L'allegro manipolo Lazio Runners Team prima della partenza! |
Complice un
rientro in Inghilterra a pieni ritmi lavorativi ed una brutta forma influenzale
che mi ha costretto ad uno stato catalettico di debolezza, febbre e vomito per
un paio di giorni dopo la mia ultima gara, mi ritrovo solamente adesso a
narrare della Correndo nei Giardini, bella manifestazione podistica sulla
distanza di 10 km che si è tenuta lo scorso 10 marzo fra Ladispoli e Palo
Laziale, sul litorale a nord di Roma.
Certo, come di
consueto una gara “a casa” ha tutt’altro respiro ed è vissuta con uno spirito
molto più piacevole. Oltre ai compagni di squadra ed al relativo clima di
allegra euforia pre e post partenza, ad arricchire il valore della corsa anche
questa volta è stata la presenza degli altri due fratelli, il coach Luca e
l’ormai navigatissimo (e anche un po’ navigatore, visto che vuole sempre guidare
lui quando andiamo alle gare insieme) runner Luigi.
La cosa
sconvolgente di questa gara, per uno che viene dall’Inghilterra, è stato il
clima primaverile, quasi troppo caldo (16-17 gradi) per correre, che ha fatto
da contorno alle gesta di noi tapascioni per tutti e dieci i chilometri di
tracciato.
Altra nota
assolutamente per me sconvolgente è stata la quasi totale assenza di vento, che
si è fatto sentire in maniera appena percettibile nel finale, senza creare il
minimo disturbo ai circa mille podisti accorsi sul litorale laziale.
Della Correndo
nei Giardini porto anche il ricordo di un Giorgio Calcaterra (Re Giorgio), per
chi non lo sapesse uno degli atleti più forti a livello mondiale sulle distanze
per me anche solo inimmaginabili (100 km), che chiacchierava allegramente con
tutti prima della partenza, stringendo mani, sottraendo tempo al riscaldamento
per scambiare due battute con il tapascione romano di turno che non si fa
scappare l’occasione di dialogare con un campione del genere. Re Giorgio, così
disponibile, così gentile eppure così forte e vincitore: un grande esempio, che
non scorderò mai di citare. Per la cronaca, vincerà lui la gara chiudendo ad
un’ottima media di 3’11 al km.
Tornando alla
cronaca podistica, per una volta tanto insieme ai fratelli, a Massimo (detto
caschetto) e a Fabio riesco a fare un lungo riscaldamento (4.3 km, compresi gli
allunghi), quasi fosse una gara seria o avessimo velleità cronometriche. Il
coach, ebbro di gioia per il suo exploit alla Mezzamaratona di Terni di qualche
settimana prima, ormai farfuglia strani obiettivi e minaccia di darsi al
mezzofondo (quindi a gare di 800, 1500, 3000 mt in pista!). Io, all’ultima
settimana di preparazione per la mezzamaratona di Eton (in teoria ieri 16
marzo), dal mio canto puntavo al massimo ad andare sotto ai 37’ e soprattutto
volevo godermi il bel clima che si respira sempre nelle gare domenicali con i
miei compagni di squadra. Insomma, i miei obiettivi erano forse più sociali fra
sfottò vari, sano cazzeggio e le serie e pericolosissime promesse di obiettivi
podistici a breve-medio termine che si elaborano in queste circostanze.
Nel pre-gara il
coach saluta ed è salutato da decine di runners, mentre i fratelli Fabio e
Giampiero mi illustrano scenari lontani di maratone ed altre trasferte da
organizzare in giro per il mondo. Noto che alcuni compagni di squadra LRT,
quelli che non ho mai conosciuto prima di allora, mi salutano “riconoscendomi”
grazie ai piccoli resoconti delle mie gare inglesi, che puntualmente vengono
pubblicati sul sito della squadra insieme ad una mia foto (direi segnaletica!).
Alle ore 10 lo
start viene dato con puntualità: io mi ritrovo non so come in seconda fila,
vedo i fortissimi Fabio, Re Giorgio ed altri atleti d’élite a pochi passi di
distanza! Per una volta non mi attardo nelle retrovie e mi godo qualche istante
di gloria.
La partenza
prevede un rettilineo di circa un chilometro che si addentra per il centro di
Ladispoli, da percorrere in direzione nord, salvo poi fare inversione a 180
gradi e ripassare sotto il traguardo per proseguire verso (e parzialmente
all’interno del)la riserva naturale di Palo.
