La villa (oggi privata) della tenuta di Hatchlands |
Contravvenendo ancora
una volta alle disposizioni del fratello coach e giù di corda per il rientro
dalle vacanze estive, quest’anno volate letteralmente nelle due sole settimane prese
a luglio, qualche tempo fa mi sono messo alla ricerca di una gara piatta non
troppo distante da casa mia, da gareggiare a ragionevole distanza dalla mezza
maratona di Robin Hood, che si terrà a Nottingham il 30 settembre.
Il solito portale di
riferimento (runnersworld.co.uk) mi segnalava la Hatchlands Park Run, una corsa
di due giri da 10 km all’interno di una meravigliosa e tipica tenuta inglese di
circa 400 ettari, risalente al 1750 e ad oggi proprietà privata. A quanto ho
letto, la sua villa ospita la più grande collezione di strumenti a tastiera
d’Europa, associati a illustri musicisti e compositori, da Bach e Chopin.
L’evento era
organizzato dal Lions Club della cittadina di Guildford a sostegno di un’associazione
caritatevole che si occupa di particolari cure ai malati di cuore.
In assenza del
coach, questa volta la fonte di uno stimolo competitivo sarà rappresentata dalla
presenza ai nastri di partenza dello spilungone Peter Crouch, il quale è stato
avvisato a tempo debito della mia intenzione di gareggiare ed invitato a farmi
compagnia (= a sfidarmi). Peter Crouch, per chi non lo sapesse, è il soprannome
da me assegnato ad un ex compagno di allenamento settimanale con un gruppo
sportivo inglese che si ritrova tutti i mercoledì vicino casa mia. Ormai da
mesi, da quando ho iniziato la “terapia” di allenamenti dettati da Roma dal
fratello coach, snobbo il gruppo, ma non ho smesso di avercela (sportivamente
parlando) a morte con Peter Crouch vista la sua spocchiosa maniera di correre
come un forsennato anche in allenamento e visto che nell’unico precedente di
gara disputata insieme mi ha battutto di una manciata di secondi, a gennaio(Bromley
10 km, vedere post precedente). Da allora è passata tanta acqua sotto i ponti:
io mi alleno con una certa intensità e, oserei dire, con serietà, mentre Peter
Crouch è andato a vivere a 40 km da qui ed è stato addirittura avvistato con
una sigaretta in bocca!!
Tornando alle
cronache podistiche, la partenza della corsa è fissata per le 11 in punto:
ottimo orario per chi, come me, si impone sempre la sveglia almeno 3 ore prima
della gara. Alle 8 mi alzo, dopo la solita notte agitata di questi ultimi
tempi, affronto la consueta abbondantissima colazione con pane tostato,
marmellata, latte e caffè e via in macchina verso questa tipicissima tenuta di
campagna inglese.
Arrivo sul
posto un’ora prima dello start e mi accorgo subito di essere in un paradiso
verde: boschi, quiete, siepi perfettamente curate, una villa incantevole ed il
gazebo degli influentissimi Lions Club di Guildford già in vista. Un’altra
tenda, sorvegliata da due arzille ottantenni inglesi, ospitava la zona deposito
zaini e indumenti vari. Il clima è rilassatissimo, tutti i volontari dell’organizzazione
hanno oltre 70 anni, ma sono simpatici, gentili, rigorosamente WASP,
evidentemente privilegiati ricconi e notabili locali affiliati al Lions.
Altro scorcio della villa |
Le ottantenni a guardia delle borse |
Peter Crouch mi
manda un sms dicendomi di essere arrivato già da un pezzo. Brutto segno, forse
è carico e vuole umiliarmi in gara...lo assecondo e lo saluto con cordiale
rivalità. Giorni prima della gara, da bravo podista, mi avevo domandato se
fossi allenato e quali obiettivi cronometrici avessi, salvo poi mettere le mani
avanti annunciando di avere una festa la sera prima della gara. Insomma, il
prototipo del podista universale, che ha sempre una scusa pronta prima di
qualsiasi gara per giustificare eventuali prestazioni negative. Bello ritrovare
il linguaggio unico dei tapascioni in tutto il mondo.
