Sole, sole, sole...almeno al mattino |
Altra gara
inglese in questa fase di limbo e di transizione fra il finale di stagione 2012-2013
e l’inizio della nuova, con la mente rivolta alle prossime sfide di Oslo
(settembre), della 30 km del mare (ottobre) e, soprattutto della Maratona di
Firenze (novembre).
Questa volta lo
scenario delle mie “gesta” è la città di Londra, più in particolare Battersea
Park, vero e proprio gioiello verde strappato ad una periferia che di certo non
rappresenta la zona più elegante e ricca della capitale inglese.
Il club
organizzatore di questa gara prende il nome da un predicatore indiano, Sri
Chinmoy, stabilitosi a Londra negli anni Sessanta. Oltre alle sue capacità
meditative, Chinmoy era poeta, scrittore, compositore, cantante, musicista,
decatleta ed allenatore-preparatore di maratoneti ed ultramaratoneti. Insomma,
un personaggio poliedrico e carismatico, che è passato a miglior vita nel 2007.
La sua frase
podisticamente più rilevante, che sottoscrivo dalla prima all’ultima parola, dà
anche ispirazione al nome alla gara odierna ed è la seguente:
"Running offers
us the message of transcendence. In our running, every day we are aiming at a
new goal....every day we are running towards a goal, but when we reach that
goal, we want to go still farther. Either we want to improve our timing or
increase our distance. There is no end. Running means continual transcendence,
and that is also the message of our inner life".
Per tornare alle
vicende agonistiche, lo scorso novembre, all’interno del medesimo parco
Battersea, avevo ottenuto il mio primo podio “della carriera”, classificandomi
terzo in una gara sui 5 km con un tempo per me ancora incredibilmente veloce.
Un post dedicato alla Mo Run 5k di allora può essere consultato nell’archivio
di questo blog.
Rispetto ad
allora, oggi la gara prende il via alle 8 del mattino, costringendo noi poveri
e malcapitati podisti ad un’alzataccia traumatica. Stavolta, inoltre, la
distanza di gara è di 10 km ed il senso di marcia all’interno del parco sarà
anti-orario. Si prevedono 4 giri da 2.5 km ed una partenza in zona diversa
rispetto al traguardo per completare la differenza di 500 metri.
Il tracciato di gara odierno |
Sveglia, dicevo, traumatica
alle 5 del mattino: la prima cosa che constato con piacere, dopo avere respinto
impavidamente le infinite tentazioni di rimettermi a letto dopo una dura e
stressante settimana lavorativa, è che a quell’ora di giugno il sole è già alto
a farmi compagnia ed il mio risveglio non è avvolto dal buio che caratterizza
le sveglie podistiche invernali!
Purtroppo, a
differenza di quanto accaduto a novembre, oggi il clima è ventoso ma non sarà
di certo questo fin troppo scontato agente atmosferico a fermarmi né a
spaventarmi. Il tutto viene completato da un cielo soleggiato e a tratti
nuvoloso, con un’ “estiva” temperatura di 12 gradi (diciamolo senza vergogna: 13-15
in meno che a Roma!).
Decido di andare
per una volta in treno, con l’insostituibile lettore mp3 che mi accompagna lungo
il viaggo, indosso con orgoglio la tuta sociale e la giacca antivento della
Lazio Runners Team e ai piedi porto le scarpe da gara rigorosamente e
vistosamente arancioni.
Alle 6.13 salgo
puntualmente sul treno, in meno di 50’ arrivo a Battersea Park, dopo un cambio
allo snodo ferroviario strategico di Clapham Junction: osservo gente stravolta
che dorme in piedi, strappata al dolce sonno del mattino per lavorare, mi sento
un privilgiato: per me si tratta di una sveglia di piacere, di sano
perserguimento di finalità ludico-sportive. Per molte delle persone che
incontro, si tratta di necessità, magari di lavori plurimi e turni notturni che
stanno terminando.
Varcato il
cancello dell’incantevole parco, noto subito cartelli fluorescenti che mi
guidano alla zona ritiro pettorali, si vedono i primi podisti (non per la gara
ma semplici eroi che si svegliano a quell’ora di sabato per una normale sessione
di jogging!), un ciclista iper-accessoriato con bici Colnago fa lavori di
velocità per i vialoni alberati del parco, costeggio un laghetto, incontro i
soliti scoiattoli e ritiro il pacco gara. Sono uno dei primissimi ad arrivare
in zona partenza.
Attenti ai podisti! |
Curiosi volatili mattinieri |
Il solito scoiattolo iper attivo |
Il riscaldamento
pre-gara è svolto con meticolosità, il coach sarebbe fiero di me, la zona
partenza si affolla, noto molti atleti visibilmente forti e dalla corporatura “extra
light”, il vento è in grande aumento ma sono contento di gareggiare fra podisti
molto più forti di me e mi posiziono sulla linea di partenza alle 7.59!
