Durante la cena
della vigilia della mezza maratona di Orbetello (5 maggio sera), i fratelli
Rea, compagni della Lazio Runners Team, avevano proposto l’idea di correre una
suggestiva gara in una non meglio precisata cittadina olandese.
Fra la pizza e un
antipasto, misti alla tensione della gara dell’indomani, la proposta era sembrata
scivolare via senza particolare risalto né entusiastica partecipazione da parte
dei commensali.
Il coach, in
realtà, dentro di se’ già pianificava, fra una birra e un'altra, le opzioni
logistiche e le soluzioni podistiche per organizzare la trasferta al meglio.
Pochi giorni dopo, i Rea ed i Massetti avevano già in tasca il volo e prenotato
l’albergo per un fine settimana olandese all’insegna dello sport e della corsa.
Amersfoort, civile
e ordinatissima cittadina di 150.000 anime vicino Utrecht e ad una cinquantina
di km da Amsterdam, organizza ogni tre anni una corsa che coinvolge attivamente,
come scopriremo lungo il percorso di gara, un’intera comunità di podisti,
cittadini, animali dello zoo, residenti e familiari.
La corsa
quest’anno ha attirato circa 4500 atleti, divisi fra le varie distranze:
maratona, mezzamaratona, 10 km e 5 km. Il sito internet annunciava, almeno per
la mezzamaratona, un percorso “suggestivo,
anche se non necessariamente veloce”...segno brutto per me che già
fantasticavo un tracciato assolutamente piatto, degno dei Paesi Bassi, per
attaccare il mio PB sulla 21.097 km.
Il quintetto
della Lazio Runners Team presente all’evento sarà per tutto il week-end
rappresentato dai due Rea, i due Massetti e Claudio, gagliardo M45 con, fra
l’altro, cinque maratone all’attivo ed una serie di aneddoti e racconti di vita
che ci allieteranno e faranno compagnia nelle ore olandesi. Se i Rea hanno
optato per la gara di 10 km, il coach si è limitato allo sprint dei 5 km, attirandosi
e meritandosi improperi ed insinuazioni sulle sue presunte tendenze
omosessuali. Ovviamente, senza il minimo dubbio, l’aspirante runner e Claudio hanno
deciso, da veri uomini, per la sfida della mezzamaratona.
I nostri cinque Ambasciatori LRT in terra olandese |
La cronaca:
Il venerdì (8
giugno) parto con l’ultimo volo KLM da Londra per Amsterdam, dove atterro con
un certo ritardo alle 23.45 e dove ad attendermi troverò un assonnato e
stanchissimo coach, giunto da Roma in perfetto orario quasi due ore prima
ed i cui occhi rossi mi fanno temere il peggio: non si sarà mica dato a qualche
insana frequentazione di coffee shop nell’attesa del mio volo? Per fortuna si
tratta solo di stanchezza e di età che avanza inesorabilmente. I Rea sono già
in terra olandese dal primo pomeriggio, mentre Claudio, in viaggio di lavoro a
Bruxelles, giungera'ad Amersfoort in qualche non precisato momento della
notte con una macchina presa a noleggio dall’aeroporto della capitale belga. Sembra
la trama di un film di James Bond.
Da Amsterdam Schhiphol, con
grande disappunto, perdiamo di un soffio l’ultimo treno diretto per la nostra
destinazione finale e siamo costretti a fare un cambio e ad arrivare in albergo
all’una e mezzo: fra me e me penso che iniziamo male e che queste ore piccole
fanno a pugni con le mie velleità di PB...
Una volta giunti
al confortevole NH Hotel, verso le 2 di notte, il coach frana sul letto, dopo
aver peraltro dormito anche sul treno, mentre io già sono in clima gara ed in tensione
agonistica e opto per una doccia notturna, giusto per riscaldarmi un po’ dopo
il freddo ed il vento fortissimo che mi ha lasciato in Inghilterra per
riaccogliermi in Olanda.
L’indomani la
sveglia è alle 9.45, insualmente tardi per me, anche se non sono riuscito a dormire
un granché causa tosse e raffreddore che mi portavo dietro da 5 giorni. Non un
gran segno neanche questo.
