Ingresso circolo canottieri Eton College, oggi zona registrazioni |
Dopo i fasti ed i
sedentari bagordi per le celebrazioni del quarantesimo genetliaco del fratello
coach, che hanno avuto luogo la scorsa settimana in uno splendido scenario bucolico
vicino al lago di Bolsena, sono rientrato in Inghilterra con le giuste
motivazioni agonistiche, una sana cattiveria podistica ed un paio di chili in più che fanno solo salute!
La settimana che
mi ha condotto alla gara di cui brevemente parlerò in questo post è stata funestata
da allenamenti mal portati a termine, vuoi per il troppo caldo di lunedì (ben
23 gradi) vuoi per il vento intorno ai 70-80 km/h di giovedì, e soprattutto è
stata caratterizzata da una diffusa sensazione di fiacca podistica e da condizione ben lontana dai livelli di gennaio!
Dal suo canto,
per ragioni di lavoro, il coach a distanza ha potuto seguire solo saltuariamente i miei
allenamenti, con l’impossibilità di apportare i necessari cambiamenti e le opportune correzioni in corso d'opera alla tabella di marcia settimanale.
Da qui ai
prossimi 2-3 mesi, d’altronde, non avrò grandi velleità agonistiche né appuntamenti in occasione dei quali mirare a chissà quali
tempi o PB. Vivo una fase di transizione podistica, con i grandi obiettivi già nella
testa o addirittura sul calendario, ma ancora molto lontani. Se la carota è
ancora a 4 mesi da oggi, il bastone adesso deve essere l’impegno ad allenarmi seriamente
e senza mollare mai.
L’attesissima mezzamaratona
di Oslo a settembre e, ancor di più, il debutto in maratona a Firenze a fine
novembre saranno le mie ideali ed epiche oasi cui tendere per potermi motivare ogni giorno e per accedere al mondo celestiale dei podisti tapascioni seri.
Fra libri gialli
e psycho-thriller, in questo periodo mi sto dilettando anche con la
lettura di Enrico Arcelli, medico sportivo molto quotato che ha scritto un
libro il cui titolo non necessita di commenti ulteriori: “Voglio
correre. Allenamento e alimentazione: come diventare più veloci, più
resistenti, più magri”! Molto interessante, numerosi gli ammonimenti sui principali errori alimentari-podistici da evitare e davvero utile per prepararsi alla maratona. Io comunque ho già il mio coach, che mi basta e avanza!
Premesse a parte, la gara di cui vorrei parlare oggi è la All Nations 10
km.
Zona partenza e circolo canottieri |
Come accennato, agonisticamente parlando, gareggiare in questo periodo non
ha grande senso: non sono brillante e non ho effettuato allenamenti particolarmente
mirati negli ultimi 10 giorni. Eppure, beh, eppure la corsa, per come la intendo
io, non è di certo solo tabelle, calendari, cronometri e GPS, ma anche sano
divertimento, unica attesa pre-gara e meravigliose sensazioni di gratificante
stanchezza post gara! A questi fattori, poi, si aggiunge il mio latente romanticismo
che mi riporta con la mente alla stessa gara, corsa nel 2012 con il coach, in
una bellissima giornata di sport e sole che
ancora ricordiamo con piacere. Insomma, tutti questi elementi "umani" mi hanno spinto ad iscrivermi anche quest'anno.
Orribile foto ricordo |
Fin da subito le condizioni, soprattutto meteorologiche, si presentano ben diverse rispetto a 12 mesi fa: 8 gradi al mio arrivo, con un fortissimo vento che
renderà la corsa piuttosto impegnativa per almeno cinque dei dieci chilometri
totali.
Triatleti, parenti degli stessi e nuvoloni autunnali |
Teatro della gara, ancora una volta, il bacino di canottaggio olimpico di
Dorney Lake, lo stesso che un mese fa ha visto le vittorie trionfali del
coach su una gara di 5 km e del compagno di squadra Fabio sui 10 km!
Il Dorney Lake increspato dal solito vento |
Come un anno fa, anche questa edizione della All Nations si segnala per
due singolarità: si disputa pochi minuti prima della partenza di una
gara di triathlon sprint e tutti i partecipanti sono invitati ad indossare una
maglia o qualsiasi altro indumento/tatuaggio/colore della Nazione di
appartenenza.
Svestiti dunque i panni (in senso letterale) della Lazio Runners Team, opto per una maglia dalle tinte azzurre con tanto di scritta “Italia” sulla schiena! Ad
aggiungere ulteriore significato al gesto, si sappia che la maglia mi fu
regalata dal coach lo scorso anno proprio per la stessa occasione!