Scorcio su uno dei viali del parco |
Zona arrivo, al termine di un lungo rettilineo |
3, 2, 1 si dà il
via alle danze: constato con una certa sorpresa che almeno 30 atleti mi passano
davanti con una partenza sprint: dai tempi delle scorse edizioni, sapevo che a
questa gara il livello medio non sarebbe stato affatto male, ma non credevo di
essere più lento di così tante persone.
Fatto sta che decido
di restare sin dall’inizio appaiato ad un gruppetto di 3 persone, capitanato da
un quarantacinquenne (poi scoprirò quarantaduenne, ma ne dimostrava anche
cinquanta) magrissimo e dalla fluidità di corsa ineccepibile, seguito dal
solito ragazzotto roscio lentigginoso e da un altro ragazzo basso e mingherlino
che corre mulinellando i piedi ad una velocità quasi forsennata.
Io, che sono
sveglio dalle 5 e temo di dovermi fermare al bagno, visto che prima della gara
non ho...onorato i miei bisogni fisiologici, non ho la minima intenzione
quest’oggi di forzare e scopro i benefici tanto decantati dal coach della gara
egoistica (selfish) da parassita, da ladro di scie, senza forzare né cedere
alle tentazioni di strafare (self-control).
Sarà il mio
mantra odierno e si rivelerà una scelta giusta per una pigra corsa
piacevolissima.
Primo chilometro
di buon passo chiuso a 3’41, null’altro devo fare se non accordarmi al trenino
dei tre davanti (se fossero stati quattro, dovrei parlare di quattrino?Madonna
che battuta sconcia!).
Il circuito è
senza dubbio piacevole, veloce e pianeggiante, anche se ripetere per quattro
volte le stesse curve sulla sinistra fa perdere tempo e l’abbrivio al termine
di ogni rettilineo.
Secondo e terzo
chilometro chiusi seguendo rigorosamente il ritmo del “nostromo” sottopeso, che
ha peraltro di parecchio rallentato (3’46, 3’44). Dalla poca, pochissima fatica
mi rendo conto degli effetti benefici del gareggiare con un gruppetto che fa il
passo per te e che, nei tratti maggiormente esposti, ti ripara dal vento. Sono
un parassita, lo so, ma è così piacevole!
Il ritmo è appena
sopra alla sufficienza ma regolarissimo nei successivi chilometri quarto,
quinto e sesto (3’43, 3’44, 3’44). Chiudo metà gara in un modesto 18’48, ma
quest’oggi mi sembra un ottimo ritmo e non me ne curo.
Dal settimo
chilometro (3’41) “capitan-sottopeso” inizia a tirare un po’, ma dal suo
respiro a tratti affannoso capisco che si sta inesorabilmente avvicinando alla
soglia del massimo sforzo, gli resto francobollato e attendo sulla sponda del
fiume il passaggio del cadavere.
Il roscio, al
contrario, tiene botta ed è visibilmente il più veloce del quartetto ma anche
lui fa spremere per benino il “capitano-affamato”. All’ottavo (3’41) io e lo
stesso roscio iniziamo una buona progressione che lascia ingiustamente indietro
chi ha tirato per tutta la gara, ovvero l’attempato seccaccio. Il tizio
mingherlino “macina-piedi” ci segue a ruota, siamo ormai abbondantemente all’interno
dell’ultimo giro, il nono km si chiude a 3’38, buone sensazioni e nessun
affanno.
Ulteriore
accelerazione del roscio, che lascia sul posto il mingherlino, io lo seguo e lo
affianco, giusto per dovere di presenza, ma è lui che fa il ritmo e mi
precederà di una manciata di secondi al traguardo. Ultimo chilometro a 3’30,
secondi 5 km (18’17). Tempo finale: 36’55! Piuttosto alto il livello di gara
per essere una corsa inglese e con poco più di 225 anime giunte al traguardo,
io mi posiziono 22mo assoluto. Con lo stesso tempo, alla stessa gara di marzo,
sarei arrivato nono, ma sono solo vacui ragionamenti ex post e non ha mai senso
pensare in questi termini quando si tratta di sport.
Torno a casa portandomi
nello zaino una lezione/regola utilissima da tenere in grande considerazione
nelle future gare sulla lunga distanza, soprattutto se e quando la fatica
dovesse farsi sentire in maniera acuta: identificare sempre un gruppetto che più o meno va al
tuo passo e seguirne il ritmo senza cedere alle pericolose tentazioni di strafare
e di andare in solitudine. Si fatica molto meno, si trovano motivazioni
insperate e soprattutto si ha una spinta agonistica accresciuta.
Il mestiere del
runner è ancora tutto da scoprire, ma non desisto, ci provo ogni volta e un giorno
diventerò anche bravo!!!
Oggi mi accontento di una gara di
controllo, gestita ottimamente dal punto di vista dell’ “economicità” della
corsa e portata a termine senza affanni ed all’interno di un gran bel parco
londinese.
Viva la Regina e
viva i podisti della City!
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