La colazione è
abbondante ed il quintetto si ritrova fiero nella hall dell’albergo a optare
per una gita turistica ad Amsterdam. Si parte tutti sull’auto di Claudio che, memore dei
suoi 4 anni di permanenza in Germania, fa allacciare le cinture di sicurezza
anche ai passeggeri seduti dietro!
Dopo un’oretta di
guida attraverso un caratteristico paesaggio di dighe, piste ciclabili, mulini
e ponti, giungiamo nella grande città olandese... Dal cielo grandi nuvoloni e
costante vento forte, io sono designato sul posto “meteo-man” ufficiale del
fine settimana e tranquillizzo tutti con bollettini incoraggianti per
l’indomani: nessuno mi crede, ma avro’ ragione.
Ad Amsterdam il
gruppo si divide: i Rea in giro con un bus turistico, i Massetti con Claudio a
fare una passeggiata per il centro. Dopo un frugale pranzo a base di sushi, cui
abbiamo miracolosamente convertito anche i rilluttanti e tradizionalisti Rea,
il quintetto si concede un caratteristico giro in battello per la città: idea
forse non originale, ma sicuramente efficace per visitare un posto come
Amsterdam quando si hanno poche ore a disposizione.
Gita sul battello: siamo al 9 giugno, notare i giacconi. Al centro Giampiero e a destra Fabio Rea |
Dopo una buona dose di
vento e di freddo, ci rimettiamo in macchina e torniamo ad Amersfoort, dove un
pub ci ospiterà per vedere la partita degli europei di calcio Danimarca-Olanda.
Oltre ai nachos e alla birra del pub, la cena che seguirà in un centrale
ristorante sarà a base di carne e altri cibi non sanissimi che in gara
potrebbero pericolosamente presenterare il salato conto... Dal ristorante si
passa a un altro pub per vedere Germania-Portogallo: qui apprendo del grande
odio olandese verso i tedeschi, che si manifesta con gesti di disappunto ad
ogni azione dei forti teutonici in campo.
A mezzanotte
siamo in stanza, io come sempre vado a fare una doccia notturna, non ho sonno,
mi agito, sono nervoso...passerà mai una vigilia di gara senza questa dannata
tensione e senza il battito delle tempie sul cuscino? Il coach ronfa appena
tocca il cuscino, beato lui. Peraltro, da molte settimane, dormo poco e male di
mio e gli ultimi cinque giorni sono trascorsi fra raffreddore e sintomi
influenzali da me puntualmente (=stupidamente) trascurati per via di una certa
ritrosia all’assunzione di farmaci di qualsiasi genere.
La sveglia è alle
7: come opportunamente da me previsto , l’albergo non apre la sala
colazione prima delle 8, il che è inaccettabile considerato che lo start della
mezzamaratona e’ fissato per le 10.
Prevedendo con
lungimiranza questo inconveniente logistico-alimentare, forte dello spirito di
sopravvivenza ormai maturato da un anno e mezzo di vita casalinga inglese, da
casa mi ero portato pane e cibaglie, consone ad un pre-gara, in quantità
sufficienti non solo per sottoscritto ma anche per i compagni di avventura! Il
coach, che mi aveva deriso vedendomi tirare fuori il glorioso pane Hovis
integrale, alla fine si ricrederà.
Claudio, inquietante apparizione in hotel qualche ora prima della gara |
Alle 8 si esce e
si arriva in zona partenza: si vedono i primi volontari, i cinque della Lazio
Runners acquistano una maglia ricordo dell’evento e ritirano il pettorale prima
di fare ritorno in albergo per le ultime “incombenze” pre-gara.
