Questi ultimi dieci giorni sono stati piuttosto intensi, fra
trasferta di lavoro a Bruxelles e nascita di ben due nipoti (Carlotta il 10
ottobre e Niccolò il 15 ottobre): aggiorno pertanto con colpevole ma
comprensibile ritardo il blog, parlando stavolta di una gara di 30 km cui ho
preso parte domenica 13 ottobre sul litorale laziale.
Definirla una gara è già esagerato, essendo ormai per
me proibita qualsiasi velleità agonistico-competitiva da qui alla
maratona di Firenze del 24 novembre. Diciamo che si trattava di un’ottima
occasione di allenamento lungo, anzi lunghissimo, proprio in vista della
maratona in terra toscana.
La “30 km del Mare”, questo il nome della manifestazione, è
appuntamento imperdibile per tutti i podisti romani che preparano maratone
autunnali o altre gare sulla lunga distanza. Per questa edizione 2013 ai nastri
di partenza si schierano circa 1500 persone e lo start viene dato in zona
Stella Polare, appena fuori dallo stadio ostiense di atletica “Giannattasio”,
vero e proprio tempio del podismo costiero, che oggi ospita numerosi e colorati
gazebo delle squadre che hanno deciso di prendere il via all’evento.
Purtroppo la Lazio Runners Team, pur gagliardamente presente
con un manipolo di 7 baldi e coraggiosi atleti, non ha optato per montare il
gazebus magnus ed ha sostanzialmente concentrato l’attenzione e la “chiamata
alle armi” per i propri atleti sulla gara trail prevista per lo stesso giorno
all’interno di Villa Ada, a Roma.
Conosco bene la zona di partenza della 30 km del Mare, essendo letteralmente a due passi dall’ospedale
GB Grassi di Ostia presso il quale per oltre due anni ho (indegnamente) prestato
servizio di volontariato al centro trasfusionale e presso il quale mi reco
periodicamente per donare sangue e/o piastrine!
Giungo sul posto intorno alle ore 8 di domenica mattina e
con grande piacere incontro alcuni dei bloggers con cui tante conversazioni ho
scambiato via WhatsApp negli ultimi 9 mesi: su tutti ritrovo il maestro
Giancarlo “Runner Blade”, ma sono anche particolarmente felice di conoscere
finalmente di persona l’ironman Gianluca “Master” e Marco “Yogi”, accompagnato
dal suo meraviglioso ed insostituibile cane.
Mi fa anche immenso piacere ritrovare i compagni di squadra
Giampiero, Daniele, Raffaele, Francesco (tutti iscritti alla maratona di
Firenze), Mauro (il dottore) ed il giovanissimo Filippo: come al solito tutti si
mostrano amichevoli e dallo spirito positivo, pronti a questa gara di 30 km ed
immortalati dalle foto dell’insostituibile Silvio, giunto sul litorale per dare
il proprio sostegno al figlio Giampiero ed a noi tutti.
Unica nota negativa il forfait del nostro atleta di punta Fabio,
il quale purtroppo da dopo Oslo lotta con un infortunio al ginocchio che ancora
gli dà
particolare fastidio e che, ahimé, lo ha costretto alla dolorosa
decisione di rinunciare alla maratona di Firenze. Non ci voleva proprio, anche
se il suo spirito sereno e positivo lo vede già proiettato alle prossime
sfide del 2014 con rinnovata motivazione e con accresciuta forza d’animo.
La strategia di gara dettata dal coach, peraltro in Italia in
quei giorni per la nascita del pargoletto Niccolò, era molto chiara: primi 4 km
di puro e lento riscaldamento (4’40/km), seguiti da 24 km a 4’17-4’20/km, salvo
poi accelerare negli ultimi 2 km (a 3’55/km). Il monito ricorrente alla vigilia
è
quello di non interpretare la corsa con spirito agonistico e competitivo, ma
solo ed esclusivamente in un’ottica di allenamento.
La giornata, tanto per cambiare in Italia, è
estiva: umidità oltre il 90%, sole e temperatura di 18 gradi alla
partenza (alle ore 9). Il vento risulterà debole ma in aumento, devo dire
piacevole per neutralizzare il caldo che si fa sentire soprattutto dopo la
prima ora di corsa.
