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Wednesday 7 March 2012

Bushy Park 10 km Run - 4 marzo 2012


Quello non è un sorriso, ma un ghigno di disappunto per la lentezza del fotografo nello scattare!


La partecipazione alla “Bushy Park 10 km Run” nasce come recupero di una precedente gara di febbraio, annullata per una copiosa nevicata che ha colpito anche l’Inghilterra.

La corsa capita a sette giorni esatti dal rientro dalla settimana bianca, quest’anno in Alto Adige ed in compagnia del fratello coach. La meta della vacanza è stata un vero e proprio paradiso dello sci di fondo: la Val Casies. Durante la permanenza alpina, il podismo è stato giustamente trascurato (una sola uscita, 10 km di fondo lento) in favore di intensissime uscite di sci di fondo, con il completamento –fra le altre cose- della gloriosa Dobbiaco-Cortina di circa 30 km.

Tornato in Inghilterra, un po’ giù di corda per la fine della vacanza e preso dalle riflessioni tipiche di quando si ha tanto tempo a disposizione per pensare, valuto che il modo migliore di vincere l’apatia sia quello di iscrivermi ad una gara e per questo motivo consulto il sito internet Runnersworld.co.uk, da queste parti portale-Bibbia del podista.

Mi imbatto in questa gara il cui percorso è descritto come piatto (un mezzo miracolo nelle corse in terra inglese, solitamente "hilly" o, quando va bene, "undulating"), tutto all’interno del parco adiacente l'Hampton Court Palace, già residenza di Enrico VIII e utilizzata, nel corso del secondo conflitto mondiale, come quartier generale anglo-americano da cui sono partiti gli ordini di azione del D-Day!

Arrivo alla gara moralmente carico ma con un paio di allenamenti soltanto nelle gambe dopo la settimana bianca: non le migliori premesse per puntare ad un grande tempo, ma non mi interessa affatto e si tratta di un allenamento. So però di avere seguito pedissequamente le tabelle di allenamento del fratello coach nelle cinque settimane precedenti la partenza per la montagna e spero che gli sforzi aerobici in quota possano fornire qualche vantaggio anche nella corsa.

Penso di estendere l’invito a Peter Crouch, ma siccome ancora mi deve restituire i soldi che gli ho prestato per l’iscrizione alla Bromley 10 km Run (vedi post precedente) e temendo di rimanere di nuovo vittima dei suoi ritardi, mi armo di navigatore e, dopo una lauta colazione, alle 9 mi muovo di casa sotto una pioggia battente, 8 gradi e vento fortissimo...Tutti segni infausti che non mi fanno ben sperare per la qualità della corsa.

Dopo neanche mezzora di guida, arrivo all’interno di questa immensa tenuta: trattasi del secondo parco di Londra per superficie, popolato da cervi e da tante altre specie protette, che vivono in perfetta simbiosi con un popolo civile e capace di rispettare gli animali fino all'inverosimile.
Il parco è caratterizzato dalla tipica perfezione del manto erboso inglese e risulta imbarazzante (almeno per chi viene da Roma) la pulizia a terra e la cura maniacale per tutte le le specie floreali. incontrate lungo il percorso.

Arrivato per una volta un’ora prima dello start, mi metto in coda per il ritiro del pettorale: anche questo diventa un interessante laboratorio sociale per osservare da vicino gli inglesi. 
Nonostante l’irritante lentezza degli addetti alla distribuzione dei pettorali, non ho sentito alcuna protesta alzarsi dalle decine di persone religiosamente in fila indiana e pazientemente in attesa del proprio turno, malgrado la pioggia battente ed il vento incessante. 

Io, che già sbuffavo e che addirittura mi sono presentato in tenuta podistica con l’ombrello (ridicolo!!!), non ho trovato alcuna solidarietà nella mia lamentela ed ho accettato di buon grado di seguire il “culto della fila” tanto tipico degli inglesi.

Nonostante un disguido e la mancanza del mio nome fra gli iscritti, alla fine ottengo il tanto agognato pettorale e procedo al riscaldamento che, senza mezzi termini, mi dà pessime sensazioni di pesantezza alle gambe e di sconforto per il terreno pesante e fangoso.