Foto e maglie ricordo prima della partenza |
La tensione è
palpabile: i Rea correranno la loro 10 km solo alle ore 15.00, ma con grande
spirito di squadra presenzieranno all’atteso start della mezzamaratona
(ore 10) e della 5 km (ore 10.15). Il riscaldamento del sottoscritto è quasi
nullo (neanche 4 minuti), così come fiacca è l’accoglienza dell’invito del coach
a mettermi in prima fila rispetto al serpentone di 2000 atleti che si sono già
schierati sul vialone che precede l’arco di partenza. Io mi attesto a metà
gruppo, il coach mi insulta e dice che devo andare fra le prime file altrimenti
perdo preziosi secondi. Avrà ragione lui e, allo sparo della pistola, mi
ritrovo a passeggiare per 20 secondi prima di giungere sotto il sensore della
linea di partenza e a dover correre altri 40-50 secondi a ritmo lentissimo,
imbottigliato nel traffico, prima di lanciarmi in un affannoso allungo per non
chiudere il primo km oltre i 4’05...tentativo fallito, visto che passerò ai
1000 mt con un “modesto” 4’10.
L'aspirante runner e Claudio pronti alla partenza della mezza maratona, imbottigliati in un traffico pazzesco |
Noto subito una
animata e costante partecipazione del pubblico lungo tutto il tracciato di
gara, con tanto di striscioni e applausi a perfetti sconosciuti come me. Un
modo bellissimo di vivere una corsa ed una festa di sport, bell’esempio per
grandi e piccini. Dai tempi del Belgio ricordo che la comunita’ olandese
era quella con cui meglio si legava, vista la loro attitudine tendente alla
socializzazione ed al divertimento festoso. Certo, anche il bel sole miracolosamente
spuntato per l’occasione (un vecchio locale dira’ che da tre mesi non si vede
nel fine settimana) avrà favorito l’affluenza di pubblico, ma sono propenso per il
credere che si tratti di una questione piu’ profonda e di pura cultura
sportiva. Mi viene a tal fine in mente il racconto della nostra punta di
diamante Fabio (Rea), che si è visto insultato durante la gara del Primo Maggio
a San Giovanni da un simpatico romanista che, vista la casacca della Lazio
Runners Team indossata dal Rea, ha deciso bene di prenderlo a parolacce. Nutro
una discreta antipatia per la AS Roma, ma se vedo uno con la maglia giallorossa
compiere uno sforzo atletico durante una manifestazione podistica, mi fermo, lo
invidio, lo ammiro e mi lascio pure scappare un applauso di incoraggiamento...
Bando alle
ciance, la gara prosegue per un percorso molto irregolare, con diversi
saliscendi (ma l’Olanda non dovrebbe essere tutta piatta??), mi attesto sul
ritmo consigliatomi dal coach con la perentoria frase alla vigilia della corsa
(“non devi percorrere alcun km sotto a 4’00 e alcun km sopra a 4’05”). E così,
fra foreste, boschi, vialetti alberati, case con tanto di pubblico affacciato ad
incitarci, sorpassso varie persone e chiudo i primi 10000 mt in 40’26’’: ottimo
parziale, sono avanti rispetto a Orbetello (40’40’’ se non ricordo male) ma non
posso certo cantare vittoria...Ecco infatti che al 10° km, dopo avere
attraversato lo zoo e visto giraffe ed elefanti osservare sconcertati questi
podisti che trascorrono la domenica soleggiata a faticare come muli (tanto per
rimanere in tema), il terreno si fa irregolare e per 200 metri si corre su
sabbia maledettamente morbida e profonda, prima di affrontare una salita di 1000
metri che fa imprecare e chiudere il mio km a 4’20...In salita supero parecchie
persone e mi tornano in mente le prime ripetute di 500 mt che quest’inverno il
coach mi ha fatto fare e che ho portato a termine nonostante la neve ed il
pericolo di essere investito dai pirati inglesi!
L’irregolarità
del percorso dopo metà gara risulta evidente dai rilevamenti cronometrici
dall’undicesimo al quindicesimo chilometro: 3’56’’, 4’09’’, 3’56’’, 4’11’’,
3’58’’.
L’entuasiasmo è
alle stelle, il pubblico si esalta, io corro tutti gli ultimi 6-7 km da solo,
in un continuo dialogo con gli spettatori che, simpaticissimi, si lanciano in
boati quando buffoneggio a mio modo (gesti dell’aeroplanino di montelliana
memoria, incitazione ad aumentare il volume degli altoparlanti che sparano
musica in varie zone di gara, il “cinque” dato a file di spettatori divertiti,
solite pose stupide per i fotografi di gara e particolare lode ad un bambino
che indossava la maglia del Milan). Anche se mi sento ogni volta un po’ cretino,
la tentazione di sdrammatizzare prevale sempre durante le gare lunghe e alla
fine il cronometro non sembra risentirne...Senza quasi accorgermene, i parziali
dal 17° al 20° sono incoraggianti: 3’53’’, 3’46’’, 3’55’’, 3’51’’...