Terminate le foto di rito insieme ai compagni di squadra
Lazio Runners Team, senza il minimo riscaldamento mi schiero a metà gruppo
ed inizio la mia prima gara oltre la distanza della mezzamaratona. Si tratta di
una curiosa sensazione verso l’incognito e, anche se è solo un lungo allenamento, l’emozione
di spingersi oltre i propri limiti chilometrici non è da sottovalutare. Come dice
la mia ormai seconda coach, “comunque vada, sarà un PB” J
Ecco il nostro squadrone! Manca solo Francesco, probabilmente in pieno riscaldamento |
Interpreto i primi chilometri seguendo le disposizioni del
(primo) coach, “passeggiando” insieme al gruppone e godendomi i commenti ad
alta voce tipici dell’ironia romana. Fra tutti segnalo quelli di un manipolo di
podisti che, alla vista del cartello del primo chilometro, iniziano ad
incitarsi a vicenda dicendo: “dai che è quasi finita, ne mancano solo 29!”.
I primi quattromila metri, dicevo, vanno via lisci e senza problemi:
4’43, 4’37, 4’30, 4’24.
Registro subito due fatti spiacevoli: i cartelli a terra dei
chilometri sono completamente sballati rispetto a quanto indica il mio GPS.
Anche altri intorno a me sembrano lamentare lo stesso problema e si scoprirà
poi che il percorso è stato leggermente modificato rispetto allo scorso anno e
questo ha verosimilmente causato clamorosi errori nella misurazione della
distanza. Come anticipazione del finale di questo racconto, posso dire che il
totale dei chilometri al termine della corsa sarà di 30.6…ben 600 metri più
del previsto: un’immensità.
Il secondo fattore di preoccupazione, ben più grave
della distanza imprecisa del tracciato, è dato da un forte disturbo intestinale
che si palesa già dai primissimi chilometri e mi fa temere per il peggio.
Non solo me lo trascinerò con spiacevolissime sensazioni per oltre 25 km, ma
scoprirò
poi che si tratta di una forma virale, visto che per i successivi 5 giorni ne resterò tristemente
vittima.
Il tracciato, nel frattempo, si snoda all’interno dell’incantevole
scenario degli scavi romani di Ostia Antica: anche se il terreno è
pieno di buche e non asfaltato, si resta letteralmente incantati dal paesaggio circostante
e fra me e me penso con un certo orgoglio a quale altra parte del mondo potrebbe
mai offrire una simile scena a dei podisti impegnati in una gara. L’Italia
sarebbe un Paese meraviglioso…se non ci fossero gli italiani.
Una volta usciti da Ostia Antica, si procede per via dell’Idroscalo,
resa tristemente celebre dal delitto Pasolini, correndo lungo il tracciato del
Tevere verso lo sbocco al mare. Proprio in questo passaggio inizio a guardarmi
nervosamente intorno per cercare una via di fuga urgente per realizzare il
piano di “evacuazione intestinale”. Purtroppo non scorgo luoghi
sufficientemente protetti e compatibili con le mie esigenze di pudore e con l’intenzione
di non rischiare l’arresto per atti osceni in luogo pubblico!
Malgrado tutto, il ritmo resta conforme alle disposizioni
del coach (fra il km 5 ed il km 13 la media si attesta intorno ai 4’15/km) ma
il disturbo si fa insostenibile.
Intorno al km 10 supero i pace-maker delle 2h15 (4’30/km).
Una volta giunto al nuovo porto commerciale di Ostia, poco
oltre il km 13, decido di scappare in uno dei bagni pubblici e di liberarmi,
almeno parzialmente, dell’opprimente disagio. Tecnicamente, senza scendere in sgradevoli
dettagli, non riesco a “scrollarmi di dosso” la causa del disturbo intestinale,
ma provo comunque un certo conforto ed una certa sensazione liberatoria quando,
dopo circa un minuto e mezzo di sosta ai box, riparto per la mia seconda metà
di gara.
Il tracciato corre per oltre 5 chilometri di rettilineo sul
noto lungomare di Ostia: a destra vedo una tavola piatta, il Mar Tirreno, in
cielo solo sole, l’umidità è alta e la temperatura ormai ben oltre i 20 gradi. Sto bene, mi godo questi luoghi, il clima
piacevole e l’atmosfera unica è quella della gita al mare di fine
estate, con alcuni stabilimenti ancora aperti e l’arrivo dei romani sulla costa
per una domenica lontana dallo smog cittadino. Vivere il mare a settembre e a
ottobre non ha prezzo.
Forse preoccupato di vedere in lontananza i pace-makers (4’30/km),
che mi hanno superato durante la sosta d’emergenza al bagno, inizio ad
accelerare e dal km 16 al km 20 chiudo i parziali al ritmo medio di 4’00/km. Le
gambe girano che è un piacere, il disturbo intestinale ancora è
presente ma tenuto sotto controllo agevolmente, il ritmo di gara mi sembra
sostenibilissimo.
