Dopo un letargico
inizio di anno, caratterizzato da totale astinenza da gare per ben due mesi
consecutivi, in una domenica di marzo mi ritrovo catapultato in quella che,
insieme alla maratona di Berlino del prossimo 28 settembre, rappresentava e
rappresenta la gara più importante di questo 2014.
Va detto che le
premesse per una débâcle o, quantomeno, per un fragoroso tonfo
nel tentativo di attaccare il mio PB sulla distanza dei 21097 metri (1h19’44, risalente
all’aprile 2013, in occasione dell’affascinante e bucolica Pedagnalonga) erano
tutte maledettamente presenti.
In particolare, dalla fine dello scorso
novembre, quindi dalla gloriosa maratona di Firenze, ho attraversato un lungo e
travagliato trimestre caratterizzato da:
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Sintomi influenzali, poi bronchite |
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Pure la benderella o bandelletta |
- Fascite plantare al piede destro: fastidio che, purtroppo, ancora non è sparito e si ripresenta in forma variabilmente acuta al termine degli allenamenti
- Tosse, febbre, raffreddore, catarro esplosi il 28 dicembre e, a causa della mia testardaggine nel correre in qualunque condizione fisica e meteorologica, protrattisi in modo più o meno continuo per un mese, con tanto di “gran finale” a suon di bronchite e difficoltà respiratorie
- Bagordi culinari pre-natalizi, natalizi, post-natalizi, che hanno portato la bilancia ad indicare +3 kg rispetto alla forma di fine novembre. Dal 6 gennaio non ho più osato neanche accendere la bilancia: evviva la tecnica dello struzzo!
- Dal primo febbraio sospetta sindrome BIT, o bandelletta ileo-tibiale o “ginocchio del corridore”, infiammazione che si presenta sotto forma di dolore nella zona posteriore-laterale del ginocchio sinistro. Il fastidio, emerso da inizio febbraio, di solito aumenta sensibilmente dopo 4-5 km di allenamento e, a quanto ho letto, è molto diffuso fra i podisti e di solito dovuto a “over-training”
- Pessime gare da 10 km disputate nel corso delle ferie natalizie, segnatamente la We Run Rome e la Corri per la Befana, portate a termine con mediocri tempi e senza mai sentire uno straccio di sensazione positiva nelle gambe.
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Mio stato d'animo da novembre a gennaio |
Insomma, tutte le
condizioni per fare una terribile figura sembravano non darmi
possibilità alcuna per questa Roma-Ostia. Sensazioni pessime, peraltro,
confermate da una fatica pazzesca ed anomala nel completare alcuni allenamenti
fra fine gennaio e inizio di febbraio. A
questa fase di pietosa condizione sono seguiti 2-3 di lavori di qualità mai
portati a termine (per esempio un’uscita di 15 km a ritmo gara, miseramente
fallita il giorno 6 febbraio) ed al termine dei quali ho paventato l’ipotesi di
annullare l'iscrizione alla Roma-Ostia, annunciando al coach
l’intenzione di cercare un’altra mezzamaratona, in Inghilterra, magari a fine
marzo/inizio aprile, quando sarebbe stato più probabile recuperare uno stato di
forma accettabile.
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Ecco cosa stava succedendo dentro di me a gennaio |
Dunque, il
lettore immagini lo scenario che si presentava al cospetto dello scrivente
Brontorunner: un deprimente rientro dalle lunghe e rilassanti ferie natalizie
italiane, un clima inglese tipicamente invernale ad "accogliermi" (= freddo, ventoso, umido, piovoso),
delle giornate buie e cortissime, una condizione podisticamente negativa e tante
speranze, riversate mesi prima, all’atto dell’iscrizione alla Roma-Ostia, in
bilico sull’orlo del precipizio del fallimento.
“CORAGGIO,
C’E’ TEMPO PER RECUPERARE LA FORMA”
...questo il mantra che andava
ripetendo il coach dal Continente Nero: Dio solo sa quante volte le sue mi sono sembrate solo parole di circostanza, ingannevoli, infondate e, soprattutto, di mera
consolazione verso un runner sulla via del tramonto!
