La ratio dell’iscrizione a questa gara è
stata la seguente: il coach ha constatato un grande margine di miglioramento per
l’aspirante brontorunner nelle brevi distanze, con conseguente e necessario
obbligo di lavorare sulla forza e sulla potenza, piuttosto che sulla resistenza.
Pertanto, dopo attenta analisi del calendario podistico inglese, la preferenza
è andata a una gara campestre, la Pine Ridge Run, opzione ideale per allenare
queste caratteristiche.
Mappa gara |
Con grande
curiosità, interesse e un certo sospetto mi sono avvicinato a questa
manifestazione, presentata come gara paesaggisticamente incantevole, off-road,
ondulata, completamente immersa nella tenuta di Wisley. Da ricerche ulteriori su
internet, apprenderò che si tratta di un’area di oltre 300 ettari nel
verdissimo Surrey, dichiarata sito nazionale di particolare interesse
naturalistico per la conservazione e la salvaguardia di specie floreali,
incluso nella lista delle “European Special Protection Areas”. Betulle, boschi
di pini e brughiera rappresentano lo scenario mozzafiato di chi ha la fortuna
di capitarci.
1 km di camminata dal parcheggio allo start |
Brughiera inglese |
Con l’insana
collaborazione del coach, qualche giorno prima della gara ho incrociato, su
Garmin Connect, tempi, distanze effettive e livello medio di vari soggetti, le
cui gesta nelle edizioni passate, soprattutto quella 2011, sono state puntualmete
spiate. Fra le varie curiosità, questa analisi ci ha mostrato che lo scorso
anno il percorso era qualche centinaio di metri più corto rispetto ai 10 km ufficiali.
Come prevedibile,
dalle ricerche si evinceva e prevedeva anche uno sforzo muscolare notevole, con
grande irregolarità, nel percorso, con impegnativi saliscendi e traiettorie
poco lineari . Ciò che invece Garmin Connect non poteva rilevare è l’utilizzo
di vari bloggers delle parole “muddy”, "sandy" e “undulating” per descrivere la
Pine Ridge. Insomma, come sempre avrei
dovuto affrontare fango, saliscendi, sabbia e fatica bestiale. Pensare che uno
come me, podista equilibrato, predilige la strada e la regolarità del passo!
Muddy sicuramente è muddy |
Sandy sicuramente è sandy (in lontananza bandiera dello start) |
Mi dico che si
tratta di un allenamento piuttosto duro e la prendo con filosofia, almeno prima
della partenza.
Arrivo sul posto
in sabato mattina incantevole: sole splendente in cielo, aria tersa, 5 gradi di
temperatura, vento sostenuto (e purtroppo forte durante la corsa). Durante il
tragitto vedo dal finestrino cavalli, mucche, scoiattoli, una natura
rigogliosissima, il meglio della campagna inglese, tante colline, tipicissimi
scenari rurali. Insomma, mi reco alla corsa con spirito rinfrancato e positivo,
sono ottimista e non voglio pensare al fondo muddy, sandy e undulating che di
lì a poco mi avrebbe “accolto a braccia aperte”.
Arrivato nella
zona parcheggio, che disterà dallo start 1 km di camminata su terreno impervio,
noto moltissimi e solerti marshals dell’organizzazione in versione
parcheggiatori, un clima diffusamente disteso, un immancabile gazebo per la
consegna dei chip (il pettorale mi era giunto per posta), area caffè e torte
(sic!). Insomma, il solito spirito allegro delle manifestazioni podistiche in
terra inglese che ogni volta mi fanno preferire la faticaccia e l’alzataccia ad
un sonno prolungato nel fine settimana.
Zona consegna chip |
Plotone di marshals |
Ai piedi stavolta
ho le pesanti New Balance da trail, che si riveleranno necessarie e utili per
“sopravvivere”, come del resto era stato puntualmente fatto intendere
dall’organizzazione qualche giorno prima della gara.
Giungo sul posto
un’ora prima dello start per fare una breve ricognizione, scattare qualche
foto, tornare alla macchina e riandare nella zona partenza, che appunto si
trova ad una decina di minuti a piedi dai parcheggi.
Il vento si dovrebbe "vedere" dalla bandiera e dai rami |
In questo angolo di
paradiso inizio a vedere le prime cose che, podisticamente parlando, non mi
piacciono: percorso pieno di fango “fresco”, pozzanghere, radici, buche e terra
morbida che sembra sabbia di mare. Il vento soffia a ritmo crescente, il che di
certo non avrebbe aiutato noi corridori.
