Riprendo ad
aggiornare il blog dopo parecchie settimane, al termine di fantastiche e vitali
vacanze estive e con l’attesa delle imminenti, grandi, direi esiziali, sfide
podistiche che nei prossimi due mesi sapranno dirmi se sono all’altezza o meno
di correre la mia prima maratona (42195 metri).
Queste sono le Cinque Terre...immaginerete la tristezza al momento di partire |
Le mie ferie sono iniziate il 30 agosto, giorno stesso in cui ho deciso per la prima volta di effettuare un allenamento molto duro presso l’unica pista di atletica della cittadina di Fiumicino, il famoso campo sportivo Cetorelli, impianto dominato dalla fastidiosa ed incivile presenza delle squadre di calcio ma alla quale il gagliardo Giorgio – dirigente dell’Atletica Villa Guglielmi e vero e proprio “re della Villa”- mi permetterà di accedere, dimostrando estrema gentilezza e disponibilità.
Il 31 agosto
parto insieme a Cinzia per le Cinque Terre, luogo fantastico, meta ideale di
escursioni a piedi impegnative e dai panorami mozzafiato, accogliente terra di
turismo, di cultura e di specialità enogastronomiche che ancora sogno.
“Casualmente” la
base logistica di questa vacanza è a 300 metri dall’eccellente stadio di atletica
Moltedi, nel bel paese di Levanto, il cui responsabile del settore atletica era
stato strategicamente contattato prima della partenza per conoscere orari e
modalità di accesso alla pista.
Levanto, peraltro, oltre ad un incantevole lungomare, offre un’eccellente e pianeggiante pista ciclopedonale di 5 km che ricalca il tracciato dei binari della vecchia linea ferroviaria, riadattato in maniera lungimirante a sentiero podistico/ciclistico suggestivo e trafficato, fra scenari mozzafiato lungo il mare e gallerie che riparano da vento ed eventuali intemperie.
Anche in vacanza si trova una pista di atletica |
Levanto, peraltro, oltre ad un incantevole lungomare, offre un’eccellente e pianeggiante pista ciclopedonale di 5 km che ricalca il tracciato dei binari della vecchia linea ferroviaria, riadattato in maniera lungimirante a sentiero podistico/ciclistico suggestivo e trafficato, fra scenari mozzafiato lungo il mare e gallerie che riparano da vento ed eventuali intemperie.
Scorcio della fantastica ciclopedonale Levanto-Framura-Bonassola, ideale per correre |
Questo lo scenario che si presenta -per 5 km- agli occhi di chi corre sulla ciclopedonale |
Mezzamaratona di Arenzano (GE), 6 settembre 2013:
Preparativi pre-gara |
Massima attenzione ai lacci delle scarpe |
Qualche ora prima della mezzamaratona, a bordo del trimarano. Mi dicevo: "ma chi me lo fa fare di correre stasera?" |
La mezza di Arenzano è evento piuttosto
sentito e partecipato. La gara si snoda sul tracciato ciclabile che, costeggiando
il mare, dalla stessa località porta a Varazze (e ritorno). Particolarità della
manifestazione è senz’altro la premiazione, con ospite d’onore il glorioso
olimpionico ed ex maratoneta Gelindo Bordin, oggi direttore immagine Diadora,
sponsor ufficiale della corsa.
Il coach, dal
continente nero, mi invitava a cogliere questa occasione per effettuare un buon
allenamento in vista della mezzamaratona di Oslo, prevista dopo 3 settimane. Il
piano era semplice: percorrere i primi 5-6 km a ritmo lento (4’20-4’25) e gli
ultimi 15-16 km a ritmo gara (3’45). La realtà andrà diversamente dalle
aspettative, con i primi 5 km più veloci del previsto e gli ultimi 16 più
lenti.