Al ventesimo km
succede qualcosa di inaspettato: un dolore fortissimo, inspiegabile viste le
ottime sensazioni fino a quel punto, sembra trafiggermi la bocca alta dello
stomaco, verso il fegato quasi avessi un ago lungo 15 centimetri conficcato nel
fianco. Inizio a tenermi con la mano la zona dolorante e corro completamente
ricurvo in avanti, cercando di accorciare il passo aumentandone la frequenza.
Niente, fa
malissimo, la posizione di corsa innaturale fa subito emergere un dolore alla
schiena: non si tratta di fiato o di gambe ma di puro dolore che mi impedisce
di muovermi senza sentirne il lancinante fastidio. Impreco, la gente mi applaude
ancora di più vedendo le smorfie di dolore ed il braccio destro sotto la
canottiera quasi a cercare di scacciare via un mostro che si è insinuato sottopelle
in una gara perfetta. Arranco, il tempo ormai non conta più, ho percorso 20.6
km, dovrebbero mancare 500 metri ormai...si va avanti, si soffre, il pubblico
capisce e incita...
Il tracollo “morale”
giungerà quando, intorno al km 20.7, vedo in lontananza il coach sul ciglio
della strada: mi vede in una condizione scandalosa, io che per 20 km ho
spavaldamente condotto una gara maiuscola, che lo avrebbe reso fiero dei mesi
di allenamento. Mi aspetta e mi corre accanto per qualche centinaio di metri per
darmi coraggio: a me sembra di andare lento come una lumaca, gli dico solo “fa
male lo stomaco, eppure stavo benissimo”, mi intima di stringere i denti “ché
mancano ormai 300 metri”, guardo il gps con sconforto, il coach mi fa compagnia
ancora per qualche decina di metri salvo poi deviare la sua traiettoria e
lasciare a me il compito di portare a termine la gara. Arrivo, arrivo, cavolo
il GPS già ha superato i 20.2 km e il traguardo non si vede: la mezzamaratona
dovrebbe essere lunga 21097 metri, maledizione! Il coltello è conficcato nello
stomaco, nessuno grazie al cielo mi supera ma so di avere perso almeno 40
secondi in questo ultimo chilometro e mezzo...giungo al traguardo con mestizia
e, come già avvenuto nella gara di 9 km corsa in Italia poche settimane fa
(Mami Run), mi ritrovo delusissimo con lo sguardo fisso a terra senza trovare
il coraggio di guardare il pubblico (numerosissimo all’arrivo). Resta la rabbia
di non avere concluso degnamente una gara eccellente, rabbia che mi terra’
compagnia per tutto il giorno.
Impietosa foto all'arrivo, smorfia di dolore e di delusione per questi ultimi 1.4 km di agonia. Quello che la corsa toglie, prima o poi restituisce |
Le cronache
diranno che ho chiuso la gara in quindicesima posizione (su 1961 arrivati), ottimo piazzamento dunque.
Senza quel tracollo, avrei rosicchiato un paio di posizioni in grande volata...ne
sono sicuro.
Il cronometro
dirà che ho corso 21450 metri alla media di 4’02’’/km che, in sostanza,
significa PB ampiamente abbassato (sui 21097 metri “regolari”, sarebbe 1h25’00’’,
oltre un minuto in meno che a Orbetello)...
La prestazione si
chiude, pertanto, con un ottimo risultato cronometrico ed un miglioramento
importante eppure...eppure per me si tratta di una vittoria a metà, resta il
cruccio di non essere giunto all’arrivo come i sacrifici e gli allenamenti di
questi mesi imponevano. Sono certo, d’accordo con il coach, che si tratti di
qualcosa legato al cibo...non proprio da atleta dei due giorni precedenti la
gara. Una volta tornato a casa, il lunedi’ mattina mi sveglio con la ghiandola
linfatica dietro la mandibola destra gonfia come una pallina da golf, dolori
ovunque, tosse e raffreddore se possibile ancora piu’forti ed il fondato dubbio
retroattivo di avere corso la gara con qualche virus che da una settimana aveva gia’
attaccato il mio corpo.
