La corsa su pista
chiamata “10.000 Novembrino”, giunta quest’anno alla quinta edizione, ha avuto
come scenario il tempio del podismo amatoriale romano: la pista di atletica
leggera “Paolo Rosi”.
Chi si nasconderà dietro quella medaglia? |
Tale luogo, nei
racconti che il coach da mesi mi fa e che tanto mi appassionano, racchiude una
fauna di podisti di ogni specie, dai tapascioni incalliti, ai pensionati che
non saltano un giorno, dagli atleti semi-professionisti alle giovani speranze.
Ciò che mi affascina, quando ne sento parlare, è il clima quasi familiare che ivi si respira, vero e proprio foro romano dei corridori, che
si ritrovano per un allenamento in compagnia, per fare due chiacchiere, per
sfuggire al traffico ed alla vita sedentaria di città. Immagino il Paolo Rosi
come un luogo mitico in cui i coach (come mio fratello) e gli aspiranti runner (come
me) si ritrovano democraticamente a trascorrere qualche minuto di svago e di
sano sport.
Io, il mitico Trabucco (classe 1948, re dei master) ed il coach. Di spalle, sulla sinistra, il forte Massimo, detto caschetto! |
Se abitassi a
Roma, frequenterei quel posto ogni singolo giorno e conoscerei tutti i nomi (ed
i relativi PB) delle centinaia di aficionados che lo affollano. Come invidio
chi può farci un salto regolarmente e vivere la corsa come evento sociale e
aggregante, oltre che come fatica.
Premesse a parte,
l’ipotesi dei 10 km in pista era stata avanzata dal coach qualche settimana
prima in ottica e come “prova allenante” a due settimane dalla importantissima
Best Woman di Fiumicino, prova su strada molto veloce che lo stesso coach intende
correre alla morte e come “missione agonistica” per riprendersi quanto
l’infortunio al polpaccio gli aveva tolto lo scorso anno proprio in quella
manifestazione.
Da parte mia,
questo 10.000 in pista giungeva a una settimana esatta dalla gara “10 km du
9ème”, corsa alla media di 3’44/km in una piovosissima Parigi, su un tracciato
piuttosto ondulato e a conclusione di un week-end da turista nella capitale
francese.
Ogni volta che
torno in Italia, si sa, le emozioni e la gioia sono incontenibili: malgrado la
sveglia alle 4.15 del mattino del sabato pre-gara, lascio Heathrow con la
nebbia e la temperatura intorno allo zero per atterrare a Fiumicino con 15
gradi, vento assente ed un sole che mi hanno subito spinto ad indossare le semi
nuove Ghost 4 per concedermi una mezzoretta a 4’17, conclusasi con 8 allunghi trionfali!
La domenica di
gara il sole splende come non mai, la partenza della batteria mia, del coach e
del nostro compagno di squadra Massimo (detto caschetto) è prevista intorno a
mezzogiorno ma noi siamo al Paolo Rosi già alle 10.30. Ci godiamo lo spettacolo
delle batterie precedenti, il coach saluta ed è salutato da tutto il gotha dei
tapascioni di questo tempio podistico, si parla di strategia di gara e si
concorda che Massimo tirerà i primi due km al ritmo di 3’41-3’42, io i secondi
due km ed il coach i terzi. Fra il serio ed il faceto, si comincia un
blando riscaldamento, con un sole che inizia a scaldare l’aria, mentre le
batterie degli atleti precedenti giungono a conclusione e tutti sono felici di
avere trascorso una giornata di sport e senza stress.
A poche centinaia
di metri da lì, più precisamente a Villa Glori, una nutrita schiera di
rappresentanti della Lazio Runners Team starà vincendo la coppa di squadra
nella corsa Runaids, mentre a pochi chilometri di distanza la nostra punta di
diamante Fabio, compagno illustre di trasferte internazionali (Amersfoort e
Nottingham), si è già aggiudicato una gara nel suo quartiere di residenza
(Trieste). Insomma, i segnali e le percezioni positive di certo non mancano.