Corro insieme al
coach, che saggiamente tiene il ritmo basso vedendo con immenso sospetto il
nostro compagno di squadra Massimo partire ad un passo forsennato (bel al di
sotto dei 3’25) che pagherà purtroppo a metà gara. Io e il coach proseguiamo
senza affanni e senza strappi: lui come sempre chiacchiera e sembra fresco come
una rosa, io sento di fare un po’ più di fatica, anche se lo sforzo è
assolutamente sotto controllo. La prima metà di gara viene condotta da entrambi
ad un ritmo controllato ma di tutto rispetto (3’40, 3’45, 3’44, 3’45, 3’40),
riprendiamo Massimo e poi il coach decide di non voler sudare e, per qualche
ragione a me ignota, rallenta al cospetto di una piccolissima salita staccandosi
di qualche decina di metri. Io mantengo il passo e punto un atleta della
squadra Bancari Romani, ancora piuttosto distante da me per la verità ma che ottima
lepre fino all’arrivo.
Poco dopo il secondo km, insieme al coach |
Dal sesto al nono chilometro mantengo un ritmo
regolarissimo (3’42, 3’42, 3’41, 3’42), dall’ottavo ho finalmente affiancato il
tizio dei Bancari che ha come caratteristica quella di consultare nervosamente
il gps ogni dieci secondi. Deve essere un tic, consultando a freddo i risultati
invece capisco che per lui si tratta di un gran tempone (PB negli ultimi due
anni, almeno per i tempi riportati dal sito Mario Moretti) e che sta
evidentemente studiando la prestazione in ogni singolo dettaglio. All’ottavo
chilometro gli dico che è quasi fatta e che siamo arrivati; mi risponde con una
certa gentilezza ed incitandomi a sua volta. Al nono scatta ed io gli resto
accanto, abbiamo superato da un pezzo il breve tratto di sterrato e l’arrivo è ormai
al termine di un chilometro di rettilineo parallelo ai binari del treno. Per
una questione di principio decido di lanciare la volatona e, oltre a superare
lui, per poco non riprendo un terzetto che ci precedeva e sui quali abbiamo
guadagnato parecchi secondi. L’ultimo chilometro per me si chiude a 3’25, il
che è sempre un eccellente modo di concludere una gara. Tempo finale: 36’30 (prima
metà: 18’31; seconda metà: 18’01), trentatreesimo assoluto, direi bene per una
gara cui non chiedevo nulla e piuttosto “partecipata”.
Da dietro, con le sobrie scarpe arancioni, stacco l'atleta dei Bancari Romani... |
In buona spinta, a pochi centinaia di metri dal traguardo |
Arrivato al
traguardo una manciata di secondi prima del coach, vado ad abbeverarmi in zona
villaggio che, fra le altre cose, ospita un banco ristoro con grandiose
pizzette e altri panini preparati dal forno locale e serviti da simpatiche
signore attempate e sorridenti! A quel punto, memore della promessa fattagli,
decido di andare incontro al terzo runner di famiglia per scortarlo insieme al
coach dal nono chilometro al traguardo. Il fatto è che stavolta Luigi ci ha
fregati tutti e, con una condotta di gara a dir poco sorprendente, alla fine sarà
ripreso solamente a 400 metri dall’arrivo. Va bene lo stesso, lo accompagnamo
sotto l’arco di arrivo e, appena varcato il traguardo, con orgoglio si toglie
il gps dal polso e mostra un tempo stratosferico per uno che fino a cinque mesi
fa fumava come un turco, pesava una dozzina di chili in più e soprattutto
veniva da anni e anni di totale sedentarietà. Per la prima volta e con grande
soddisfazione per tutti, il fratello “mediano” ha terminato una gara di 10 km
sotto ai 50 minuti: EROICO. Ormai è lanciatissimo verso il prossimo obiettivo,
a me sembra un miracolo già che si metta i calzoncini e vada a correre,
figuriamoci vederlo così preso ed attento! Miracoli della corsa.
A sinistra il vero vincitore verso il traguardo, a destra il solito coach esibizionista, di me sbuca solo il braccio! |
Torno in
inghilterra carico e fiducioso di fare cose buone alla mezzamaratona di Eton,
prevista sabato 16 marzo. Purtroppo però, come anticipato, febbre, vomito,
spossatezza e dolori alle ossa mi hanno messo KO mercoledì e giovedì,
impedendomi di sperare anche solamente di rimettermi in piedi per la gara (figuriamoci
di fare un bel tempo). A parziale consolazione del forfait, per la cronaca il
mattino della gara la bufera di vento e la pioggia sembrano essersi impadroniti
dell’Inghilterra, quindi forse il destino mi è stato favorevole e andrebbe
ringraziato.
Non mi resta che
trovare una mezzamaratona per rispondere al gran tempo del coach a Terni di
metà febbraio ma soprattutto per trovare ulteriori motivazioni quando affronto
gli allenamenti in questo freddo e piovoso inverno inglese (guai a parlarmi di
primavera!).
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