Gli altri
valorosi condottieri faranno registrare delle buone prestazioni e degli
eccellenti piazzamenti, in particolare il fratello coach, ottimo quarto sui
cinquemila con un tempo di poco superiore ai 17’ e Fabio Rea, che chiude secondo
sui 10000 mt.
Questo e' un arrivo serio: grande volata, braccia al cielo e soddisfazione del coach... |
...e questo e' vincere una medaglia!Grande Fabio |
La giornata si
conclude, dopo la doccia, con un pranzo carnivoro con vista su un passaggio
della maratona (intorno al 39mo km) ancora in corso e sorseggiando un’ottima
birra Leffe, tanto per rimarcare la differenza fra i veri atleti e noi!!
Il volo mi
riporterà a Londra con tanta soddisfazione per avere vissuto un altro fine
settimana di sport sano e pulito insieme al fratello coach, che già medita di
costituire una sezione Lazio Runners Team World dedita alla promozione ed
all’organizzazione di altre trasferte estere, vere e proprie occasioni di
goliardico divertimento e di conviviale piacere.
Le prossime gare
in programma, insieme al coach, dovrebbero essere una 15 km a fine luglio a
Roccaraso (approfittando della casa dei genitori in zona) e la Robin Hood Half
Marathon, in calendario il 30 settembre a Nottingham, con passaggio nel bosco
di Sherwood...speriamo che ad essere derubati siano i ricchi a favore dei
poveri... almeno da queste parti...
Concludo con una
nota di colore: ad Amersfoort ho inaugurato le leggerissime Adidas Adizero F50,
acquistate su Amazon dietro consiglio del coach. Sono delle piume, non c’e’ che
dire, anche se la misura e’ un po’ abbondante ed ho dovuto utilizzare l’ignobile
tecnica del doppio calzino. Ovviamente, non a caso visto il paese dei tulipani,
il colore scelto e’ un accesissimo arancione: non avro’ mai il coraggio di ammetterlo,
ma se avessi chiuso bene anche il ventunesimo chilometro, il titolo di questo
post sarebbe stato probabilmente: ”BrontoRunner, l’olandese volante!”
Le mie fiammanti nuove scarpe da corsa: fotografate il giovedi' precedente la gara, appena consegnate in ufficio! |
Grande racconto!!!! A settembre ti tiro il collo a Nottingham!!!! Altro che 1h24' si fa 1h23''!!!!
ReplyDeleteVane speranze ripone il coach nell'aspirante runner...Spero solo che a Nottingham venga anche Fabio, cosi' corri al suo ritmo per qualche km e mi lasci nelle retrovie :-)
ReplyDeleteIl coach non ha fatto la mezza perchè temeva di perdere(avrebbe vinto) ...ma la strada è segnata ..il sorpasso(per ora solo sui 21km) è quasi confezionato... sul breve ci sarà ancora da aspettare... ma il tempo è dalla tua
ReplyDeleteAscolta sempre il coach : alla fine della giostra ha sempre ragione lui....
ReplyDeleteAd ogni modo prova superba, foriera di futuri sconquassi al PB.
Il dolore che hai descritto mi sembra possa derivare da un affaticamento del fegato : in questo caso cura l'alimentazione aborrendo fritti e grassi... ;D
@Gian Carlo: se io sui 21097 un giorno potrò ambire a 1h23'59,il coach può serenamente attestarsi a 1h20'59: la forbice di potenziale è ancora troppo ampia, ma questo non significa che non ce la metterò tutta. Come va il piede?
ReplyDelete@Marco: non mangio mai fritti, ma ultimamente la mia dieta è particolarmente proteica (carni rosse, legumi, frutta secca) e alla lunga temo possa avere affaticato il fegato. Altrimenti,la spiegazione più semplice è da ricercarsi nei nachos e nelle birre della sera prima della gara :-)