La mia maglia di gara |
Giungo con la macchina nell’incantevole scenario di Dorney e parcheggio a
circa 1.5 km dalla prestigiosa sede del club di canottaggio dell’Eton College (oggi adibita a zona partenza), prestigiosissima e costosissima scuola per giovani rampolli delle famiglie più
potenti del mondo intero.
Intorno a me noto i fissatissimi ed iper-accessoriati triatleti che si
scaldano, attendono la partenza di noi semplici podisti e, secondo me, già si
pentono ed imprecano per essersi iscritti ad una gara che prevede anche la
prova di nuoto, nel lago olimpico, oltre alla bici ed alla corsa. Non il massimo della goduria in questo clima autunnale.
Quella dei triatleti è una vita...da cani! |
Dopo i consueti 3 km di riscaldamento e allunghi, mi attesto fra le prime
posizioni di partenza ed allo start lascio scorrere davanti a me una decina di
podisti, tre dei quali prendono subito il largo e risulteranno irraggiungibili,
almeno nella prima metà di gara.
Il coach mi aveva consigliato vivamente di non
fare gara in “isolamento”, ma purtroppo dopo il primo chilometro mi ritrovo ad affiancare
e a superare agevolmente il quinto atleta ed inizio una corsa in totale,
assoluta e completa solitudine.
I primi 2 km sono con vento contrario (3’44, 3’41),
si inverte poi la rotta e si percorre il lato opposto del bacino di canottaggio,
con vento a favore (3’41, 3’40). Cerco di correre in maniera sciolta, senza
pretese cronometriche e senza nessuno da affiancare o che possa insediarmi alle
spalle. Vedo molto staccato da tutti il primo atleta (che vincerà senza
problemi in 34’30), mentre per il secondo e terzo posto la gara è piuttosto
aperta con tre atleti a lottare per due posti sul podio! Io sono quinto, staccato di
100-150 metri.
Al quinto chilometro (3’39) si chiude il primo giro del lago e
si ripassa davanti al circolo canottieri di Eton (Club house). Prima metà di
gara archiviata con un sufficiente 18’25. Non guardo il cronometro, quindi non ho
la minima idea dei miei tempi. Oggi non ha d'altronde grande importanza.
Si inverte di nuovo la rotta e adesso, vuoi per la stanchezza che inizia ad
accumularsi, vuoi per il vento che soffia ancora più forte, faccio registrare i
miei tre chilometri più lenti (3’47, 3’47, 3’46), con l’ottavo in particolare mestamente caratterizzato
dall’inversione di marcia a “u” con tanto di birillo a terra.
Il quarto atleta,
che aveva dato segnali di cedimento poco dopo metà gara e sul quale ho recuperato
parecchi secondi, negli ultimi due chilometri tiene duro e mi arriverà davanti
al traguardo di una ventina di secondi. In altri tempi lo avrei bruciato e superato, oggi la mia forma non me lo permette.
Chiudo in una discreta progressione (3’39, 3’34)
con un tempo finale ufficiale di 36’57 ed una onorevole quinta posizione. La
gara al mio GPS risulta più lunga di qualche decina di metri, ma ricordo che lo
stesso percorso, lo scorso anno, aveva dato al coach e ad altri podisti 10.1 km
totali.
Sempre in tema di auto-consolazione, assai tipica dei veri tapascioni, lo scorso anno, in condizioni climatiche ideali, avevo percorso lo stesso tracciato in 39'27!
Sempre in tema di auto-consolazione, assai tipica dei veri tapascioni, lo scorso anno, in condizioni climatiche ideali, avevo percorso lo stesso tracciato in 39'27!
Pettorale prsonalizzato |
Riepilogo posizione e tempo stampabile a fine gara da una postazione pc |
Anche se ammetto di non avere faticato eccessivamente, sono certo di
avere dato il massimo, considerate soprattutto le
condizioni di forma attuali.
Certo, se penso al 35’45 di gennaio alla Corsa per la Befana, mi rendo
conto del divario clamoroso con le condizioni di allora, ma resto fiducioso e
soprattutto aspetto con impazienza di cominciare la massacrante preparazione
alla mezzamaratona di Oslo e, soprattutto, alla maratona di Firenze.
Viva i canottieri di Sua Maestà, viva gli scrittori guru del podismo, viva i triatleti e,
soprattutto, viva il coach latitante!
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