Prima dello
start, vengo immortalato dalla mia fotografa preferita (e personale) in mille
pose: da quando mi allaccio le scarpe a quando sono in fila per andare al bagno...Non
sono abituato a tutte queste attenzioni ;-)
La temperatura
alla partenza è piuttosto alta per uno come me, ormai abituato a correre con
climi nordici: alle 18.30, infatti, il termometro dice inesorabilmente 27 gradi.
A rendere la corsa ancora più afosa è peraltro l’umidità elevatissima e la
totale assenza di vento.
Si parte! |
La partenza
arriva con 10’ di ritardo sul programma previsto a causa di un incidente (ahimé
mortale) lungo un tratto del tracciato. Intorno a me osservo circa 700 podisti felici,
abbronzati e ubriachi del fantastico sole italico che in Inghilterra posso
solamente sognarmi. Mi godo il paesaggio, il mare è calmo, cerco di contenere
la tentazione di alzare il ritmo fin da subito, vedo molte persone fare il tifo
dietro le transenne in zona partenza, sto bene e mi sento tranquillissimo.
Percorro i primi
5 chilometri a circa 4’20 di media, si suda parecchio, ma per una volta tanto è
piacevolissimo gareggiare senza l’ossessione del ritmo competitivo. Al quinto
comincia un’altra storia, accelero improvvisamente e, per 16 chilometri
ininterrotti, sarò io a superare podisti che avevano evidentemente impostato
una gara ad un ritmo di 4’15/km.
Il tracciato si
snoda fra scenari mozzafiato a picco sul mare e gallerie che ospitavano un
tempon la linea ferroviaria costiera: ci sono alcuni rallentamenti, con cambi
di direzione e piccole salite-strappetti. Io lascio andare la gamba, ho molto
caldo ma non mi fermo mai per il rifornimento, come da mia consuetudine.
Al km 10.5 si
giunge a Varazze e si effettua un vero e proprio giro di boa (di birillo) con
inversione del senso di marcia di 180 gradi e rientro verso Arenzano. Bello
vedere in senso inverso gli alteti professionisti keniani volare come gazzelle,
magrissimi e certo all’apparenza non proprio il ritratto della salute. Li
applaudo ed incito, sono leggerissimi e sembrano non faticare.
Verso il km 16
punto un atleta di colore, non certo keniano J ,che è avanti di un centinaio di metri e
che sembra accelerare quando sente il mio approssimarsi. Proprio nel momento di
massima progressione, sento arrivare delle forti palpitazioni che-a dire il
vero- mi erano già capitate in occasione dell’allenamento a Fiumicino qualche
giorno prima: penso si tratti di eccesso di caffeina e di poche ore dormite (si
sa, la vacanza stanca!). Insomma, per non crepare di qualche cardiopatia, sono
costretto a decelerare e ad attestarmi al blando ritmo di 4’/km. Dopo qualche minuto, tuttavia, riesco a
recuperare il neretto davanti a me e a superarlo senza troppe difficoltà. Le
palpitazioni sembrano rientrare ed io posso chiudere in bellezza il km 20 a
3’45 ed il km 21 addirittura in 3’24.
Per essere un
allenamento, sono molto soddisfatto, tempo finale 1h24’20 (media 3’59/km),
giungo addirittura ventiduesimo su 698 atleti arrivati al traguardo. Direi buona
gara, sofferta solamente per le
condizioni meteorologiche e per il clima caldo-umido cui non sono abituato. Il
ritmo previsto dal coach prima della partenza è stato inesorabilmente
trascurato, ma sono in vacanza e con quell’afa penso di avere fatto bene.
Dovrei magari iniziare a dormire di più e a
bere meno caffè, ma questo è un altro discorso.
