Le favolose
avventure di Brontorunner questa volta hanno come scenario il parco londinese
di Battersea, circa ottanta ettari di meraviglioso polmone verde in piena
città, sulla sponda del Tamigi opposta al quartiere Chelsea.
Percorso circolare da ripetere due volte |
Il parco, inaugurato
a metà Ottocento, un tempo ospitava una sorta di pedana sui cui si disputavano
i duelli a fuoco fra nobili; oggi è un
paradiso per gli sportivi londinesi, visti i suoi larghi e pianeggianti viali, 16
campi da tennis, una palestra, una pista di atletica, dei laghetti artificiali per
il canottaggio e svariati prati adibiti a campi di calcio e di rugby. Proprio a
Battersea, nel lontano 1864, si disputò la prima partita nella storia della
English Football Association.
Digressioni
storiche a parte e tornando alla cruda cronaca podistica, va detto che la mia
partecipazione a questa gara è stata decisa a tavolino ed in “zona Cesarini” dal fratello-coach, che mi ha “caldamente invitato” ad iscrivermi per provare il mio stato
di forma su una distanza, quella dei 5 km, per me assolutamente inedita e mai affrontata
in gara. Il coach si esalta in queste corse brevi, io mi stresso, ma ho
accettato “il consiglio” e mi sono iscritto.
Le mie già vistose riserve hanno infine preso dimensioni di “ansia da prestazione”
quando lo stesso coach, alla vigilia, ha pronosticato un clamoroso risultato
cronometrico di 17’59’’.
Il giorno della
gara mi sveglio alle 6.10 e decido di arrivare sul posto con un largo anticipo
(quasi un’ora e mezzo prima dello start) per effettuare un giro di ricognizione
e, soprattutto, per fare fronte con un lungo riscaldamento alla rigida temperatura (intorno allo zero) che nella notte ha ghiacciato il vetro della macchina.
Seppur ubicato in
un quartiere non certo di lusso, una volta varcato il cancello del Battersea
Park, mi sono trovato in uno splendido luogo, tenuto benissimo, fra viali
alberati e prati tipici inglesi perfetti. Il sole limpido di una rigida
domenica mattina ha senz’altro contribuito a rendere lo scenario ancora più
affascinante. Non tira vento, non c’è fango per terra: sogno o son desto?
Una sezione del tracciato di gara |
All'altezza del km 1.7 |
Uno scenario fantastico di prima mattina |
Per riscaldamento
decido di percorrere il tracciato di gara, un veloce circuito da 2.5 km da
ripetere due volte, all’apparenza pianeggiante e caratterizzato da larghi viali
alberati e larghe curve. Unici “punti deboli” si riveleranno un tratto di
qualche centinaia di metri in contropendenza ed un’inversione a “U”, con i
soliti birilli a terra.
Tratto di inversione a U con curva verso destra in prossimità dei birilli... |
...seguito dal rettinileone finale, con arco di arrivo visibile all'orizzonte |
Dato che fa freddo,
il mio riscaldamento sarà di ben 5.6 km, ovvero due giri di gara più seicento
metri di allunghi e ripetute. Non male, io che di solito mi presento piuttosto
freddo alla partenza.
A un quarto d’ora
dallo start, lo speaker chiama “coloro che hanno ambizioni di vittoria” a
collocarsi nelle prime file . Io, come sempre, mi guardo
bene dal farmi avanti fino a quando, nel vedere una decina di improbabili
figuri avanzare baldanzosamente, rompo gli indugi e decido di fare lo spaccone,
mettendomi addirittura in prima fila!
Il sole bacia i belli... |
...e soprattutto i brutti |
Nel frattempo il
DJ scimmione inizia a mettere musica improbabile e inizia il
riscaldamento animato e collettivo. I podisti seri si vedono subito perché
danno le spalle al podio del DJ e si concentrano solo sulla gara. Io, che ovviamente
non appartengo a questa categoria, mi sono invece goduto lo “spettacolo” e non
ho disdegnato qualche timidissimo tentativo di andatura/stretching a ritmo di
musica...giusto per scaldarmi e per stare al gioco.
Lo start arriva
puntuale alle 10.00 e vedo subito partire davanti a me quattro atleti che
avevano tutte le fattezze/movenze/sembianze dei “podisti seri” e che infatti nel warm-up non
avevano degnato il palco del DJ neanche di uno sguardo.
Zona partenza, ancora semi deserta a un'ora e mezzo dallo start |
Mi attesto al quinto
posto, cercando di seguire i consigli del coach (“fai il primo km a 3’30, il
secondo attestandoti a 3’40 e poi vedi come ti senti...”). Mi godo questi
vialoni alberati e in men che non si dica il primo km si chiude a 3’31, come da
disposizioni del coach.
