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L'evoluzione di un aspirante brontorunner |
Il bilancio:
Come ogni fine
dell’anno che si rispetti, anche questo 2012 merita un bilancio ed un momento
di leggera, semi-seria e faceta analisi podistica retrospettiva.
Un po’ per la
spaventosa crisi sistemica che il nostro caro “bel” Paese sta vivendo, un po’ perché
con gli inglesi si lavora bene, ho deciso di firmare un nuovo contratto, che mi
terrà legato alla terra della Perfida Albione ancora per un po’. Se “Hic
manebimus optime” può sembrare esagerato, di sicuro il mio prossimo futuro mi
vede all’estero e devo affrontare questo 2013 con rinnovata determinazione,
grinta e forza d’animo per non farmi sorprendere dalle tante trappole che la
nostalgica solitudine dell’emigrato, in una terra peraltro freddina e piovosa,
tanto spesso semina lungo il cammino.
Podisticamente
parlando, il 2012 è stato anche il primo anno in cui ho deciso di “fungere da
cavia” per il fratello coach e sottopormi ad un intenso, ininterrotto e serio
programma di allenamenti, documentato settimana dopo settimana (ed in forma
scritta) in un “living document” che condivido con il coach stesso ed in cui
riporto diligentemente i dettagli dell’allenamento teorico, quanto fatto nella
realtà ed i commenti vari (condizioni meteo, scarpe usate, sensazioni, dolori,
infortuni, etc.etc.). Resterà agli atti e lo tramanderò ai posteri come
testamento spirituale.
Alcune
considerazioni numeriche sul 2012:
Fin qui i fatti nudi e crudi. Passando invece ad un’analisi qualitativa dell’anno appena trascorso, anche a costo di apparire banale, non posso che sostenere con determinazione che gli allenamenti mirati, seguiti da un grande coach, con carichi di lavoro, qualità e quantità razionalmente calibrati, fanno una differenza impressionante e rappresentato il gigantesco confine fra un runner occasionale ed un tapascione di tutto rispetto.
2654 km percorsi (vs 898 km nel 2011),
20 gare (vs 3 gare nel 2011) di cui 9 in Italia, 10 in Inghilterra ed 1 in Olanda
11 gare da 10 km; 4 mezzemaratone; 1 gara da 5 km; 1 gara da 16 km (10 miglia); 3 gare di distanze varie (fra 7.6 km e 12.8 km)
3 cross-country/montagna; 17 su strada
4 allenamenti in media settimana da gennaio a settembre; 5 a settimana da ottobre a dicembre,salvo le inevitabili eccezioni dovute alle ferie, agli impegni e alle trasferte di lavoro.
20 gare (vs 3 gare nel 2011) di cui 9 in Italia, 10 in Inghilterra ed 1 in Olanda
11 gare da 10 km; 4 mezzemaratone; 1 gara da 5 km; 1 gara da 16 km (10 miglia); 3 gare di distanze varie (fra 7.6 km e 12.8 km)
3 cross-country/montagna; 17 su strada
4 allenamenti in media settimana da gennaio a settembre; 5 a settimana da ottobre a dicembre,salvo le inevitabili eccezioni dovute alle ferie, agli impegni e alle trasferte di lavoro.
Fin qui i fatti nudi e crudi. Passando invece ad un’analisi qualitativa dell’anno appena trascorso, anche a costo di apparire banale, non posso che sostenere con determinazione che gli allenamenti mirati, seguiti da un grande coach, con carichi di lavoro, qualità e quantità razionalmente calibrati, fanno una differenza impressionante e rappresentato il gigantesco confine fra un runner occasionale ed un tapascione di tutto rispetto.
Anche su questo
fronte i numeri parlano chiaro: ho aperto il 2012 con un tempo sui 10 km di
40’46 alla Corsa della Befana e l’ho chiuso con un eccellente 36’54 alla
ondulata We Run Rome (peraltro 140 metri più lunga) ed un clamoroso 35’45 alla
stessa Corsa della Befana, anche se formalmente va incasellata nell’archivio 2013.