Nel giro di poche settimane mi sono trovato (podisticamente
parlando) catapultato dalle stelle della Firenze Marathon alle stalle degli abissi più profondi di una condizione fisica pessima ed in balia di
pensieri catastrofistici quali:
- “ormai ho raggiunto il mio massimo nella corsa e posso tutt’al più mantenere i livelli del 2013”,
- “ormai sono sulla via del declino”,
- “ormai devo pensare solo a correre per scaricare la tensione ma dimenticare la qualità”,
- ”ormai...ormai...ormai” e via di geremiadi piagnucolose sulla stessa
linea.
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Ormai sono un podista giunto al capolinea |
A onor del
vero, va aggiunto che da metà febbraio ho riscontrato un netto miglioramento fisico e, pertanto, nella
qualità degli allenamenti, in un crescendo di positive ed insperate sensazioni di risalita.
Tanto
piagnucoloso sono stato io a gennaio e in parte di febbraio, quanto veloce il
coach nell’emettere il suo consueto e clamoroso verdetto previsionale, poche
settimane prima della gara:
“alla Roma-Ostia farai il tuo PB in 1h17’59“.
“alla Roma-Ostia farai il tuo PB in 1h17’59“.
FULMINE A CIEL SERENO!!!STRESS, ANSIA, STRESS!!
Le previsioni del coach non sono stime su quanto avverrà![]() |
Stress nel sostenere il macigno delle aspettative del coach |
Ma che cosa è la
Roma-Ostia?
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Da Roma al mare |
Freddi numeri
alla mano, si tratta del la mezzamaratona più “partecipata” d’Italia, con quasi
14mila iscritti (il 7% dei quali stranieri), un appuntamento a dir poco imperdibile
per qualsiasi podista italiano, un evento capace di attirare atleti di livello
internazionale e giunto alla sua quarantesima edizione.
La Roma-Ostia è
però qualcosa di più dei semplici numeri: è gara affascinante e unica, è un tracciato paesaggisticamente non tra i
migliori ma suggestivo come pochi se ne vedono in giro.
Si parte dalla
città (PalaLottomatica, ex PalaEur) e si arriva sul mar Tirreno, che mi ha
cresciuto e al quale, personalmente, tendo sempre sguardo e pensieri ogni volta
che rientro a casa.
E’ gara che si
disputa su un percorso tutt’altro che pianeggiante e che, tuttavia, come va
dicendo da sempre il coach, in un modo o nell’altro fa registrare tempi
velocissimi e PB in numerosi atleti.
E’ gara che segue
il classico itinerario della “transumanza” dei cittadini che invadono le coste
da giugno a settembre, percorrendo la via Cristoforo Colombo, un’arteria un tempo di festanti
migrazioni di massa, negli anni dell’Italia del boom economico, delle
villeggiature, della spensieratezza lunga tre mesi.
Ho corso questa
affascinante gara una sola volta, esattamente dieci anni fa, il 29 febbraio di
un anno bisestile: ricordo una partenza con grandine e nevischio all’EUR e un
arrivo al mare soleggiato, ricordo Luca (non ancora coach ma “solo” fratello maggiore!)
che si era scordato a casa il pettorale ed il chip, ricordo il mio arrivo con
un tempo di 1h42’43 e gli ultimi chilometri di grande sofferenza...intestinale.
Oggi tutto appare
ed è effettivamente molto diverso: il fratello si è trasformato in uno spietato coach, mentre il
timido e scrivente jogger di allora corre fieramente con il grado di maratoneta ben luccicante su un'immaginaria divisa podistica. Chi l’avrebbe mai detto? Quante cose cambiano in un decennio...
La cronaca:
La mattina della
gara ho rischiato seriamente di non arrivare alla zona partenza: in una
grottesca manifestazione di rincoglionimento galoppante, l’autista dell’autobus
affittato dalla mia gloriosa società podistica di appartenza e che avrebbe
dovuto caricarmi in prossimità dello stadio delle Terme di Caracalla per
portarmi alla zona start, si accorge la mattina stessa di non avere il
permesso per accedere al centro di Roma e, pertanto, costringe me, Daniele e
Filippo, gagliardi acquilotti, ad arrangiarci e a raggiungere l’EUR con mezzi nostri, in una
frenetica corsa contro il tempo.