Provato, disidratato ma soddisfatto a fine gara |
La corsa si
conclude con un’eccellente e pantagruelica cena in “bella compagnia” ad
Arenzano, seguita da 100 km di stanchissima e assonnata guida per tornare nelle
fantastiche Cinque Terre, ascoltando “Sestri Levante” di Vecchioni e pensando
alla grande soddisfazione di avere corso una bella e suggestiva gara anche in
questa parte d’Italia. Grazie ancora alla pazientissima Cinzia, che non solo ha
capito la mia grande delusione per il rinvio della mezzamaratona di Vico, ma ha
cercato, scoperto e trovato questa meravigliosa gara in terra ligure che non
dimenticherò mai!
Staffetta 12x1h, Terme di Caracalla, Roma, 14 settembre 2013:
Rientrato dalla settimana
alla Cinque Terre, decido di non rattristarmi ma di pensare solo a godermi appieno
il resto dei giorni di ferie a casa. Già, casa dolce casa, sempre e comunque! Sembrerà
banale ma non trovo nulla di più vero per descrivere la sensazione di chi vive
il resto dell’anno fuori e lontano dalle comodità e dall’habitat naturale e poi
si ritrova ad apprezzare ogni singolo istante e dettaglio vissuto nella propria
terra.
Giunge nei giorni successivi al rientro dalle Cinque Terre una mail da parte della segreteria Lazio Runners che esorta gli atleti – chiamati all’appello con regio decreto del presidentissimo Enzo - ad iscriversi alla famosa staffetta 12x1h, manifestazione storica romana che si tiene all’interno del suggestivo stadio d’atletica di Caracalla e che vede la presenza di 70 squadre, ognuna delle quali formata da 12 staffettisti che, a partire dalle 8 del mattino, si succedono ogni ora sulla gloriosa pista dell’impianto. Il tutto, ovviamente, con tanto di testimone, che si deve passare da podista a podista al cambio di turno, e di chip cronometrico TDS per misurare la distanza esatta percorsa al termine della frazione. Vince, come si intuisce, la squadra che totalizza il maggiore numero di chilometri totali sommando la distanza dei dodici frazionisti.
Sole! |
Giunge nei giorni successivi al rientro dalle Cinque Terre una mail da parte della segreteria Lazio Runners che esorta gli atleti – chiamati all’appello con regio decreto del presidentissimo Enzo - ad iscriversi alla famosa staffetta 12x1h, manifestazione storica romana che si tiene all’interno del suggestivo stadio d’atletica di Caracalla e che vede la presenza di 70 squadre, ognuna delle quali formata da 12 staffettisti che, a partire dalle 8 del mattino, si succedono ogni ora sulla gloriosa pista dell’impianto. Il tutto, ovviamente, con tanto di testimone, che si deve passare da podista a podista al cambio di turno, e di chip cronometrico TDS per misurare la distanza esatta percorsa al termine della frazione. Vince, come si intuisce, la squadra che totalizza il maggiore numero di chilometri totali sommando la distanza dei dodici frazionisti.
Scrupolosa preparazione pre-gara |
A colloquio con il Presidentissimo |
Sensibile al
monito-invito del presidentissimo, decido di onorare i colori della squadra e
di iscrivermi a questa staffetta: le disposizoni del coach dal Continente nero indicavano
di farla come allenamento, più segnatamente di correre 4x3000 mt RG (3’45) con recupero di 1000 mt
FL (4’20-4’25) al termine di ogni serie.
Mi sembra
l’occasione giusta per unire l’utile dell’allenamento di qualità al dilettevole
del rivedere il presidentissimo Enzo, gagliardamente a veglia del gazebus Lazio
Runners, Giampiero, grande compagno di trasferte internazionali e Stefano,
altro atleta biancoceleste con il quale vorrei correre gran parte della
maratona di Firenze a fine novembre.
ll bel sole
romano mi accoglie all’arrivo nello splendido scenario di Caracalla e penso
subito a quanto pagherebbe un podista inglese per poter correre in un posto storicamente
ed artisticamente tanto importante. Penso al patrimonio unico che abbiamo in
casa e che, ahimé, riusciamo a sprecare o a trascurare nel modo più indecente e
odioso.