Al ventesimo chilometro, stufo della discrepanza fra i
parziali chilometrici del GPS e quelli segnati dai cartelli, decido di togliere
il lap automatico dal Garmin e di “lappare” manualmente ad ogni indicazione lungo
il percorso. L’idea non è straordinaria, visto che a freddo scoprirò di
distanze totalmente sballate, con gran parte dei chilometri fra il
ventitreesimo ed il trentesimo troppo lunghi (per esempio 1.28 km il km 22!)
oppure troppo brevi (810 metri il ventiseiesimo). Direi bocciatura totale all’organizzazione
per la mancanza di precisione. Stando al ritmo indicato dal mio Garmin, comunque,
fra il km 20 ed il km 28 viaggio alla velocità di crociera di 4’07-4’08/km…quello
che il coach definisce incoscientemente obiettivo ritmo maratona per il
sottoscritto (povero illuso!).
Poco prima di prendere la Cristoforo Colombo, arteria che collega
Roma al mare e che fra pochi mesi sarà parte integrante del tracciato della partecipatissima
Roma-Ostia, al mio cospetto si palesa e staglia la figura a bordo percorso del
coach Mimmo (olé), allenatore del mio allenatore: come era già accaduto
in altre circostanze, la sua apparizione in gara sembra quella dell’arcangelo
Gabriele e mi dà rinnovata energia!!!
Intorno al km 25, all’interno della Pineta di Castel Fusano,
vedo davanti a me Daniele e Francesco, le cui casacche bianco-celesti spiccano
a distanza ed il cui spirito di squadra li sta accompagnando al traguardo a conclusione
di un’eccellente prestazione.
Allungo il passo e, a 5 metri da loro, esclamo ad alta voce:
“scusate, sapete in che direzione devo
andare per Firenze?”. Ci facciamo
una risata ed entrambi stanno al gioco, calandosi nel clima goliardico e di
cazzeggio che in fondo caratterizza sempre ogni gara.
Fra il km 25 ed il km 28 io e Daniele stacchiamo di poche
decine di metri Francesco, alle prese con un fastidioso problema al fegato.
Quando mancano 2 km al traguardo, che poi saranno di fatto 2.6 km, seguo le
disposizioni del coach e lancio una progressione finale che mi porterà all’arrivo
con un buon ritmo medio di 3’45/km, che lascia ben sperare per Firenze e per la
mia condizione in generale.
Da segnalare, a poche centinaia di metri dalla linea di arrivo
- che per la cronaca è situata all’interno della pista di atletica dello stadio “Giannattasio”
- una salita/cavalcavia omicida e spezzagambe e la presenza del grande
fotografo Silvio, che con i suoi scatti immortalerà impietosamente le condizioni
di noi atleti dopo 30.55 km di gara!!
Dopo 30 km di allenamento, ancora si trova il tempo per una risata! |
Tempo finale 2h08’15’’ per
chiudere i 30.6 km effettivi alla media di 4’11/km, con sensazioni di totale scioltezza e
senza mai faticare. Ovviamente, come previsto, all’arrivo mi precipito al bagno
per espletare i noti bisogni intestinali prima che sia troppo tardi!
Mi concedo qualche fetta di pane
e marmellata, sali minerali, bevande varie ed una banana, mentre rifiuto un
invitante piatto di pasta gentilmente offerto dagli organizzatori di questa
affascinante, pianeggiante e soleggiata corsa lungo il litorale laziale.
Torno a casa con ottime
sensazioni, la quarta unghia del piede annerita (gli inconvenienti del
mestiere) e tanta, tanta soddisfazione per la mia prima gara di 30 km, che la
sera a cena la mia seconda coach deciderà a sorpresa di celebrare con una graditissima
fetta di ciambellone a tema: semplicemente commovente!
Un meraviglioso regalo ricevuto! |
Concludo augurando al grande
Fabio di ristabilirsi quantoprima e facendo le congratulazioni ai fratelli
podisti per i loro splendidi bimbi appena nati!
Viva i podisti aspiranti maratoneti,
viva i podisti papà e, soprattutto, viva l’estate ottobrina laziale!
buona la prima! piacere reciproco, magari alla prox ci sarà anche il tempo per un caffè...
ReplyDeleteAlla prossima allora, ovviamente porta con te anche il meraviglioso quadrupede!
Delete