Sono 5 minuti: un’entità gigantesca ed universale, la migliore ricompensa dopo
tanto sudore, dopo un anno di allenamenti talvolta senza grande voglia, sempre
da solo, spesso al gelo, al vento e sotto la pioggia inglese, di sessioni in
pista, di acciacchi fisici, di saliscendi in questo Paese che sembra non conoscere
la pianura.
Sulle lunghe
distanze, poi, il miglioramento appare ancora più importante: partivo da un PB
sulla mezzamaratona del Conero, corsa a Numana (Ancona) nel maggio 2010 insieme
al fratello non ancora coach, di 1h33’50. A maggio del 2012 tale tempo è stato
portato a 1h26’26 (Orbetello), fino a raggiungere l’eccellente e storico
1h22’35 a Nottingham a fine settembre, su un tracciato impegnativo ed in
condizioni climatiche pessime. Quasi 11 minuti rosicchiati da quando ero un
corridore occasionale ad oggi. “Fatti, non pugnette” solo per dimostrare che il
lavoro paga, almeno nello sport...
Altra nota da “cerchietto
rosso” è stata il mio avventurarmi in una gara di 5 km nel fantastico scenario
londinese di Battersea Park, facendo registrare un eccellente tempo e, per la
prima volta in vita mia, raggiungendo il terzo posto assoluto e, quindi, il
podio!
I tanti
chilometri macinati, come prevedibile in uno sport “traumatico” come la corsa,
hanno anche fatto emergere qualche problema fisico. Nulla di grave né serio ma spesso
fastidioso e a volte scoraggiante: il nervo sciatico dietro alla coscia
sinistra si infiamma tutt’ora, soprattutto dopo le ripetute in salita. Ho avuto
un fastidioso problema al tendine ed alcuni lancinanti dolori al fianco destro
in gara (la cui causa resta un mistero) che purtroppo temo si possano
ripresentare sulle lunghe distanze. Dulcis in fundo, alcune extrasistole (o
extrasistoli?) mi hanno fatto compagnia fra novembre e dicembre, anche se per
fortuna ulteriori e massicci accertamenti hanno escluso qualsiasi problema.
Probabilmente erano dovute ad un periodo molto stressante ed ai troppi caffè:
la cura sarebbe un bel trasferimento in Nuova Caledonia o anche solamente alle
Canarie per...20-30 anni!
Il 2012 è stato
anche l’anno in cui, per la prima volta nella storia, dopo gare e gare di
distacco netto, sono riuscito ad avvicinarmi, ad affiancare e, nell’ultima gara
corsa insieme a novembre, addirittura a precedere il coach al traguardo dei 10
km. Per me è una sorta di impresa miracolosa, considerato che da anni era ed è
inarrivabile ai miei occhi.
E’stato anche il
mio primo anno di appartenenza alla frizzante e goliardica squadra della Lazio
Runners Team, che seguo sempre con grande interesse e affetto e che altrettanta
calorosa accoglienza mi riserva in occasione delle gare societarie cui
partecipo. Persone molto gentili, che spesso mi scrivono per chiedere come sto
o per ringraziarmi di un resoconto di gara inglese che spedisco via e-mail e
che puntualmente pubblicano sul sito ufficiale www.laziorunners.it. Un bel
sodalizio che mi fa rimpiangere spesso di non essere a Roma.
E’stato l’anno
delle prime trasferte podistiche internazionali, con il coach “deus ex machina”
impeccabile nel ruolo di meticolosissimo pianificatore ed insieme ai grandi compagni
di squadra Giampiero e Fabio, serissimi e morigeratissimi podisti con i quali
si trascorrono sempre con piacere le ore che precedono le gare.