Il mio turno di
staffetta va dalle ore 10 alle 11, anche oggi fa caldo (siamo oltre i 25
gradi), mi godo il luogo, i tantissimi podisti tapascioni che hanno risposto
presente all’appello delle rispettive società, saluto il presidentissimo Enzo, cui Cinzia
offre una deliziosa torta di mele fatta in casa, e noto subito tutti gli atleti
della squadra dei Bancari Romani (la più numerosa per iscritti in Italia)
indossare una maglia con la scritta “Forza Andrea”. Come ho tristemente appreso
appena rientrato dalle Cinque Terre, infatti, il fortissimo ultracinquantenne atleta
dei Bancari Andrea Moccia - pilastro del
podismo romano, esempio di classe e di talento unici ed oggetto di un mio post
qualche me se fa – è stato investito da un camion in zona Ponte Marconi a Roma
qualche giorno prima della staffetta, mentre si allenava all’alba come di
consueto. La notizia di Andrea, che da oltre tre settimane lotta fra la vita e
la morte in terapia intensiva e coma farmacologico, è stata un vero e proprio
shock per tutta la comunità podistica laziale e per il sottoscritto. A lui, dal
mio esilio lontano, auguro un recupero completo ed una guarigione rapida.
La 12x1h, dicevo,
viene da me interpretata come buon allenamento: effettuo i 4x3000 mt poco sopra
al ritmo gara (3’48/km di media) ed i recuperi di 1000 mt a circa 4’17/km. La pista è affollata, i sorpassi sono
continui e ripetuti (delle circa 70 persone, risulterò il quarto), il caldo è
in aumento e soprattutto, dopo 53 minuti di corsa, il solito, acuto e
fortissimo dolore mi colpisce inesorabilmente nella zona addominale destra,
impedendomi di effettuare quella progressione che so di avere nelle gambe e nel
fiato. Peccato davvero perché questo dolore mi impone un finale forzatamente
controllato.
Cchiudo l’ora con
15373 metri percorsi (media 3’54/km) al mio attivo e qualche pensiero in vista
della mezzamaratona di Oslo, prevista dopo appena una settimana, che potrebbe
essere funestata proprio da questo maledetto fastidio.
Immortalato al termine della mia faticata |
Soddisfatto... |
...e sudatissimo |
Dopo suggerimento
qualificatissimo e premurosissimo della mia fotografa e pasticciera ufficiale
al seguito, chiudo la splendida mattinata di sport con una eccellente coppa
gelato presso la vicina e famosa pasticceria Cristalli di Zucchero, zona Circo
Massimo, giusto per non pensare a questo dolore e per evitare improbabili cali
di zucchero J
Torniamo in zona gara e saluto con piacere Giampiero, che rivedrò ad Oslo di lì a una settimana, e Stefano, reduce da varie gare di triathlon ed all’inizio della preparazione alla maratona di Firenze di fine novembre.
Esci dallo stadio di gara e guarda dove ti trovi |
Torniamo in zona gara e saluto con piacere Giampiero, che rivedrò ad Oslo di lì a una settimana, e Stefano, reduce da varie gare di triathlon ed all’inizio della preparazione alla maratona di Firenze di fine novembre.
Mezzamaratona di Oslo, 21 settembre 2013:
La resa dei conti
degli ultimi due mesi di duro allenamento arriva in occasione della tanto
attesa mezzamaratona di Oslo, gara chiave in vista di Firenze ed evento al
quale partecipo con spirito gagliardo e motivato.
Lo scenario
dell’ennesima, gloriosa e memorabile trasferta estera Lazio Runners (World)
Team è questa volta rappresentato dalla terra di Norvegia. Gli eroi
protagonisti della campagna scandinava sono i biancocelesti Giampiero Rea
(detto il “vichingo TDS”), suo fratello Fabio (il “vichingo pie’ veloce”),
Marco Iampiconi (il “vichingo saggio”) ed il sottoscritto (il “vichingo
addolorato”), accompagnati, supportati e sopportati dalla paziente Angelica.
