Eccomi finalmente
a scrivere, una volta tanto senza far passare troppi giorni, della mia ultima
gara in terra inglese, corsa domenica 29 aprile sulla distanza della mezza
maratona.
L’evento è nato
in maniera estemporanea, in una delle mie note e deliranti fasi di ricerca
acuta di gare inglesi.
Il sito
Runnersworld.co.uk un mesetto fa mi suggeriva questa mezza maratona, molto ben
organizzata a leggere le recensioni, caratterizzata dai soliti 3-4 km di
salita, molto ondulata e con vari passaggi su sterrato.
Bracknell è una
cittadina di 50.000 anime non distante da Windsor, da Reading e da casa mia,
sede di numerose Aziende fra cui Panasonic, Fujitsu, Dell, HP, Siemens, Microsoft e BMW. Caratteristica e piuttosto affascinante è la
foresta a sud della cittadina, che purtroppo nel corso della gara
attraverseremo solo marginalmente.
Dal sito
internet, in fase di prenotazione, apprendo che la corsa si articola su un
unico giro, che ci sono molti sottopassaggi, che è gareggiata per gran parte
su pista ciclabile, e che l’arrivo è in pieno bosco (e nel fango), come
tanto piace ai podisti di Sua Maestà.
48 ore dopo l’iscrizione
a questa gara, il fratello-coach dall’Italia scopriva una mezza maratona a
Orbetello esattamente sette giorni dopo la Bracknell Half Marathon. Ricevuta la
mia entusiastica approvazione per correre intorno alla laguna, il coach inizia la
sua campagna denigratoria ed ostruzionistica contro la mia partecipazione alla
mezza inglese. Questo a causa delle possibili ripercussioni sul
rendimento nella gara della settimana successiva, per me vero e proprio banco di prova
per cercare di fare il tempone dopo 4 mesi di duro allenamento nell’inverno
britannico.
Preso atto della
mia ostinazione a correrle entrambe, il coach dettava un ritmo target di
massimo 4’30’’ al km, il che avrebbe significato chiuderla oltre il già modesto
PB sulla distanza (1h33’50 a Numana, due anni fa). Pur perplesso e conscio
della tortura nel correre 21 e rotti chilometri in maniera relativamente
frenata, accetto questo compromesso e attendo la gara con la consueta emozione.
La vigilia, contrariamente
a quanto accaduto la settimana precedente alla All Nations, è funestata da una
situazione meteorologica pessima e proibitiva, a tal punto da spingere l’organizzazione
a specificare, sul sito internet ufficiale, che “malgrado le intemperie il
programma sarà confermato” (the show must go on)...
Le previsioni del
glorioso MetOffice, che si riveleranno assolutamente azzeccate, parlavano di 5
gradi, pioggia battente, vento fortissimo da nord-est con raffiche oltre i 60
km/h.
Le previsioni meteo stamattina alle 6.30 (tutti i valori in miglia!) |
Quando la mattina
della gara spalanco le tende della mia camera da letto, già imbronciato per la
sveglia alle 6 in punto di domenica, constato con disappunto che le nefaste
previsioni sono più che confermate.
Alle 7.30 salgo
in macchina e, come si vede dalla foto, la temperatura è di soli 5 gradi,
maledetto MetOffice, mai che ti sbagliassi una volta eh??
Evviva la primavera inglese!!Foto scattata durante la guida |
Dopo neanche
mezzora di guida piacevole in piena campagna inglese, arrivo presso un
parcheggio già gremitissimo e mi rifiuto categoricamente di svolgere il benché
minimo riscaldamento. Anzi, per sfregio ed in segno di protesta contro il
diluvio, mi aggiro per i giardini della villa da cui partirà la gara con un ombrello e scatto varie foto con il
cellulare, quasi fossi un turista...
La zona partenza/arrivo, in primo piano prato allagato dalle acque piovane (non è un laghetto) |
Alle 8.35, dopo aver cazzeggiato e sempre
più infastidito per il vento fortissimo, saluto il coach del mio ex gruppo
podistico inglese, torno al parcheggio e mi cambio con molta, molta, molta
calma.
La partenza è
alle 9 ed io mi presento al traguardo sì e no alle 8.57, posizionandomi a metà
del gruppone dei partenti. Tremo letteralmente dal freddo, impreco fra me e me
e vedo intorno che tutti sono allegri: gli inglesi sono felici e si sentono realizzati
quando c’è fango, sporco, freddo, vento...deve essere qualcosa di
antropologicamente spiegabile.