Sale la tensione,
da Caracalla prendo la Colombo e arrivo in zona Eur senza problemi di
traffico (il vantaggio di correre di domenica mattina presto): supero l’obelisco, parcheggio sotto al palazzo delle Poste. Il bus
dei nostri compagni di squadra arriva tardissimo, quindi è costretto dagli organizzatori a fermarsi
ad 1.5 km dalla partenza, faccio in tempo a raggiungerlo corricchiando, ritiro
il pettorale, ringhio all’autista, mi cambio a bordo con velocità e tecnica fantozziane e
riesco anche ad effettuare qualche minuto di riscaldamento pre-gara, prima di schierarmi
nella griglia di appartenenza.
Accreditato con
il tempo di Pedagnalonga (1h19’44), ho diritto alla partenza dalla griglia nera
(under 1h20), la prima subito dietro agli atleti professionisti (élite).
Con sorpresa,
constato un numero molto esiguo di atleti in questo blocco di partenza, il che mi permette di entrare in "gabbia"
appena 15 minuti prima dello start senza neanche dover lavorare di gomito per
guadagnare le prime file. Davanti a me vedo i magrissimi atleti africani, veri
e propri scheletri volanti, sembrano malati terminali più che formidabili atleti.
Dietro di me un
serpentone formato da oltre 11mila atleti, davanti a me solo 21097 metri di
speranza, di gioia, di fatica, di incognite e potenziali trappole lungo il
percorso, di possibili trionfi o cocenti delusioni, 21097 metri che non mi separano semplicemente
dal mare, ma anche e soprattutto dai sogni o dagli incubi degli ultimi due
mesi.
Prima della corsa
avevo letto il blog del sommo maestro Giancarlo “RB”, rimanendo incantato dalla sua
meticolosa descrizione del tracciato di gara: per chi fosse interessato al suo
modo sublime di cogliere e condividere sfumature e dettagli di ogni singolo
passaggio, consiglio vivamente il seguente post:
Il coach, molto più pragmaticamente e sinteticamente, mi aveva consigliato una partenza forte (a 3’40/km o anche più veloce) per i primi 3-4 chilometri, salvo poi stabilizzare il ritmo-gara intorno ai 3’45/km, affrontare la temutissima salita del campeggio “in difesa ma senza cedere” e sparare tutte le cartucce residue dal km 13-14 al traguardo.
Allo start indosso, da bravo “nordico” che torna in Patria, la canottiera LRT, ci sono 8 gradi, il cielo è nuvoloso ed il vento ancora debole da sud-sud/est, quindi tendenzialmente laterale. Ai piedi debuttano le Adidas Feather 3.
3, 2, 1...VIAAA!!!
La prima cosa che
constato, appena partito, è che le gambe non sembrano affatto d’accordo con il
piano del coach di andare forte: se i primi due km (in leggera discesa) li
chiudo rispettivamente a 3’38 e 3’39, già al terzo (3’41) e al quarto (3’45) qualche strappo in salita presenta un primo salato conto cronometrico. Chiudo i primi
5 km in 18’46.
Sesto (3’51) e
settimo (3’44) sono ancora in leggera salita, salvo poi lasciare spazio ad una
importante discesa che mi permette di chiudere l’ottavo (3’36) ed il nono
(3’38) ad un ottimo passo, con un buon abbrivio e senza mai davvero sentire fatica.
Al km 9.5 inizia
una arrampicata lunga 1400 metri: la famigerata e temutissima “salita del
campeggio”, la cui pendenza e lunghezza inevitabilmente rallentano il mio
passo (decimo chiuso a 3’44 e undicesimo a 4’00).
Devo ammettere di
cavarmela bene in salita, almeno così mi sembra a giudicare dal bilancio attivo
fra sorpassi fatti e sorpassi subiti. Penso ai
consigli del coach e mantengo un buon ritmo, senza esagerare ma senza neanche
tirare i remi in barca.
Secondi 5 km chiusi in 18’45, regolarissimo malgrado le irregolarità del percorso. Passo
ai dieci km in 37’31
e, anche se non guardavo il tempo totale durante la gara, sono molto
soddisfatto di avere chiuso i primi diecimila metri un minuto più velocemente
rispetto ai mediocri tempi delle due gare di 10 km disputate durante le ferie
natalizie.