Ecco i nostri quattro moschettieri! |
I nostri
gagliardi condottieri affrontano la mezzamaratona di Oslo con la speranza di
trovare un tracciato di gara pianeggiante e scorrevole, come pubblicizzato sul
sito ufficiale della manifestazione al momento dell’iscrizione. Tale illusione,
tuttavia, si infrangerà impietosamente dopo il primo sopralluogo, effettuato
dai Rea brothers con Marco e Angelica il giovedì sera. A palesarsi al loro
cospetto saranno infatti saliscendi continui, tratti con beffardi sampietrini,
un percorso che si annuncia insomma nervoso e che dà subito la spiacevole
impressione di non potersi considerare ideale per ambire alla grande
performance cronometrica.
Va peraltro
precisato che i nostri quattro erano giunti nella capitale norvegese con
aspettative molto diverse: Giampiero, ormai in inarrestabile recupero, dopo i
due mesi di stop dovuti al brutto infortunio alla caviglia dello scorso maggio,
puntava ad un tempo sotto 1h40; Marco, che asserisce di allenarsi solo una
volta a settimana (ma che è visibilmente troppo in forma per essere creduto dal
resto della ciurma), con serenità dichiarava di voler correre sui tempi di
Giampiero; Fabio, il nostro top runner, veniva da un periodo di dieci giorni di
stop forzato, cure di ghiaccio ed anti-infiammatori per neutralizzare un forte
fastidio al tendine di Achille. Infine resto io, che ad aprile ho demolito la
barriera degli 80 minuti sulla distanza della mezzamaratona e che, considerata
la puntigliosa preparazione (anche nel corso delle ferie estive) e le buone
sensazioni degli ultimi tempi, dovevo quantomeno confermare il PB di 1h19’44’’
di Pedagnalonga della scorsa primavera.
Sopra le nostre
teste, grazie alla tecnologia moderna, aleggiava l’ombra del coach Luca che,
dal Continente Nero, non faceva mancare il consueto incoraggiamento pre-gara ed
i consigli tattici su come gestire la corsa senza schiattare.
Tornando alla
cronaca, giungo ad Oslo venerdì 20 settembre pomeriggio, direttamente da
Londra: trovo un clima fresco (7-8 gradi), un cielo sereno e la calorosa
accoglienza degli altri quattro avventurieri, giunti nella capitale norvegese
il giorno precedente e già perfettamente calati nel ruolo di turisti, presi fra
visite a musei caratteristici, passeggiate per il bel centro e pellegrinaggi al
meraviglioso parco di Vigenland.
Come consuetudine
e condizione imperativa da sempre posta dai Rea brothers, la cena della vigilia
di gara anche questa volta è all’insegna della cucina italiana.
Passeggiando per le vie del centro città, fra interessanti scorci
architettonici ed il fantastico colpo d’occhio della passeggiata lungo il
fiordo, i nostri eroi decidono di optare per un ristorante italiano chiamato
Prima Fila, il cui pur ottimo cibo risulterà in qualche modo indigesto al
momento dell’arrivo del salatissimo conto. Per rendere l’idea, una bottiglia da
mezzo litro di Acqua San Pellegrino ci costa quasi 8 euro...No comment!
Rapine a parte,
peraltro prevedibili in una città tanto ricca, la vigilia di gara trascorre
liscia e con i nostri atleti diligentemente in stanza prima delle 23h30.
La sveglia del
grande giorno (sabato 21 settembre) è caratterizzata da un cielo sereno e da
una temperatura gradevole di 10 gradi, con un vento debole: le condizioni per
correre sono ideali e nessuno potrà trovare alcuna scusante di ordine
meteorologico per una eventuale prestazione sottotono.