Riunione pre-partenza dei marshall |
3, 2, 1... si
parteeee! Da bravo aspirante podista, mi attengo alle disposizioni del coach, che
aveva minacciato di licenziarsi qualora avessi corso il primo km ad un ritmo
superiore a 4’30’’/km: sono un orologio svizzero ed i primi duemila metri passano
alla tranquilla media di 4’31’’/km! Da lì inizio a progredire in scioltezza,
cercando di trovare un gruppetto e mantenendo un passo tranquillo ma non certo
da 4’30 (coach, pure tu esageri!). Non trovo punti di riferimento ed in
sostanza corro per conto mio, al mio ritmo e senza fare il parassita: in fondo
si tratta di poco più di un allenamento, no?
La gara è molto
irregolare: solo saliscendi, molti sottopassaggi, un tratto di 3km di salitone
verso metà percorso, un passaggio all’interno della foresta sul fango più
pazzesco, arrivo sulla ghiaia ancora nel bosco...tutto sommato divertente,
malgrado il vento che a volte letteralmente ti sposta, ti frena o ti fa correre
velocissimamente.
La mappa della gara |
Non mi sorprenderà
poi apprendere, alla radio, che questo mese di aprile è stato fra i più piovosi
nella storia dell’isola britannica, come dimostrato dai 41 avvisi/allerte di inondazione
emessi dalle autorità fra ieri e oggi. Dei 1352 iscritti, arriveranno al
traguardo 914 baldi volenterosi (chiamiamoli pure eroi): questa “selezione
naturale” dice tutto delle condizioni ambientali che hanno caratterizzato la
mezza maratona. Suppongo che numerosi degli assenti non si siano proprio
presentati allo start e sinceramente non li biasimo, almeno non del tutto.
Una foto ricordo a fine gara |
Non ricordo
grandi aneddoti durante la corsa, ma ho notato alcune cose: il numero dei “marshalls”
lungo il percorso era elevatissimo e la segnaletica delle direzioni e dei
chilometri (delle miglia per la precisione) davvero molto chiara. Soprattutto
mi ha colpito il numero di persone lungo il percorso: gente che ha sfidato il
freddo, il vento e la pioggia solo per applaudire tutti i podisti in transito
(e non solamente i parenti o gli amici). Tantissimi bambini che, presso le 6
zone di rifornimento, erano diligentemente addetti ed esecutori della consegna
delle spugne.
Mentre correvo mi
domandavo se le mamme italiane, in quelle condizioni, avrebbero mai permesso ai
figli di varcare l’uscio di casa, figuriamoci se senza un colbacco o una tenuta da
sci.
Altra riflessione
e domanda che mi ha attanagliato durante tutto il percorso: “qualche pazzo
userà le spugne imbevute d’acqua oggi?”
Per me si è trattato di un ottimo allenamento di qualità in vista della mezza maratona di domenica 6
maggio a Orbetello, che vorrei correre decentemente sotto la spinta e l’incoraggiamento
del fratello-coach, il quale non ha approvato il mio tempo di gara,
ritendendolo troppo veloce e prevedendo un mio tracollo fra una settimana
intorno alla laguna! Mi ha minacciato di dimettersi se non corro sotto 1h26’: mi sembra un’impresa e sinceramente temo di non farcela per limiti umani! Peraltro
è probabile che non pernotteremo la sera prima ad Orbetello: si tratterebbe dunque di
una massacrante alzataccia alle 5 del mattino, che non mi farebbe arrivare al massimo della
forma per tentare simili imprese.
Tornando al
racconto odierno, il tempo della Bracknell Half Marathon, 1h28’50’’, mi soddisfa in pieno e mi fa chiudere con un’onorevolissima 38a posizione. Rispetto al
precedente PB, corso alla Conero Half Marathon nel 2010, ho fatto registrare un
calo di 5 minuti esatti...Gli allenamenti cominciano a pagare o forse oggi ho
raggiunto il picco della forma e se ne riparla fra qualche mese?
Parziali:
Dalla gelida e invernale Inghilterra, un caro saluto a tutti e congratulazioni a chi, come il coach, ha corso l’Appia Run in un clima estivo, di certo molto diverso dal mio e non ideale per questo sport.
Prossima fermata: mezza maratona del 4° Giro della Laguna, domenica 6 maggio!