L’aria è fredda ma non tira vento, il tracciato è
pianeggiante, si corre che è un piacere. Intanto, il quarto atleta inizia a rallentare e, da paziente avvoltoio, lo supero di slancio al km 1.5. Davanti vedo la coppia di testa, un
giovanotto danese ed un inglese con ai piedi le super tecnologiche scarpe
Newton. Entrambi fanno e faranno fino all'ultimo gara a parte.
Sono a meno di
cento metri di distanza da me ma vanno ad un ritmo che non intendo minimamente imitare. Il terzo podista, tanto per cambiare un roscio (sono il
mio tormento), è a una cinquantina di metri da me e sembra andare senza
problemi. Sono quarto, ottimo piazzamento penso per qualche minuto. Mi accontento? Boh, non ci penso e vado avanti.
Affronto la contropendenza
e a arrivo al km 2, che chiudo a 3’36. Sto bene, buon ritmo e zero fiatone, affronto
la curva a “U” prima di immettermi nel bel rettilineo finale di 3-400 metri con
vista dell’arco di arrivo in lontananza. Transito davanti alla zona partenza,
tanto pubblico e tanto tifo mi spronano a fare bene, chiudo il km 3 tenendo il
ritmo e, malgrado il rallentamento dell’inversione di marcia, faccio registrare
un 3’37 più che soddisfacente.
Il terzo atleta
mi sembra più vicino, a non più di trenta metri adesso, si può osare, mi gaso e
nel giro di ottocento metri, lo affianco dicendogli di tenere duro (ma perché
non sto zitto?) con finta sporitività, salvo poi infilarlo e
superarlo appena prima di affrontare i birilli nel tratto di gara più lento, la famigerata curvona a U. Quarto km a 3’35.
Da lì è iniziata
un’altra gara, su un altro pianeta, forse in un’altra era.
Penso di
essere entrato in uno stato catalettico di trance agonistica, con i sogni di gloria che tutto d’un
tratto diventano realtà: per la prima volta nella mia carriera podistica, mi
trovo a circa 300 metri dalla fine e sono virtualmente sul podio!!! Il roscio
sembra starmi dietro, ma ha il fiatone ed io inizio a mulinellare le gambe nel
rettilineone finale, quello con vista sull’arco dell’arrivo, lasciandogli zero
speranze e tenendomelo impietosamente alle spalle fino alla linea del traguardo, per sempre, in una
progressione che mi vedrà correre l’ultimo km (al gps gli ultimi 900 mt) a 3’25.
La seconda metà del rettilineone finale, con arrivo sotto l'arco |
Il pubblico
applaude ed io sono TERZO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Podio su un totale di 608 atleti
arrivati!! Ok, il livello medio delle gare inglesi non è alto come quello delle
gare dei tapascioni (in particolare) romani, ma non si può negare che si
tratta di un grande risultato, nonché mio PB (e ci voleva poco, visto che è la
prima gara che disputo sulla distanza dei 5 km!!).
Il cronometro
dirà di un tempo eccellente, ben migliore anche delle previsioni più rosee del
coach: 17’23. Secondo il mio GPS il tracciato di gara è di 4.9 km, il che
significherebbe comunque un tempo virtuale sui 5 km di 17’42-17’44, fantastico
lo stesso: 3’33/km di media, senza avere sofferto e con energia ancora
in corpo!!
Arrivo al
traguardo fresco come una rosa, nessun dolore al fianco mi tormenta questa
volta, né sento fatica.
Sono soddisfattissimo
per la gara, per il piazzamento, per questo sole che solamente in tarda
mattinata inizia a trasmettere una parvenza di tepore a noi atleti.
La soddisfazione mi fa venire voglia di
correre ancora e, infatti, mi "sparo" altri 2 km di defaticamento in giro per il
parco, felice e convinto di avere incontrato le aspettative dell’esigente coach,
i cui allenamenti sulla velocità stanno dando risultati davvero incoraggianti (oh, che sia chiaro e messo agli atti, io continuo a preferire le mezzemaratone!).
La prossima tappa podistica sarà una gara di 10 km a Parigi, domenica 18 novembre: il tracciato questa volta
si prevede ondulato, con una salitona terrificante (a detta dei blogger
transalpini) e condizioni meteo che difficilmente saranno tanto favorevoli come
in questa soleggiata domenica londinese di metà novembre.
Viva i podisti
londinesi, viva il coach e...alla prossima, mirabolante avventura sportiva!
questa volta c'è poco da dire: clap clap clap!!!!
ReplyDeleteCorrere a questi ritmi ti darà sicurezza per tenere "comodamente" i 3'45''/km sulla mezza.......
Ma che dici? Farebbe 1h19'25...tempo che neanche nei sogni oso immaginare. Va bene porsi degli obiettivi, ma non lasciamoci andare a facili e pericolosissimi entusiasmi.
ReplyDeleteDevo superare il rigido inverno inglese e vedere di attaccare, con l'arrivo della primavera, il PB di Nottingham!
Ma un bel PB sulla 10km intanto? :)
ReplyDeleteIl resto a seguire ... ;P