Il dodicesimo
chilometro (3’50), malgrado una iniziale discesa ripida di 150 metri, riprende
a salire facendomi chiedere più volte come sia possibile che questa gara “regali”
PB a tanti atleti di ogni età, razza, livello e genere.
Dal km 12 al km
17, finalmente, finalmente e finalmente la strada scende prima ripidamente per
1500 metri e poi gradualmente per 3500 metri. E’ qui che escono fuori energie
inaspettate ed è in questa fase che carico i pallettoni della mia trance
agonistica (3’38, 3’37, 3’37, 3’41, 3’40).
Ricordo le parole di RB mentre scollino e giungo alla sommità di questo gran premio della montagna, (“Se ancora ne avete, è segno che il tempo lo farete alla grande”) e mi accorgo di quanto avesse ragione.
Ricordo le parole di RB mentre scollino e giungo alla sommità di questo gran premio della montagna, (“Se ancora ne avete, è segno che il tempo lo farete alla grande”) e mi accorgo di quanto avesse ragione.
Terzi 5 km chiusi
in 18’42
Da metà
diciassettesimo al diciannovesimo si percorre un falsopiano in leggera salita,
il che non mi impedisce di chiudere il diciottesimo in 3’41 ed il diciannovesimo
addirittura in 3’38.
Da qualche minuto, in una sorta di elastico, rivaleggio con un gagliardo podista dalla tenuta viola sgargiante (abbigliamento da triatleta), che nelle salite sorpasso regolarmente ma che come un grillo mi riprende in discesa. E’ un ottimo incentivo a tenere il ritmo alto, anche se non entro mai in affanno respiratorio ne’ tantomeno il dolore al fianco destro sembra volersi affacciare questa mattina.
Quando ormai
all’orizzonte si vede un maestoso mar Tirreno, reso chiaro dal forte contrasto
con un minaccioso fronte di nuvole nerissime e cariche di temporale, le gambe
sembrano pervase da una ritrovata vitalità e mi permettono di chiudere il
ventesimo km in 3’38 ed il ventunesimo addirittura in 3’28, malgrado 300 metri
di forte vento contrario.
Quarti 5 km
chiusi in: 18’29
Secondi 10 km chiusi in 37'11
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Ultimi 300 metri di gara |
Quando mi
avvicino al traguardo, leggo i tabelloni cronometrici e mi accorgo di essere
abbondantemente sotto all’impensabile soglia di 1h18.
Giusto il tempo di realizzare che anche questa volta il coach aveva pienamente ragione ed il cronometro si ferma a 1h17’51, per una mezzamaratona corsa per la prima volta in vita mia alla media di 3’41/km, in un tempo di due minuti migliore rispetto al precedente PB!
Giusto il tempo di realizzare che anche questa volta il coach aveva pienamente ragione ed il cronometro si ferma a 1h17’51, per una mezzamaratona corsa per la prima volta in vita mia alla media di 3’41/km, in un tempo di due minuti migliore rispetto al precedente PB!
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Ultimo sforzo prima del traguardo. Magari non n in forma Firenze, ma la gamba va... |
La gioia e le
emozioni di simile risultato mi fanno dimenticare tutto d’un tratto fascite,
bandelletta ileotibiale, acciacchi vari, tempi deludenti degli ultimi due mesi,
tentativo di PB alla mezza di Oslo naufragato in lancinanti dolori al fianco e
tante altre piccole sconfitte che, mi sia da insegnamento, andavano solo prese come elementi
fortificanti e di crescita nel mio cammino di podista.
Arrivo al
traguardo della Roma-Ostia senza mai essere andato in affanno, senza mai avere
sentito fatica e senza neanche avere avuto il fiatone. Questa facilità di corsa
e condizione straripante faranno porre al coach dubbi amletici del tipo "avresti potuto osare di più?" "che cosa hai aspettato a spingere fino ai limiti massimi se avevi ancora energie?".
Noncurante di tali cazziatoni, mi godo il fatto che in una sola corsa si sono condensate le medesime emozioni vissute nel gennaio 2013 – quando, con immensa gioia, per la prima volta ho visto crollare il muro dei 36’ sui 10km - e del novembre 2013, quando ho concluso la maratona di Firenze senza mai andare in debito di ossigeno e con il sorriso dal primo al quarantaduesimo chilometro.
Un fantastico mix di emozioni positive e di corsa facile...