La mezzamaratona
inizia alle 13h20, quindi i nostri eroi, dopo una pantagruelica colazione (io
mi concedo addirittura abbondanti quantità di salmone, che adoro), hanno tutto
il tempo di godersi -da spettatori- i passaggi degli atleti della
maratona, che si snoda su un tracciato in larga parte coincidente con quello
della mezza e la cui partenza era avvenuta nelle prime ore del mattino.
Circa cinquanta
minuti prima dello start, l’aria è tersa ed il sole inizia a riscaldare i
vichinghi muscoli dei nostri quattro eroi che, dopo la foto di rito in rigorosa
tenuta biancoceleste, si concedono un breve riscaldamento e si schierano
all’interno delle rispettive griglie di partenza.
Noto con estremo
piacere un Fabio motivatissimo, che spavaldamente si posiziona in prima fila,
fra atleti eritrei e professionisti keniani: un ottimo segnale che dimostra
convinzione e tanta voglia di lasciarsi alle spalle la tendinite delle ultime
settimane.
A pochi minuti dalla partenza in una soleggiata Oslo |
L’evento richiama
quasi 22.000 persone, 10.000 delle quali iscritte alla mezzamaratona. Si
parte dall’ampio viale che separa il suggestivo fiordo cittadino dal maestoso
municipio al cui interno, ogni anno a dicembre, si tiene la sontuosa cerimonia
di consegna dei premi Nobel.
Il colpo d’occhio
sul fiume di folla prima dello start è fantastico, la città tutta sembra essersi
mobilitata, l’emozione pre-gara invade noi podisti, il sole sembra benedire
l’intero evento. Tre, due, uno: si parte!
Si comincia con
una impegnativa salita di circa 500 metri che non si sente all’inizio, quando
si è freschi e pieni di sacro furore, ma che inesorabilmente presenterà il
conto nel prosieguo di gara. Correndo fra migliaia di biondi atleti nordici, il
pubblico sembra apprezzare la diversità dei nostri colori (e tratti somatici) e
in vari punti del tracciato si sentono scandinave incitazioni di sostegno che
recitano così: “ahe ahe Lazio”, “ehe ehe Lazio”, “ole ole Italia”.
Insomma, le tinte biancoazzurre sembrano essere particolarmente apprezzate a
queste latitudini , il che inorgoglisce e dà ulteriore carica a noi tutti.
Il tracciato,
come dicevo, risulta molto nervoso: i saliscendi e gli strappi sono continui e
non permettono di impostare un ritmo di gara regolare. Personalmente, poi, dal
quinto chilometro inizio a sentire un fastidioso dolore addominale che, ahimé,
mi porto dietro ormai da tempo e del quale nessun medico inglese è riuscito
finora a capire molto. L’incubo che si è affacciato nel finale della corsa di
Caracalla adesso si ripresenta per larga parte di gara, mentalmente parto con
questo handicap e, giocoforza, non tiro come vorrei.
Fino al decimo
chilometro (37’36) le gambe girano bene, anche se la postura viene
inevitabilmente alterata dal dolore menzionato. Al tredicesimo si attraversa la
zona portuale-cargo della città, forse la meno suggestiva di tutta la gara, il
tracciato a tratti si presenta sconnesso e addirittura sterrato, ma senza
accorgermene constato con piacere una inaspettata brillante condizione nelle
salite. Cerco di non pensare al dolore fastidioso che da quasi 10 km non mi dà
tregua e tiro dritto.
