabio e Giampiero, i quali escono dal gate degli arrivi facendosi notare per due tratti distintivi: le scarpe ai piedi da corsa rigorosamente da gara e l’abbigliamento da “campagna di Siberia”, con pesantissimi indumenti che si mormora possano addirittura celare un colbacco di pelliccia in visone! Esagerati!

Il sabato pomeriggio dei nostri quattro eroi passa liscio come l’olio in un bel giro turistico per le strade londinesi. Il sole cerca invano di neutralizzare il freddo, mentre gli atleti si concendono un pittoresco tour in battello sul Tamigi, conclusosi con uno sbarco al Westminster Pier, con il Big Ben ed un bel tramonto a fare da suggestivo sfondo.

Come a Nottingham, anche questa vigilia di gara è caratterizzata dalla rigorosa cucina nostrana presso un ristorante italianissimo non lontano da casa mia. Ottima qualità, apprezzata dai pur assai esigenti commensali: acqua, antipasto, pizza e dolce per me ed i Rea; birra antipasto, 2 etti (almeno) di paccheri al pesto e pomodoro per il coach, che da autentico tapascione continua a lamentarsi della presunta scarsa forma, dicendo di gareggiare solamente per dovere di presenza ed inducendo in tentazione con un limoncello finale il bronto-maratoneta ed i solitamente astemissimi Fabio e Giampiero. Miracoli del coach...

Verso mezzanotte vado a dormire, come sempre agitatissimo alla vigilia di una gara, mentre il coach ronfa pesantemente prima ancora di toccare il cuscino...ma come farà?

Prima ancora del suono della sveglia, complice anche un’inopinata tappa al bagno del coach, salto dal letto e scarico la tensione allestendo una colazione da veri atleti a base di pane tostato e marmellata, latte e caffè. Fuori c’è il sole, ma la temperatura è intorno ai 5 gradi, è giunto il momento di andare a prendere Fabio e Giampiero in hotel prima di fare rotta per Dorney Lake, bacino olimpico di canottaggio ai recenti giochi londinesi, per noi oggi teatro di uno spettacolo che vorremmo rendere storico.

All’arrivo nello splendido scenario bucolico di Eton, lasciato sulla sinistra il Castello di Windsor, notiamo subito un fastidioso vento da sud-est, in direzione nord-ovest, che non solamente disturberà i podisti per metà gara ma avrà anche la beffarda sfacciataggine di aumentare di intensità proprio quando iniziamo il riscaldamento e fino al termine della corsa.

L’organizzazione non presenta particolari pecche, anche se per un iniziale disguido, prontamente corretto, non risultava iscritto uno di noi quattro, peraltro la punta di diamante Fabio.

Una volta ritirati i pettorali e scattate le consuete foto ricordo di quattro infreddoliti eroi, in zona registrazione notiamo un tizio, che scopriremo fare di cognome Cooper, dalle sembianze di atleta serissimo, magro e con materiale tecnico di primissima qualità ai piedi.

Zona partenza

Il maledetto risulta iscritto sia alla gara di 10 km che a quella di 20 km: chi se lo ritroverà come avversario?Io o Fabio-Giampiero? Freneticamente, sfidando il freddo, cerco sull’Iphone notizie e tempi recenti di questo Cooper, ma trovo solamente un omonimo americano ed uno australiano. La tensione pre-gara non mi permette di dilungarmi in ulteriori ricerche, quindi spengo il telefono e non mi preoccupo.

Anch’egli, ribattezzato (Mini-)Cooper, sembra notare questo pittoresco quartetto di italiani “caciaroni” dalla buona forma fisica e non manca di lanciare occhiate di sfida durante la fase di riscaldamento, badando bene a coprire il pettorale per non svelare a noi potenziali rivali a quale delle tre distanze di gara prenderà parte. Assurdo tapascione d’Oltremanica competitivo.

Fra una risata, varie tappe pre-gara al bagno, un po’di foto e voglia di cazzeggio tipica dei podisti felici, completiamo un breve riscaldamento di un paio di chilometri (prendendoci i rimproveri del coach!) e alle 13h30 siamo tutti pronti sulla linea di partenza per questa gara attesa da oltre tre mesi. Sappiamo, nel silenzio pre-partenza, che  l’occasione potrebbe essere unica per tentare il colpaccio.

Zona arrivo
Trattandosi di un circuito perimetrale di 5 km intorno al bacino di Dorney Lake, ho la fortuna di poter ammirare e seguire (a distanza) le gesta del gruppetto di testa, che vede subito Fabio in gran spolvero condurre una gara tattica nei primi due chilometri, salvo poi staccare di un centinaio di metri il resto degli inseguitori e galoppare in vincente solitudine verso il traguardo negli ultimi 7 chilometri.

Trionfo di Fabio sui 10 km con arrivo a braccia alzate

Da dietro vedo anche il coach, che per l’occasione indossa una appariscente maglia gialla, mettere in pratica tutte le sue sagge tattiche per succhiare la scia dei malcapitati di turno nei primi 2.5 km controvento, salvo poi risalire la china e progredire in scioltezza negli ultimi 2.5 km. 