La tentazione è
stata quella di rispondergli dicendo che il mio stato di forma è pietoso e che
non mi alleno con regolarità da mesi, concludendo con un target time in gara di
43’. Il coach, preventivamente consultato, mi invitava alla sportività,
assicurandomi che Peter Crouch sarebbe stato sconfitto senza trucchetti e
pretattica. Alla fine il mio sms di risposta parlava di un discreto stato di
forma, di allenamenti regolari e dell’obiettivo di chiudere la gara sotto i 40’.
Onorati gli
obblighi pre-gara, constatando l’eccellente stato di pulizia dei bagni siti all’interno
del centro visite del parco, con fare amichevole invito Peter Crouch ad una
ventina di minuti di riscaldamento. Il clima è grigio, la temperatura è mite
(15 °C), il vento assente.
Fin dal
riscaldamento, constato che:
- · i primi 70-100 metri di gara sono in salita (altroché flat race)
- · intorno al 4° km c’è un’altra salita di 400 metri
- · il fondo è completamente erboso e sterrato
- · la zona è circondata da collinette (flat race un corno!)
- · il terreno è reso bagnato dalla pioggerellina che cada dalle prime ore del mattino
- · la gara ha molti passaggi nei boschi
Penso ai soliti
e frequenti tratti di sterrato fangoso che tanto piacciono ai podisti di Sua Maestà
e che a dura prova metteranno le mie scarpe da trail, da poche settimane
acquistate.
Gli iscritti
alla gara, a detta degli organizzatori, sono un centinaio, ma ai nastri di
partenza si presenteranno un’ottantina di anime. Peccato perché lo scenario meritava
davvero e l’organizzazione, per quanto “casareccia”, non mostrerà una pecca.
Zona partenza, "giovani" organizzatori del Lions Club in vista |
Tre, due, uno,
si parte con tanto di trombetta...che ha probabilmente svegliato le due vecchie
ottantenni di guardia alle borse e agli zaini J
Vedo subito
sfrecciare davanti a me i primi due, che faranno gara a parte ed un altro sparuto
gruppetto più compatto di 5-6 persone. Sono decimo e mi attesto al passo senza
strafare e senza curarmi di nessuno. Peter Crouch è dietro, non capisco, lui
che ha sempre una partenza ottusamente fulminea. Non lo sento, non lo vedo, non
mi manca!
Partenza,
dicevo, con breve salita sul pratone seguita da una discesa di almeno 400 mt, il
primo chilometro fila liscio e sarà chiuso a 3’51, un po’ troppo veloce
ovviamente. Stabilizzo il ritmo, anche perché dal km 1 al km 3 il percorso è in
leggera salita, chiudo il secondo km a 4’00 ed il terzo, come prevedibile, a 4’15.
Il quarto km, nonostante la salita avvistata in fase di riscaldamento, si chiude
in 4’09, trainato forse dalla vista di un gruppetto di 3 “lepri” davanti a me
di un centinaio di metri. Chiuderò i primi 5000 mt con un prudente 20’15: la
gara è meno piatta del previsto, il terreno è pesante, lento, erboso e da
trail, le scarpe non sono di certo le più leggere al mondo, posso accontentarmi
di un onorevole over 40 (minuti).
Frattanto, al
termine del primo dei due giri, mi accordo di non avere il pettorale, meglio
sarebbe dire mi accorgo di averlo perso in qualche momento di gara. Penso al
complotto di Peter Crouch, che potrebbe aver segato le spille a mia insaputa
durante il riscaldamento, penso a Moggi, alla Juve ladrona, al Governo ladro,
ma soprattutto penso e ripenso prima di ricordare il numero (l’otto) che dovrà
comunicare all’arrivo per farmi registrare regolarmente fra i classificati
arrivati!