Completati i 4 km di corsa lenta di riscaldamento, intervallata da due tappe al bagno (si sa, il podista fa pipì fino all’ultimo secondo, soprattutto se nelle due ore precedenti ha bevuto quasi un litro d’acqua!), la folla (in realtà 320 partenti) si compatta e la partenza è preceduta da una trombetta da stadio.



Si corre su un circuito di 5 km da ripetere due volte, sull’erba e solo marginalmente sui vialetti in terra battuta del parco: i primi 900 metri sono caratterizzati da un fantastico rettilineo (direzione sud-nord) di perfetto manto verde e, grazie al cielo, il vento arriva da est, quindi lateralmente! Il vento si farà invece sentire in tutta la sua bastarda brutalità appena si curva sulla destra e per un chilometro abbondante: penso che al secondo giro dovrò prendere la scia di qualcuno altrimenti, con queste folate, vengo completamente rallentato. La cronaca dirà purtroppo che al secondo giro affronterò l'intero km controvento da solo! Poi penso “ma chi se ne frega, sono qui per divertimi: tu, spirito agonista proveniente dal coach, libera questo corpo!”. 
Il terzo e quarto km sono caratterizzati da lunghi rettilinei e vento di traverso, a favore, mentre il quinto è un vero e proprio inferno: con due curve a U strettissime alla fine di un vialetto pieno di fango e sul quale si pattina, perdendo aderenza e velocità. Dovrò ricordarmi che la volata sarà difficilmente realizzabile e che quindi bisogna “guadagnarsi la pagnotta” ai km 3°, 6° e 8°.

Durante le prime battute di corsa, malgrado il vento e seguendo un gruppetto piuttosto rapido, riesco a mantenere un regolarissimo ritmo di 4’01 al 2°, 3°, 4° e 5° km! Tanta precisione ritmica mi stupisce, almeno quanto la sensazione di non faticare e anzi di essere visibilmente in migliore forma rispetto al gruppetto che incontro e che piano piano mi lascio alle spalle in buona progressione. 

Al settimo chilometro vedo in lontananza due corridori davanti a me e, seguendo il consiglio del coach, mi ricordo che nelle gare podistiche bisogna sempre identificare un bersaglio a vista e prenderlo come obiettivo in una sorta di gara nella gara continua. 

Così faccio e inanello un 8° km a 3’59 ed un 9° a 3’53: nel frattempo ho raggiunto e abbondantemente superato il primo dei due inseguitori, che non rivedrò più.

Il secondo, che scoprirò poi chiamarsi MacNamara come il mio capo, dà evidenti segnali di calo e si fa raggiungere prima delle fatidiche doppie curve a U, diciamo intorno al 9° km, nelle quali lo affianco azzardando un conviviale “well done”, cui il soggetto in questione risponde con un sorriso e con un altrettanto (per me) incoraggiante: “I am exhausted”. Scoprirò solo dopo pochi secondi che si trattava di un bluff.  Una volta raggiunto, infatti, il tizio rallenta e, a 600 metri dal traguardo, si apposta come un avvoltoio alle mie spalle seguendo la mia scia passo dopo passo e costringendomi a "fare il ritmo". 
A quel punto, vedendo che non era crollato nonostante la dichiarazione di cedimento ed inevitabilmente stanco per la progressione degli ultimi 3 km, lo svantaggio psicologico si è riversato su di me presentando inesorabilmente il conto quando me lo vedo sfuggire in volata negli ultimi 300 metri e giungere al traguardo con una manciata di secondi di vantaggio.


BASTARDO!!!Sei la re-incarnazione di Peter Crouch, lo so.

Alla fine giungo all’arrivo senza fiatone, chiudendo i 10 km nel tempo ufficiale di 39’54’’: per me un grande tempo visto che non avevo l’incoraggiamento morale del coach, come avvenuto alla Vallelunga race (vedi post precedente), e soprattutto considerato il percorso sull’erba resa pesantissima dalla pioggia a catinelle caduta nel corso della gara e per tutta la nottata e mattinata precedenti la stessa.




