Sono passati solamente 365 giorni
da quella meravigliosa esperienza berlinese: una maratona unica accompagnata da
tre giorni di turismo nella capitale tedesca.
Da allora, ho trascorso un anno
podisticamente funesto, in lotta quotidiana con un dolore al bicipite femorale
sinistro che, da marzo, di fatto mi ha costretto a spospendere la pratica dello
sport più bello, gratificante, faticoso ed a tratti estenuante che esista al
mondo.
Maledette furono le tre gare
campestri fra fine dicembre e febbraio, cui ho partecipato con grande
riluttanza, per spirito di squadra e solo per fare numero. Inutile recriminare
adesso, come è inutile pensare al fatto che ho dovuto rinunciare ai sei mesi più
belli e favorevoli dell’anno, quando la primavera e l’estate inglesi
garantiscono condizioni podistiche ideali: clima mite, luce fino a tarda sera e
mai caldo torrido. Pazienza, mi dico ormai da qualche tempo, fra rabbia e serafica
accettazione della situazione.
Dopo mesi di fisioterapia, stretching,
visite ortopediche, una risonanza magnetica ed un esame ultrasuono, ancora
nessuno ha saputo con certezza dirmi cosa diavolo io abbia ed è forse questo il
mio unico cruccio.
Da oggi ricomincia la
fisioterapia e, a breve, mi attende una seconda risonanza magnetica. Sono
stranamente fiducioso, forse perché in questi mesi ho imparato a convivere (temporaneamente)
con l’idea di non poter correre – attività sportiva che ho praticato
assiduamente e senza soluzione di continuità per tre anni e mezzo fra mille
soddisfazioni – o forse perché le lunghe sessioni di nuoto e le pedalate indoor
in qualche modo sono riuscite a farmi tollerare uno stop altrimenti
insopportabile.
Al momento non ho previsioni su quando
potrò tornare al mio “habitat” sportive naturale. Sarebbe inutile illudersi ma
sarebbe anche stupidamente dannoso essere pessimisti.
Pertanto, faccio tesoro delle
lunghe riflessioni covate in questi mesi e mi dico solamente che la pazienza e
la sospensione di qualsiasi giudizio, considerazione, previsione e programma saranno
la mia arma vincente, forse anche di sopravvivenza.
Sono certo che il 2016 sarà un
anno di positivi sviluppi, di novità e di confortevole normalità, nella
speranza che influenze, infortuni e varicelle varie non bussino più a questa
porta.
Acciaccato o in forma smagliante,
niente e nessuno potrà ridurre la portata delle emozioni berlinesi vissute 365
giorni fa.
Buon “Berlino-compleanno”, Brontorunner