Al quindicesimo
chilometro arriva la vera svolta di gara: una salita spezzagambe di oltre 900
metri mette a dura prova il morale di chi, fino a quel momento, aveva
cercato di mantenere un ritmo elevato malgrado i numerosi saliscendi. Decido di
aggredire la dura salita e lascio alle mie spalle uno sparuto gruppetto di
cinque gagliardi podisti nordici. Giungo in vetta e sembro la versione
podistica di Reinhold Messner dopo la scalata dell’Everest. Km 16 chiuso a 4’02. Tuttavia, con sommo
dispiacere, constato subito di avere esagerato ed il dolore addominale si fa
insostenibile e si estende a tutto il fianco destro. Al km 17, in parziale
discesa, purtroppo, non posso che contenere il ritmo (3’45), ma ormai ho dovuto
abbandonare la mia velocità di crociera (3’45 al km) ed ogni sogno di gloria.
Qualche minuto
prima del fatidico “gran premio della montagna” incrocio Giampiero e Marco in
direzione opposta al mio senso di marcia. Vedendomi scuro in volto, mi inviano
un sonoro incoraggiamento: devo ammettere che per me questo gesto di
solidarietà vale quanto il cinque che si sono scambiate la grandissima Valeria
Straneo e la compagna di squadra di nazionale Emma Quaglia durante la recente
maratona mondiale femminile di Mosca.
Al chilometro 18.5
un’altra salita di circa 900 metri sembra prendersi beffardamente gioco di noi
podisti tutti e, malgrado l’incoraggiamento della folla sempre più chiassosa,
provo un certo sconforto nel non poter lasciarmi andare in una progressione
finale che so benissimo di avere nelle gambe. Km 19 chiuso in 4’02 e km 20 in 3’54.
Decido semplicemente di godermi il colpo d’occhio, quasi da spettatore
turista, con il piacere di vivere una bella giornata di sole sotto il cielo
norvegese.
Una volta entrati
nel rettilineo finale, circondati da migliaia di spettatori, gli atleti vengono
immortalati per qualche secondo dalle telecamere e, come in un finale olimpico,
compaiono sul maxischermo posizionato proprio davanti all’edificio che ospita
la cerimonia di consegna del premio Nobel per la pace. Un gran bel momento di
gloria, che mi fa chiudere il km 21 con un onorevole (viste le condizioni) 3’42.
Discreto finale, battuto il 345 di un secondo! La donna dietro corre la maratona |
Chiudo la mia
prova con un tempo soddisfacente (1h19’58, media 3'48), considerate le peripezie varie ed
il percorso ondulato, 85mo assoluto.
Molto meglio
delle aspettative fanno Marco (1h37’40), Giampiero (1h38’17) ed il nostro top
runner Fabio (1h15’13), il quale è riuscito a sconfiggere la sfortuna e gli
acciacchi delle ultime due settimane, portando in alto i colori della Lazio
Runners Team con un piazzamento di assoluto valore (trentacinquesimo assoluto
e, soprattutto, primo atleta italiano!).
Il fine settimana
podistico termina con una cena presso un tipicissimo locale norvegese (stavolta
bevendo acqua rigorosamente del rubinetto), fra inevitabili e diffusi acciacchi
post-gara, sana e soddisfatta stanchezza, racconti iperbolici delle rispettive
gesta vichinghe lungo i 21097 metri percorsi e sogni di gloria sulle future
trasferte targate Lazio Runners Team.
Constato ancora
una volta come il conviviale sodalizio biancoceleste sia sinonimo di valori
autentici, semplici e positivi quali il piacere di ritrovarsi, di stare
insieme, di condividere una trasferta podistica, faticare, sudare, correre e
trascorrere piacevoli ore da turisti-podisti DOC.
Torno in
Inghilterra con tanti bei ricordi e con la speranza di poter ritrovare presto e
salutare di persona molti compagni di squadra LRT...magari in occasione delle
prossime gare in suolo italico cui parteciperò con il consueto entusiasmo (la
30 km del Mare a ottobre e la Maratona di Firenze a novembre).
Evviva i
podisti vacanzieri, evviva chi ha la pazienza di accompagnarli, evviva gli aspiranti
maratoneti e, soprattutto, un grande ed immenso FORZA ANDREA!!!
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