Volendo uscire
ancora di più dal seminato dell’asettica cronaca, devo ammettere che la corsa
in questo 2012 mi ha dato moltissime soddisfazioni e mi ha aiutato a scadenzare
pazientemente e metodicamente giorni, settimane e mesi. Forse, anzi
sicuramente, ho peccato di eccesso in alcune fasi, dedicando molto tempo e
tante energie fisiche e mentali a quello che è diventato ormai il mio
passatempo principale in suolo inglese. Per la corsa ho condizionato e limitato
programmi, giornate, orari miei e altrui.
Ho spesso ceduto
alla tentazione di distrarmi (anche in orario di lavoro, lo confesso) per
guardare TDS e altri siti italiani o
inglesi di riferimento. Lo so, forse in molte circostanze mi sono comportato da
persona fissata e maniacale, come quando mi ritrovo a spulciare decine di siti
di previsioni meteo a partire da una settimana prima della gara di turno e poi
controllo sulla mappa l’esposizione al vento dei vari segmenti del tracciato
della gara della domenica.
Tuttavia, a
parziale giustificazione, posso dire che le emozioni che ho provato in questi
dodici mesi di gare - e che ho indegnamente cercato di riportare nei post
precedenti - sono la più grande e migliore ricompensa per tanta fatica, per le
innaturali uscite sotto zero e con il vento sferzante, per la pioggia talmente
forte che, per non scoraggiarti, fai leva sull’orgoglio e la fierezza di avere scartato
il caldo della poltrona per completare l’allenamento, per lo stress dato da
ogni trasferta di lavoro vista come potenziale minaccia alla settimana di
allenamenti.
Non ricordo una
gara finita senza provare quella unicissima sensazione di piacere e di gioia
infantile che solamente i tapascioni possono conoscere e vivere, a prescindere
dal riscontro cronometrico, dai dolori al traguardo o dallo stato di forma. Io,
che sono tendenzialmente “serioso” e “brontolo(ne)”, durante le gare mi sento
spesso un bambino: deve essere la semplicità innata del gesto della corsa, che
da quando si è piccoli ci accompagna nei momenti più ludici e divertenti dei
giochi all’aria aperta.
Terminata questa
lunga ma doverosa pagina di bilanci, vorrei completare il post con la cronaca
delle ultime gare del 2012.
Christmas Run 2012 (23 dicembre 2012):
Più che una gara in senso stretto, questa
manifestazione rappresenta un appuntamento ormai fisso per tutti i tapascioni
romani che, per farsi gli auguri dopo un lungo anno di fatica e sudore insieme,
si ritrovano nel fantastico scenario di Villa Pamphilj per una festa pre-natalizia
assolutamente non competitiva.
Il Bronto-Santa Claus al ventunesimo chilometro |
Il coach mi aveva
da tempo caldamente consigliato di fare le sue veci, visto che non avrebbe
potuto presenziare quest’anno causa viaggio vacanziero in Sicilia, e
presentarmi ai nastri di partenza seguendo il ritmo dei pace maker più veloci
(4’30 a km). Io, accolta con entusiasmo la proposta, affronto la giornata dopo
una vigilia tormentata, con un volo atterrato la sera precedente
dall’Inghilterra in super ritardo e dopo scarse cinque ore di sonno.
La mattina mi
sveglio comunque con entusiasmo ed insieme al secondo fratello Luigi, ormai
runner convintissimo e appassionatissimo, mi avvio a Villa Pamphilj, dove ad
accoglierci troviamo un sole splendido, una temperatura di 4-5 gradi, vento
debole e oltre 1400 persone rigorosamente vestite con cappello di Babbo Natale
distribuito con il pettorale.