Coach premiato come vincitore sui 5 km

Come Fabio, anch’egli taglierà il traguardo per primo, in una storica doppietta Lazio Runners Team sui 5 e sui 10 km! Vedo anche un ottimo Giampiero in gagliarda condizione: finirà con un soddisfacente tempo ed un ottimo piazzamento assoluto.

Ottimo piazzamento e buon tempo anche per Giampiero sui 10 km

Del glorioso quartetto resto dunque solamente io in gara: al passaggio al decimo chilometro (38’00), constato di avere davanti di una quarantina di secondi il maledetto (Mini-)Cooper e quel che resta di una ragazza, una mezza cozza che però va forte e sembra non cedere. Il coach e Fabio sono lì ad incoraggiarmi e a scattare foto, strappandomi un sorriso e facendomi enorme piacere.

Mio passaggio al decimo chilometro, ancora per poco dietro alla ragazza

A metà gara mi ritengo soddisfatto soprattutto del ritmo tenuto senza faticare nei 5 km controvento (intorno a 3’50), andando più forte del ritmo consigliato nel pre-gara dal coach (intorno a 4’00). Raggiungo e affianco la ragazza intorno all’undicesimo km: prenderle la scia controvento mi sembra una bastardata imperdonabile, quindi allungo il passo, la supero e mi piazzo davanti a lei.  Sfrutta la mia scia e mantiene il ritmo per un paio di minuti, poi sento che il distacco aumenta e da quel momento correrò gli ultimi 8 km in totale solitudine.

Il maledetto (Mini-)Cooper, quando ripasso all’altezza del traguardo, al km 15, è avanti di un minuto, quindi ormai fuori portata.  Nel tratto di inversione di marcia al km 17.5 ci incrociamo, gli faccio il segno dell’ok con il pollice come a dire “hai vinto, complimenti” e lui ricambia con altrettanta cordialità. Mi sta meno antipatico e capisco una verità inappellabile: merita la vittoria perché è semplicemente più forte.

Tornando alla cronaca della corsa, i cinque km dal decimo al quindicesimo sono archiviati con un passo regolarissimo (18’58) che affronto senza faticare pur mantenendo una discreta ed efficace velocità di crociera. All’ultimo giro di boa, dopo 2.5 km di vento contrario, vedo in lontananza il traguardo e con scioltezza mi cimento in una leggera progressione che mi farà giungere al traguardo percorrendo gli ultimi 5 km in un ottimo 18’07, segnale incoraggiante di una forma che sta arrivando in vista del tentativo di PB sulla mezzamaratona il prossimo 21 aprile a Borgo Hermada (vicino a Terracina).

Arrivo in scioltezza dopo 20 km di gara

Chiudo i 20 km di gara con un ottimo 1h15’03’’ (real time), corretto a 1h15’08’’ (official time), per un secondo posto assoluto che mi fa davvero piacere. I secondi 10 km (37'06) sono chiusi con split negativo di circa un minuto, anche questo mi sembra un ottimo segnale per il morale.

Resta la consapevolezza di valere 1h19’59” sulla mezzamaratona, traguardo per me impensabile fino a pochi mesi fa.
In conclusione, la pattuglia Lazio Runners Team lascia Eton con due primi posti sui 5 e sui 10 km ed un secondo posto sulla distanza dei 20 km: si tratta di un trionfo che resterà scolpito negli annali della storia podistica, un vero e proprio exploit da tramandare ai posteri nei secoli dei secoli (ho forse esagerato?).

Primo premio a Fabio sui 10 km

Seconda piazza per me sui 20 km

Soddisfazione dei quattro dopo le fatiche atletiche

Quello che più resterà di questa fantastica trasferta podistica, ancora una volta, è il clima festoso, le chiacchiere pre e post gara, la spensieratezza di una bella domenica di sport vissuta insieme al coach ed ai grandissimi Fabio e Giampiero, ormai insostituibili compagni di viaggio in fantastiche campagne podistiche in giro per l’Italia e per l’Europa!

Il Gran Consiglio dei Saggi, ricevuto il parere positivo del coach, ha anche sciolto le ultime riserve decretando che il debutto in maratona per il sottoscritto e per Fabio (Giampiero, eroe,  già ne ha corsa una) avverrà a fine novembre in occasione della Maratona di Firenze, evento per il quale sono già entrato in uno stato di trepidante attesa e che potrebbe rappresentare l’inizio di un vero bronto-runner o, se le cose dovessero andare male, il suo definitivo tramonto.

Viva i canottieri di Eton, viva il coach, viva i Rea brothers e, soprattutto, viva la Regina!

Di seguito il riepilogo chilometrico con relativo ritmo

Summary
1:15:03.4
1
3:47.2
2
3:51.7
3
3:45.8
4
3:43.2
5
3:44.5
6
3:51.2
7
3:52.3
8
3:44.2
9
3:41.7
10
3:42.4
11
3:50.6
12
3:50.6
13
3:43.7
14
3:44.4
15
3:42.7
16
3:52.6
17
3:48.8
18
3:46.5
19
3:42.3
20
3:17.1