A colpirmi
particolarmente, rispetto alle gare inglesi, sono vari fattori: il bassissimo
costo di iscrizione (3 euro), uno speaker che commenterà la corsa con
precisione e con dovizia di particolari cronometrici e citazioni di PB dei vari
soggetti impegnati in gara e, infine, la musica super gasante per tutta la durata della
manifestazione.
La batteria del
coach e del sottoscritto aspirante runner è formata da 17 atleti iscritti, tre
dei quali vantano tempi mostruosi (33’-34’) mentre altri tre sembrano ben
lontani dalle mie possibilità (35’-36’). Ad un primo incrocio fra le classifiche
di categoria e lo storico delle precedenti edizioni, penso di poter puntare al
massimo ad un terzo posto di categoria, più probabilmente quarto, mentre il
coach ha solamente un atleta della sua categoria difficilmente
battibile.
Per quanto mi riguarda, oggi come sempre, la gara si corre contro il cronometro e contro me stesso. Certo, alla vigilia il coach ha pronosticato un mio clamoroso 36’59, ma a me sembra fantascienza soprattutto considerando che, appena metto piede al Paolo Rosi, tutti i podisti più esperti non fanno che ripetermi che "in pista si va più piano rispetto al ritmo di un circuito pianeggiante su strada”.
Per quanto mi riguarda, oggi come sempre, la gara si corre contro il cronometro e contro me stesso. Certo, alla vigilia il coach ha pronosticato un mio clamoroso 36’59, ma a me sembra fantascienza soprattutto considerando che, appena metto piede al Paolo Rosi, tutti i podisti più esperti non fanno che ripetermi che "in pista si va più piano rispetto al ritmo di un circuito pianeggiante su strada”.
Completati i
riscaldamenti di rito, i giudici FIDAL ci fanno disporre sulla linea di
partenza, io ed il coach siamo in seconda fila, lo start viene differito di
qualche secondo a causa di un guasto alla pistola (iniziamo bene...), c’è un bel
sole, molta umidità e 15-16 gradi almeno, al centro del campo di atletica i
podisti delle batterie precedenti si fermano a guardare l’ultima batteria,
quella degli atleti accreditati con un tempo under 38’.
Allo sparo la
strategia di gara, tanto opportunamente pre-concordata fra me, il coach e
Massimo, si va a fare benedire a causa della partenza a razzo di quest’ultimo,
che in poche decine di secondi ci dà 20 metri di distacco, lasciando i due
fratelli appaiati a fare gioco di squadra a metà gruppo, in un tandem che si
rivelerà vincente.
Le gambe girano
bene, cerco di applicare gli insegnamenti di un guru del podismo inglese, di
cui sto leggendo un interessante libro, su come migliorare la tecnica di corsa.
Sarà un caso, ma mi sembra di trovare un’ottima postura e resto francobollato
alle calcagna del coach, all’interno di un gruppetto di 4-5 altri podisti.
Decido di usare il manual lap del GPS al polso e constato che la
prima metà di gara scivola liscia come l’olio grazie all’ottimo passo dettato
dal coach (3’42, 3’41, 3’41, 3’40, 3’39).
Lo speaker,
peraltro noto podista amatoriale di discreto livello, inizia a sottolineare e a commentare anche la prestazione dei
“giovanissimi fratelli Massetti che fanno gioco di squadra” (sic!). Mi viene da
sorridere e mi domando quanto lo avrà pagato il coach per essere citato nella
categoria dei giovanissimi!!
Ai margini della
pista compaiono nel frattempo figure mitiche e personaggi celestiali, su tutti il
famosissimo coach Mimmo (olé), allenatore del fratello coach, che non disdegna
di onorarmi di qualche consiglio sulla tecnica di corsa (per esempio mi incita
nei primi km ad usare meglio la spinta con i gomiti). Al quinto chilometro
avviene il miracolo del Paolo Rosi: con la coscienza sporca per non avere
ancora fatto da “pace maker” e per non avere dato il cambio al coach, lo invito
a farmi passare e mi allargo in seconda corsia per superarlo. Lui, da navigato
tecnico podista, mi redarguisce seccamente dicendomi che non devo superarlo in
quel modo ma attendere che sia lui a farmi spazio e a farmi passare in prima corsia.