Forse ancora memore della pioggia e della bufera lasciata in Inghilterra, mi presento allo start con ciclisti corti e maglietta a maniche corte: insomma, mi sono comportato come quei tedeschi che girano per Roma a gennaio con i sandali...rigorosamente senza calzini J
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Il santo e rilassato cazzeggio podistico |
Forse ancora memore della pioggia e della bufera lasciata in Inghilterra, mi presento allo start con ciclisti corti e maglietta a maniche corte: insomma, mi sono comportato come quei tedeschi che girano per Roma a gennaio con i sandali...rigorosamente senza calzini J
Ho optato per la
mezzamaratona, mentre il fratello mediano si concederà il tracciato da 10.5 km.
Fattibile, insomma, nonostante lo scarso riposo della notte ed il viaggio
stressante, ma non da sottovalutare visto il percorso tecnicamente impegnativo.
Uno dei reggenti
sovrani della villa, il blogger di riferimento Gian Carlo “RB”, prima della
partenza mi aveva peraltro ammonito circa le difficoltà del tracciato. In effetti
la corsa si articola su due giri “larghi” di Villa Pamphilj, con saliscendi
continui ed un paio di salite piuttosto dure e lunghe. A me piace l’atmosfera,
l’idea di non dover guardare l’orologio per una volta, è il mio primo giorno di
ferie e di vacanze, il Natale è alle porte, corro accanto ad alcuni dei mostri
sacri del podismo romano, mi diverto e sto facendo un bell’allenamento lungo in
vista delle abbuffate natalizie. Al traguardo tanta festa, tanti saluti fra
persone che si conoscono a memoria e che si ritrovano ogni giorno nelle loro
sessioni di allenamento, adulti, ragazzi, forti, deboli, tapascioni, corridori
della domenica, tutti insieme in una bella giornata. Cosa desiderare di più?
Per la cronaca,
finisco con i pace maker che portano i palloncini gialli ed i miei 21097 metri
saranno completati alla media di 4’27, in scioltezza e senza la minima fatica.
Bello correre in questo modo ogni tanto.
We Run Rome (31 dicembre 2012): esattamente il 31 dicembre 2011 avevo
corso la prima edizione di questa bella manifestazione podistica, organizzata impeccabilmente
dalla Nike, facendo peraltro il mio debutto come atleta della Lazio Runners
Team. Allora ricordo la bella accoglienza ricevuta dai neo-compagni di squadra
davanti alla Bocca della Verità, punto di ritrovo per la distribuzione dei
pettorali e del pacco gara. Quest’anno, invece, si parte dallo stadio di
Caracalla, allora come in questa edizione il clima è fantastico: sole, vento
debole, forse qualche grado in meno ma tutto perfetto per una festa di sport.
E dire che la vigilia
era funestata da una serie di problemi burocratici che rischiavano di impedire
il rinnovo del mio certificato medico e, pertanto, la presenza stessa alla
gara. Per fortuna si è risolto tutto in extremis grazie alla solerzia,
gentilezza, reattività ed all’utilizzo dello scanner da parte del medico!
Qualche giorno
prima, inoltre, avevo fatto la conoscenza di Re Giorgio Calcaterra, grande
podista, recente campione mondiale sulla mostruosa distanza di 100 km, esempio
di gentilezza, umiltà, classe e positiva semplicità. Mi porto dietro i racconti
dei suoi numerosi aneddoti sportivi ed umani come modello di comportamento e di
atleta.
Tornando alla
gara, ancora una volta ai nastri di partenza mi presento insieme al secondo
fratello Luigi, che da settimane attendeva questa corsa e che adesso finalmente
se la può godere in pieno, grazie anche all’accoglienza calorosa di un piccolo
manipolo di compagni di squadra, anch’essi reduci affetti da dilanianti sensi
di colpa per le maratone...culinarie delle festività natalizie.
Il coach,
colpevolissimamente, risulta ancora assente ingiustificato per il solito
viaggio vacanziero, stavolta in montagna. Bah, si mormora che durante le ferie
abbia compiuto allenamenti pazzeschi, ipotesi “accusatoria” peraltro confermata
dal suo manifesto e miracoloso dimagrimento, caso più unico che raro sotto le
festività natalizie.