Al sesto
chilometro le tre lepri non sono più lontane: entrambi più o meno dell’età mia,
uno tamarramente tatuato su tutte le braccia, ai piedi ha un paio di scarpe
che, non vorrei sbagliarmi, sembrano scarpini da calcetto (per carità, dato il
fondo erboso, forse preferibili alle normali scarpe da corsa, ma gli sono stato
alle calcagna per due km solo per cercare di capire se fossero davvero da
calcio o no). L’altro è un podista serio, gamba lunga e magra, stile poco
dispendioso, capello e andatura da tapascione. Il terzo crollerà al settimo
chilometro e di lui nessuna traccia.
Mi ritrovo a
correre gli ultimi 3 km con questi due tipi, quello con la tenuta seria si
ferma per allacciarsi le scarpe ma mi riprende dopo poco, il sospetto giocatore
di calcetto tira come un pazzo ma annaspa e si sente il fiatone da tre metri di
distanza, io faccio l’attendista, sto bene ma non ha senso tirare oltre modo.
Alla prima salita attacco, forse memore dei cazziatoni derisori del coach, il
quale dice che in salita sono ancora poco efficiente e, a detta del suo coach (Mimmo-olé),
dovrei lavorare sul potenziamento e sulla velocità perché sulla resistenza e
sulle lunghe distanze sono già a posto. Non so come e perché, ma all’ottavo
chilometro non sento più alcun passo arrivare dai due: evidentemente sono
schiattati nella breve salita. Io non esulto e non mi fido. Continuo al mio
ritmo, con una dannata tentazione di voltarmi, cui non cederò se non a 300
metri dalla fine.
Al km 8.8 la
sorpresa: mentre stabilizzavo il ritmo, sento l’avvicinarsi di passi sicuri e
veloci. Attendo l’arrivo del giovane podista dalle sembianze serie ed invece
chi mi sbuca?Un quarantacinquenne in formissima, senza apparente stato di
fatica, con canotta professionale e andatura per me fuori portata. Mi supera, lo
saluto, mi risaluta e arriverà davanti di almeno 20-30 secondi. Che disdetta,
penso fra me e me: fra i due litiganti, ecco il terzo che gode...ma da dove è
arrivato e perché con quell’andatura da energico virgulto non ha condotto una
gara ben più veloce fin dall’inizio?
Concludo il mio
secondo giro con un onesto ultimo chilometro a 3’44 ed un tempo sui 5000 mt di
19’37. Tempo finale di gara, da gps, 39’52 per 10 km esatti. Arrivo e ricevo i
complimenti degli anziani organizzatori e di quelli che mi hanno preceduto.
Breve ristoro, il tempo di andare a ritirare la medaglia e vedo sulla lavagna i
tempi dei primi tre classificati: 36’11, 36’50 e 37’55. Decisamente fuori
portata. La ottantenne preposta alla trascrizione delle classifiche mi dice,
una volta appreso il mio tempo di gara, che non sono arrivato affatto lontano
dal terzo. Fra me e me provo tenerezza per l’innocente bestemmia appena
ascoltata: quei due minuti che mi separano dal podio sono un oceano che forse
non riuscirò mai a navigare in tutta la mia vita. Ringrazio, mi complimento per
la bella organizzazione e mi avvio alla macchina...
Oddio, no, non
posso andarmene, manca qualcosa, non mi tornano i conti, manca qualcuno...PETER
CROUCH???? Non è ancora giunto al traguardo, mi guardo intorno, forse mi ha
superato senza che me ne fossi accorto?No, non è possibile...Alla fine, dopo
circa 4 minuti, ecco che all’orizzonte spunta la sagoma del rivalissimo
spilungone. Appena arriva, litiga con il cronometro e lo azzera quasi a onta
della prestazione sottotono. Dirà di essersi sentito male durante il percorso,
addirittura sosterrà di avere vomitato due volte, ma che non ha voluto
mollare...In effetti mi sembrava pallido all’arrivo...