In una nuvolosa e
piovosa domenica di inizio marzo - quando le speranze di qualsiasi
miglioramento dei tempi sulla mezzamaratona sembravano ormai ridotte all’inconsistenza
- ecco realizzarsi con minuziosa precisione la profezia del coach ed ecco arrivare
dritte al cuore quelle sensazioni uniche di totale gioia per avere raggiunto un
traguardo tanto importante, dopo mesi difficili, dopo allenamenti travagliati al freddo, al buio, in solitudine e sotto la pioggia, fra trasferte di lavoro e
salute instabile.
Alla Roma-Ostia
2014 arrivo 178mo su 11275 podisti giunti al traguardo (32mo di categoria su 1192).
essere riuscito a salutare alcun blogger in partenza o in arrivo; non essere riuscito a salutare il quadrupede Caio; non essermi potuto godere il festoso clima pre-partenza a causa delle vicissitudini logistiche dell'autobus fantasma".
Prossime gare in
calendario: l’ondulata Tempest 10 miles (16 marzo), la filante Maidenhead 10 miles (18
aprile) e la veloce Staines 10k (18 maggio).
Medito di iscrivermi ad un’altra
mezzamaratona a fine marzo ma non sono ancora del tutto convinto ed i posti ancora liberi stanno esaurendosi a gran ritmo.
Per ora mi godo questa bellissima soddisfazione, che mi ripaga di tanti sacrifici sportivi e mi dà ulteriori energie in vista del grande evento dell'anno, la maratona di Berlino, così lontana dal punto di vista temporale eppure così vicina nei miei pensieri.
Evviva i podisti
romani, evviva la mezzamaratona più affollata d’Italia, evviva il coach!
Come dice sempre il nostro Giancarlo RB....sei di un altro pianeta...complimenti Leo!
ReplyDeleteSu un altro pianeta sono solo gli Ironmen come RB :-)
ReplyDeleteNon per togliere enfasi al bellissimo racconto, pero', hai fatto il tuo dovere in mezza :)
ReplyDeleteOra prima di pensare a Berlino vediamo di correre un bel 10.000 di livello cosi' quando correrai presso la porta di Brandeburgo a 4'02"/km ti sembrera' di fare il FL!!!
Coach, non allarghiamoci: da qui a Berlino la strada e' lunghissima e gli acciacchi di questi tempi dovrebbero farmi accendere qualche spia ed indurmi a non esagerare.
DeleteIl 10.000 teoricamente veloce e' quello del 18 maggio a Staines
grandissimo
ReplyDeleteGrazie Nino, i complimenti rossoneri fanno immenso piacere, sempre!
DeleteRacconto molto bello Leo....mi sono divertito a leggerlo...poi sapendo già il tuo risultato era come sapere il finale ma volevo leggere le emozioni su carta!
ReplyDeleteStavo pensando che a Monza potremmo correre insieme la mezza ma solo come allenamento per la tua Berlino...unico modo per starti di fianco;-)
Grande ancora!
Grazie Kikko, ma il tuo PB di domenica scorsa è la prova che sei in grande progressione, quindi sono io quello che faticherebbe a starti dietro in una gara!
DeleteMonza sarebbe un grande blogger-raduno, ma la vedo difficile per me dall'Inghilterra e a due settimane da Berlino.
A proposito, cerchiamo di coordinarci per una maratona nel 2015 da fare insieme.
Da domani solo gare da 5km... almeno i post assumeranno una lunghezza plausibile.
ReplyDeleteCmq complimenti sinceri.
Hai ancora margine
Hai ragione, mi sono dilungato nel post ma l'entusiasmo per la Roma-Ostia conclusa con un PB merivata di essere riportato.
ReplyDeleteAvere qualche margine di miglioramento mi motiva enormemente: adesso si punta dritti dritti a Berlino, anche se mancano 6 mesi ancora!
Bel post, tipico del 'chiagne&fotte'!!
ReplyDeletehahaha!!!
Grande Leo, davvero forte, anche se dalle foto finali si vede che stavi passeggiando, non ti applichi mai fino alla fine!!!!
ahhahaah!!!
Grande!
Grazie Master!
ReplyDeleteFai poco lo spiritoso: dalle foto finali si vede quanto sono ancora fuori forma!