Il tracciato
della We Run Rome è cambiato di poco, stavolta si parte da Caracalla, invece che
da Circo Massimo. Durante il breve riscaldamento sulla pur rovinata pista di
atletica dello stadio Nando Martellini, incrocio e saluto Re Giorgio e penso alla
fortuna di chi può allenarsi regolarmente in quello scenario costellato dalle
rovine storiche di un vero e proprio angolo di paradiso, a due passi dal
meraviglioso quartiere San Saba, in una Roma che ci invidiano in tutto il
mondo. Proprio nei dintorni, va ricordato, sorge il tempio dei tapascioni
romani (e, fra loro, del dio Moccia): il cosiddetto “biscotto” di Caracalla.
Tornando alla
cronaca, lo speaker annuncia la presenza di oltre 4000 partecipanti fra gara
competitiva di 10 km (2400) e gara non
competitiva di 3 km (1600). In partenza alcuni atleti professionisti di
assoluto calibro, fra cui Andrea Lalli (recente vincitore degli Europei di
cross a Budapest, il cui trionfo ho seguito in diretta sulla BBC) e Daniele
Meucci (terzo a Budapest e finalista sui 10000 metri alle recenti olimpiadi di
Londra). Io parto come sempre poco avanti la metà del gruppo visto che non ho
mai voglia di sgomitare né ad appiccicarmi agli altri. Gran bel sole, tanto
pubblico, tre, due uno...si parte!
I primi due km
vanno via ad un ritmo sostenuto ma controllato (3’45, 3’45), complice anche la
leggera salita che da via Petroselli arriva al teatro Marcello e il traffico
trovato in partenza. Da piazza Venezia si prende via del Corso ed il ritmo gara
aumenta nel piacevole rettilineo pianeggiante che porta a piazza del Popolo e
che è popolato da spettatori e da curiosi turisti. Chiudo il terzo parziale in
3’36, salvo affrontare la terribile salitona al Pincio, seguita da un’altra
salita all’interno di villa Borghese, dove peraltro un tabellone elettronico
segnala il tempo di metà gara. Quarto km a 3’45 e quinto a 3’56 (ottimo
quest’ultimo, considerata la difficoltà del tracciato). Ai 5 km, insomma,
transito con un buon parziale di 18’47, più che soddisfacente considerando che
ho affrontato questa gara come una sorta di preparazione alla Corsa per la
Befana e dopo una settimana di bagordi a tavola e allenamenti intermittenti e
talvolta “ad minchiam” (cfr. il coach).
Giunti in via Veneto, decido di
lasciare andare le gambe, approfittando della bella e lunga discesa, il sesto
va liscio a 3’40, via XX settembre, Quirinale, la forma è eccellente, non ho né
affanni né fiatone, il settimo passa in 3’35 e l’ottavo in 3’26. La
progressione è dovuta all’avvistamento di un gruppetto che scortava 2 ragazze,
seguito a poca distanza da un’altra ragazza. Per una maschilista questione di
orgoglio, decido di non farmi battere da queste tre e fra l’ottavo ed il nono (3’34)
me le lascio alle spalle puntualmente, salvo chiudere l’ultimo chilometro a
3’28 senza affanno e senza fiatone. L’arrivo è uno spettacolo, con speaker,
tabelloni del tempo da gara olimpionica, gente felice e tanto verde intorno a
Caracalla. Chiuderò i 10140 metri in 37’16, che poi saranno corretti in
effettivi 36’54 da chip, ad un’egregia media di 3’38 al chilometro.
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Arrivo in scioltezza in una bella giornata di sport e di sole |
Gara che ripeterò
anche il prossimo anno, condizioni di forma e ferie permettendo. Corsa magari non da
PB ma da appagamento per gli occhi, visti i passaggi in bellissime zone di Roma e
la numerosa partecipazione di atleti e di pubblico.
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