No, non è certo
così che lo voglio battere, mica sono juventino, non infierisco e non esulto
neanche in cuor mio. Lui rilancia la sfida e propone una mezza maratona sulla
costa inglese, vicino Southampton, a novembre. Da varie ricerche, ho scoperto
essere una delle più veloci di tutte l’Inghilterra e Peter Crouch dichiara di
volerla chiudere in 1h28: forse la corre bendato e saltellando su una gamba
sola? Insomma, uno come lui può puntare all’ora e venti!Noooo, è un bluff.
So British... |
Apprenderò dopo
qualche giorno che ho chiuso la gara con un’onorevole quinta posizione e
portando a casa buone sensazioni di forma in vista della mezza maratona di
Nottingham, per la quale non vedo l’ora di accogliere a braccia aperte la
delegazione della Lazio Runners Team, capeggiata dal fratello coach. A
proposito di quest’ultimo, ha bandito qualsiasi altra competizione da qui a Nottingham
(30 settembre). Considerato che dal 17 al 21 sarò a Dublino per lavoro e potrò (forse)
riuscire a correre una sola volta, dovrò cedere ai suoi consigli e non
disperdere energie in gare senza senso podistico per concentrarmi al meglio
sugli allenamenti.
A Nottingham
sarà la prova del nove: una gara a quanto pare bellissima e veloce, il coach si
sta già lanciando in fantasmagorici pronostici, gasato probabilmente anche dagli
ottimi risultati che, in qualità di allenatore, sta facendo registrare al
fortissimo compagno di squadra Fabio.
Chiudo questo
post con il grande vincitore del mese, podisticamente e non solo simbolicamente
parlando: l’altro fratello, Luigi, da sempre il pigro di casa, godereccio e
positivamente incline sia a Bacco che a tabacco, ha ceduto alla tentazione e da
ormai un mesetto indossa scarpe e completo da corsa e si allena con una certa
regolarità. Ovviamente, l’altro fratello, il coach, da bravo Deus Ex Machina,
cerca di indirizzarlo ad una graduale attività onde evitare infortuni e
deleteri sovraccarichi alle ginocchia.
La caparbietà
di Luigi ha peraltro punzecchiato un insospettabile lato competitivo nel padre
di tutti e tre, il quale ha iniziato, all’età di 64 anni, a prendere i tempi
delle proprie corse e a porsi piccoli traguardi cronometrici.
Già si parla,
al trofeo Sant’Ippolito di Fiumicino ad inizio ottobre, di tre fratelli
Massetti ai nastri di partenza per quella che potrebbe essere la gara più bella
dell’anno, almeno sportivamente parlando, per lo scrivente aspirante
brontorunner.
Evviva il podismo,
evviva il coach e che Dio salvi la Regina!
Divertentissimo Post! Pronostico del Coach, sul duello con Peter Crouch, ampiamente rispettato.
ReplyDeleteL'Oceano, come lo hai voluto definire tu, che ti separa dal fare 37'55'' in una gara di 10km, a mio avviso, può essere "guadato" in 6 mesi (almeno per quanto riguarda una 10km piatta e stradale!!!!!
Riguardo, invece, al pronostico sulla mezzamaratona di Nottingham di fine mese scrivo indelebilmente che farai un tempo tra 1.22.59 e 1.23.59, firmato con il sudore degli allenamenti!!
P.S.: ovviamente in condizioni meteo e di percorso ottimali.
Ecco, cresce l'ansia da prestazione...
ReplyDeleteSulla mezza-maratona, forse prima di passare a miglior vita riusciro' a fare quel tempo. Sui 10k, penso proprio di avere dei limiti strutturali che mi impediscono di scendere sotto i 38'30 (che gia' sarebbero un miracoloso traguardo)
..Secondo me, stai per inquadrare nel mirino il coach... ;D
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