Lo supero e da lì
inizia un’altra gara: mi sembra di stare bene e le gambe girano che è un
piacere. Il gruppetto dei 4-5 è alle spalle, il coach mi urla alle calcagna un
messaggio esplosivo: ”vai avanti al tuo ritmo, stai bene e spacca tutto!”.
A quel punto,
ringalluzzito dalle parole super-incoraggianti e a conferma di quanto
spesso i valori obiettivi possano essere migliorati dalla psicologia e dallo
stato mentale del momento, chiudo il sesto km a 3’32 e mi accodo ad uno degli
atleti della mia categoria, che scoprirò poi essere uno di quelli i cui tempi
di accredito sulla distanza dei 10km erano per me inavvicinabili ed impensabili
alla vigilia.
Alla visione
dell’arcangelo Gabriele (Mimmo coach olé) si aggiungono due tifosi d’eccezione,
i grandissimi Fabio e Giampiero, i quali hanno concluso la loro gara di
quartiere e sono giunti al Paolo Rosi per incitare i fratelli loro compagni
squadra. Constato purtroppo che Massimo si è ritirato e sta chiacchierando con
altri amici podisti al centro dello stadio.
Chiudo il settimo
km a 3’35 e l’ottavo a 3’41: a detta di Fabio, a rallentare il ritmo sarebbe
stato il famigerato atleta della mia stessa categoria, in vistoso calo, che ho
ripreso senza superare immediatamente. In questa fase di gara, peraltro, vengo
anche superato da un trio di gazelle, che altro non sono che i primi 3
assoluti, i quali hanno appena certificato con il doppiaggio di avermi distaccato
di quattrocento metri.
Gli ultimi due
chilometri procedono ad un ritmo regolare, in buona progressione e senza alcun
dolore strano, dimentico di “lappare al nono” e chiuderò gli ultimi due
parziali in 7’08 (media di 3’34).
Incredibilmente,
storicamente, pazzescamente, il cronometro finale dirà 36’26’’ (ufficiali
36’28), il che significa demolizione del precedente PB sui 10 km e corsa ad una
per me stratosferica ed inimmaginabile media di 3’38/km.
Quinto assoluto e primo di categoria!!!!!
Primo di categoria: il secondo non si è presentato, avrà rosicato?? |
Ciò che fa storia
e che secondo me difficilmente si ripeterà è che per la prima volta sono
arrivato al traguardo prima del coach, il quale ha pur sempre fatto registrare
il suo PB (36’42) sui 10 km ed affronterà la Best Woman del 9 dicembre con
ancora maggiore cattiveria e rabbia, sapendo che il fiato sul collo
dell’aspirante brontorunner potrebbe un giorno tornare a farsi sentire!
Nella valigia del
viaggio di ritorno in Inghilterra, oltre a un po’di extrasistole da
stress/emozione per questo fine settimana, mi porto il ricordo di una mattinata
di sole novembrino caldo ed accogliente, vissuto fra personaggi di ogni età, estrazione
sociale, culturale e sportiva, così diversi fra di loro ma anche così incredibilmente
uniti fra una battuta, uno sfottò o un appuntamento al giorno successivo per “il
solito allenamento di scarico del lunedì” o semplicemente “per la solita
corsetta insieme”. Dove? Ovviamente al Paolo Rosi...
Viva tutti i
runners del mondo, su fango, strada o pista che sia...
Prova SUPERBA....!!
ReplyDeleteHai bruciato i tempi e gli avversari, coach compreso, cosa di cui, son sicuro, lui stesso e' orgoglioso...
COMPLIMENTI !!!!!!!
Grazie Marco, ma il coach sta gia' rilanciando e alla Best Woman punta ad abbattere il muro dei 36: non puo' piu'permettersi di arrivare dietro a me e, detto fra di noi, anche a me sembra innaturale!!
ReplyDeleteOttimo post, devo rilevare però che ti ho redarguito non solo perchè non dovevi allargarti in seconda corsia per passare avanti ma anche perchè l'hai fatto in curva!!!!!
ReplyDeleteGrandisssima la tua gara ma ancora non hai trovato gare in pista per te da fare in UK!!!!!