Split
Time
Distance
Avg Pace
Summary39:56.010.014:00
13:59.41.003:59
24:01.41.004:01
34:01.51.004:01
44:01.71.004:02
54:01.61.004:02
63:59.51.003:59
74:01.41.004:01
83:59.91.004:00
93:53.21.003:53
103:54.61.003:55
11:01.80.013:22


Finito lo sforzo, un po’scornato perché conscio che avrei potuto tranquillamente lanciare la volatona e sconfiggere MacNamara, mi sento “bussare” alle spalle e vedo che si tratta di uno sparuto gruppetto di podisti arrivati prima di me, che mi volevano semplicemente stringere la mano, complimentandosi per la gara. Bel gesto, come sempre molto tipico della cultura sportiva anglosassone. 

Scoprirò solamente qualche giorno dopo, consultando la classifica, che i podisti arrivati prima di me al traguardo sono solamente cinque!!!!!!!!Certo, questo la dice lunga sul livello generale della gara, ma  sentirsi "fra i primi" per una volta è una sensazione che mi fa sorridere e divertire allo stesso tempo: una sorta di sogno irrealizzabile che però si fa quasi (ed ingannevole) realtà in una domenica piovosa a 1900 km a nord rispetto a casa mia!

Altrettanto singolare una tipicissima e arzilla signora inglese di almeno 75 anni che, accompagnata da uno splendido canel Labrador nero, si avvicina chiedendomi se fossi soddisfatto del tempo (SIC!) e dicendomi che di quelli giunti al traguardo le sono sembrato “colui che correva in maniera più naturale, come se non facessi fatica”...Alcune considerazioni dopo questo incontro:

·    Che cosa ci faccia una signora di quell’età sotto la pioggia, senza ombrello, esposta al vento e alle intemperie del clima inglese resta un mistero: so solamente che l’ho ammirata per lo spirito giovane e per la gentilezza con cui si è rivolta a me;
·         Magari la signora è una spia del fratello coach, mandata a monitorare i miei progressi dopo gli allenamenti delle scorse 6 settimane;
·         Magari dietro quella mansueta signora si nasconde la campionessa europea categoria femminile "over 75" che è già arrivata al traguardo da un pezzo e sta solamente aspettando di ricevere il meritato trofeo di categoria e assoluto.

Non saprò mai rispondere a questa e a tante altre domande (prima fra tutte "perché ci si sveglia alle 7.15 di domenica per andare a faticare sotto pioggia e vento e si è felici come un bambino?");  nel frattempo mi faccio fotografare con la maglia della Lazio Runners per l'immortalare l'evento, proprio nella domenica del derby capitolino, che tutti sanno come è andato a finire. Io sono milanista, sia ben chiaro!

La prossima tappa è prevista domenica 18 marzo, per una gara di 10 miglia (16 km), molto meno piatta ma anche seriamente organizzata con tanto di chip, rifornimenti con integratori e partenza dalla pista di un centro sperimentale volo della gloriosa Royal Air Force (corsa e aerei sempre nella mia vita)...

Evviva i podisti

7 comments:

  1. sotto i 40' è tanta roba e se poi arrivi anche sesto........
    complimenti

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  2. @Nino: grazie Nino, ma dovrei intensificare sensibilmente gli allenamenti per poter sperare di scendere un giorno sotto i 39'!
    Per ora mi auguro di migliorare il mio PB in mezza maratona fra 3-4 settimane.

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  3. La tua unica nota stonata è la scelta del coach.
    Garantito al 100%.
    Cmq complimenti under 40 con pochi km nelle gambe non è da tutti.

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  4. @Gian Carlo: purtroppo il coach è quello che passa il convento!!

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  5. @RB e Bronto: tanto ve la faccio scontare :) !!!!!!!

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  6. Bene, molto bene..!!!
    Sotto 40' si e' sempre dalla parte della ragione.
    Vado controcorrente : il coach, visti i risultati e' una garanzia agonistica....
    Un po' meno dal punto di vista infortunistico...
    Ma su quest'ultimo io son l'ultimo che puo' argomentare...!!!
    Continua cosi' che alla prossima gara in suolo natio sarai piu' competitivo... anche con il coach... ^__^

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  7. @Marco: Grazie, darò al coach un nuova occasione allora :-) Come va la tua ripresa dall'infortunio?

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