Sopralluogo e ricognizione pre-gara |
Zona partenza |
Il mio zaino che posa in foto |
Il tempo di fare pipì per qualche
fratta e mi attesto con umiltà nel primo gruppetto di 20-30 persone allo start.
Dietro si forma una lunga coda ed un serpentone di 400-500 podisti. Al mio
fianco noto un imberbe ragazzotto con ai piedi le scarpe che
ho appena ordinato per i miei allenamenti, le Brooks Ghost 4, comode A3 che
dovrebbero nei prossimi giorni mandare in pensione le fantastiche ed eccellenti
Mizuno Wave Rider 15, dopo quasi 800 km di onorato servizio.
Il luogo di
partenza non coincide con quello dell’arrivo, che per fortuna è più vicino alle
auto parcheggiate. Lo start è dato con circa
15’ di ritardo a causa, appunto, delle persone attardatesi a pascolare in zona
parcheggio, malgrado i ripetuti avvisi dell’organizzazione a farsi trovare
pronti per le 10.30 sotto l’arco di partenza.
Si parte con un
countdown all’americana, io mi posiziono nel gruppetto dei primi 20. Tempo 80
metri e, colpevolmente, taglio la strada ad un povero podista per evitare una non
meglio identificata (e gigantesca) massa fangosa con pozzanghera incorporata
che, secondo me, avrebbe anche potuto celare
le prove del delitto Kennedy o un frigorifero!! Quello non batte ciglio e, al
mio scusarmi, si scusa a sua volta (molto British): se l’avessi fatto al coach,
mi avrebbe stroncato la carriera podistica con un perentorio calcione
spaccagambe. Evviva il pacifismo inglese...
Constato tre
cose: il fondo fa schifo, si inizia subito con 200 mt di salita (che non mi
aspettavo) e due podiste-donne fanno sul serio partendo sparate e
distanziandomi subito. Tutti questi tre negativi elementi si protrarranno
maledettamente fino al traguardo.
Come a Richmond,
parto con lo scopo unico e principale di restare in piedi e di non tuffarmi di
faccia nel fango. Fare il tempo o la grande prestazione è per me impossibile;
diversamente da quella gara, qui noto tanti saliscendi e terreno morbidissimo,
spesso sabbioso.
Penso poi che il
destino mi aveva avvisato chiaramente facendo capitare questa gara nel periodo
dell’uragano Sandy (appunto, “sandy” come sabbioso) e di Ognissanti...ma
proprio tutti tutti quelli contro cui ho imprecato dal primo alll’ultimo
secondo di corsa!
Chiudo i primi
due km in maniera decorosa, seguendo strane traiettorie per evitare di cadere
(3’52, 3’55), al terzo e al quarto chilometro iniziano tratti in salita
piuttosto fastidiosi, soprattutto fra il km 3 ed il km 3.5. Al quarto penso
seriamente di fermarmi, come sempre non per l’affanno o per infortuni, ma
perché non mi piace questo tipo di gare, che possono causare solo danni a
tendini e al morale. Decido non so come di andare avanti, terzo km a 4'08, quarto a 4’21,
quinto a 4’02. Gara decisamente lenta.
Da questa fase mi
metto a correre con un gruppetto di sei persone, che sono riuscito a
riprendere. Non sono dei fulmini, ma mi fa bene avere un punto di riferimento e
riprendere un passo regolare e controllato (sesto km: 4’01). Purtroppo dura
poco perché ricominciano delle salite irritanti che mi faranno chiudere il
settimo a 4’10. Quando mancano 3 km, forse perché esausto psicologicamente
dalla gara che non sopporto, mi getto corpo in avanti e aggredisco una discesa
utilizzando lo stile del coach. Sorprendentemente, dei sei del gruppetto, cinque
si staccheranno e solamente uno mi resterà alle calcagna, fino all’ultimo. In
una gara opaca, uno sprazzo di orgoglio e di riscossa!
Ottavo km a 3’58,
dopo 500 metri si ritransita davanti alla zona partenza e si arriva al cartello
del nono, dove vedo un atleta zoppicante, fermo ai lati del sentiero infangato:
forse era lo stesso che ho visto infortunarsi “in diretta” nella prima parte di
gara e che adesso stava avviandosi in zona traguardo? Non lo saprò mai. Non mi
sorprendo, comunque, considerato il terreno accidentato.
Al nono
chilometro sento il solito dolore al fianco destro tormentarmi, non che oggi
conti molto ma mi dà davvero fastidio e il sorpasso del podista, che mi seguiva
dal mio allungo del settimo km, giunge non solo inesorabile ma per certi versi quasi
liberatorio. Ovviamente mi passa in un tratto in cui mi ero fermato
(letteralmente al passo) perché la strada era sbarrata in ogni centimetro
quadrato da fango e pozzanghere.
Nono e decimo rispettivamente a 4'04 e a 3'59.
Mi complimento e
gli faccio ampi cenni di allungare: voglio chiudere questa agonia psicologica
da solo, con un ultimo km lentissimo per non smadonnare soprattutto contro il
fianco che mi fa di nuovo male.
Sorprendentemente e con grande sportività, il
tizio si volta e mi incita a non mollare, dicendomi che terrà lui il passo e di
seguirlo perché c’è un altro (del gruppetto dei sei) che sta arrivando in
progressione da dietro. Questo appello a stringere i denti mi è servito per non
crollare e per seguirlo, ovviamente a distanza, negli ultimi 300 metri di fango
prima di giungere sul rettilineo transennato, tagliare il traguardo e vedere un
tempo non certo esaltante di 41’31’’ (che, sui 10250 metri percorsi, equivale
ad una media di 4’03 al km).
Il tizio che mi
ha incoraggiato mi viene incontro per congratularsi e per darmi la mano: forse
ha letto la grande delusione sul mio volto e mi ha voluto consolare,
confermando la bella solidarietà fra podisti che già in gara aveva ampiamente
dimostrato. Il ragazzetto alle spalle non mi ha ripreso, per la cronaca.
Prima della gara si ride sempre...se corro con i ciclisti, significa che non ho buone sensazioni |
Come sempre,
quando insoddisfatto di una prestazione podistica, ho preso da bere, ho
ritirato il pacco gara (stavolta una bella maglia verde) e a capo chino me ne
sono andato via.
La cronaca dirà
che mi sono classificato 10° assoluto su 495 arrivati e che quest’anno mediamente si è
andati 2 minuti più lenti che ne 2011.
Questo ottimismo
va però obiettivamente mitigato dal fatto che la corsa era leggermente più
lunga che lo scorso anno e, dagli esiti di un controllo incrociato dei tempi in
altre gare di almeno 4 persone che mi hanno preceduto, si evince chiaramente
che sul tracciato campestre e ondulato sono ancora troppo lento in termini
relativi. Non è accettabile che in gare “bucoliche” del genere mi superi gente
che su strada (e soprattutto in mezzamaratona) sconfiggerei con facilità, anche
andando ben più piano che a Nottingham. Ampi margini di miglioramento sulla velocità e la potenzia, diceva il coach alla vigilia, ancora una volta aveva ragione, concordo e sottoscrivo.
Gli sfottò del
coach a fine gara, peraltro, fungeranno da sprone per affrontare i prossimi
allenamenti con rinnovata grinta e, soprattutto, con tanta rabbia e positiva
incazzatura in corpo in vista delle gare in calendario: una 10 km a Parigi il
18 novembre (se mi ammettono gli organizzatori) e forse una 10 km in pista a
Roma (con il coach) il 25 novembre (dico “forse” perché in questa condizione di
forma non arriverei neanche al quinto chilometro!).
Viva i podisti di
Sua Maestà e, in un impeto di saggezza, chiudo questo blog con una profonda massima podistica: "se avessi voluto una gara sulla sabbia, me ne sarei andato a correre a
Copacabana"
4'.03" in campestre allentata equivale tranquillamente ad un 3'.55" su strada e ad 3'.52"/3 su pista, forse anche meno.
ReplyDeleteQuindi non farti crucci.
Piuttosto gli scenari delle foto della Brughiera inglese, somigliano abbastanza a molte zone della Maremma....
Grazie dell'incoraggiamento ma obiettivamente nelle gare campestri faccio ancora troppa fatica.
ReplyDeleteCome la Maremma, hai ragione, ma con una decina di gradi in meno e tanta pioggia in piu'!
Correrai la mezza di Fiumicino domenica? Io purtroppo me la perdo!
NOOOO... sto messo talmente male che 10 km diventano una maratona.
DeleteHo paura di star giungendo al capolinea, fisicamente parlando...
Ma quale Copacabana al massimo potevi andare a correre a Capocotta!!!! Ottimo allenamento poi questi inglesi fanno campestri infinite.....da noi al massimo sono di 6-8 km lì anche di 10 miglia!!! E quanto gli piace rotolarsi nel fango.....zozzi!!!
ReplyDeleteCopacabana, Capocotta...pensare che mi sarei accontentato di Campostosto!!!
ReplyDeleteZozzi soprattutto perche' non penso si facciano la doccia dopo queste gare!