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Wednesday 5 September 2012

Hatchlands Run 10 km - c'era una volta Peter Crouch...


La villa (oggi privata) della tenuta di Hatchlands


Contravvenendo ancora una volta alle disposizioni del fratello coach e giù di corda per il rientro dalle vacanze estive, quest’anno volate letteralmente nelle due sole settimane prese a luglio, qualche tempo fa mi sono messo alla ricerca di una gara piatta non troppo distante da casa mia, da gareggiare a ragionevole distanza dalla mezza maratona di Robin Hood, che si terrà a Nottingham il 30 settembre.

Il solito portale di riferimento (runnersworld.co.uk) mi segnalava la Hatchlands Park Run, una corsa di due giri da 10 km all’interno di una meravigliosa e tipica tenuta inglese di circa 400 ettari, risalente al 1750 e ad oggi proprietà privata. A quanto ho letto, la sua villa ospita la più grande collezione di strumenti a tastiera d’Europa, associati a illustri musicisti e compositori, da Bach e Chopin.

L’evento era organizzato dal Lions Club della cittadina di Guildford a sostegno di un’associazione caritatevole che si occupa di particolari cure ai malati di cuore.

In assenza del coach, questa volta la fonte di uno stimolo competitivo sarà rappresentata dalla presenza ai nastri di partenza dello spilungone Peter Crouch, il quale è stato avvisato a tempo debito della mia intenzione di gareggiare ed invitato a farmi compagnia (= a sfidarmi). Peter Crouch, per chi non lo sapesse, è il soprannome da me assegnato ad un ex compagno di allenamento settimanale con un gruppo sportivo inglese che si ritrova tutti i mercoledì vicino casa mia. Ormai da mesi, da quando ho iniziato la “terapia” di allenamenti dettati da Roma dal fratello coach, snobbo il gruppo, ma non ho smesso di avercela (sportivamente parlando) a morte con Peter Crouch vista la sua spocchiosa maniera di correre come un forsennato anche in allenamento e visto che nell’unico precedente di gara disputata insieme mi ha battutto di una manciata di secondi, a gennaio(Bromley 10 km, vedere post precedente). Da allora è passata tanta acqua sotto i ponti: io mi alleno con una certa intensità e, oserei dire, con serietà, mentre Peter Crouch è andato a vivere a 40 km da qui ed è stato addirittura avvistato con una sigaretta in bocca!!

Tornando alle cronache podistiche, la partenza della corsa è fissata per le 11 in punto: ottimo orario per chi, come me, si impone sempre la sveglia almeno 3 ore prima della gara. Alle 8 mi alzo, dopo la solita notte agitata di questi ultimi tempi, affronto la consueta abbondantissima colazione con pane tostato, marmellata, latte e caffè e via in macchina verso questa tipicissima tenuta di campagna inglese.

Arrivo sul posto un’ora prima dello start e mi accorgo subito di essere in un paradiso verde: boschi, quiete, siepi perfettamente curate, una villa incantevole ed il gazebo degli influentissimi Lions Club di Guildford già in vista. Un’altra tenda, sorvegliata da due arzille ottantenni inglesi, ospitava la zona deposito zaini e indumenti vari. Il clima è rilassatissimo, tutti i volontari dell’organizzazione hanno oltre 70 anni, ma sono simpatici, gentili, rigorosamente WASP, evidentemente privilegiati ricconi e notabili locali affiliati al Lions.


Altro scorcio della villa


Le ottantenni a guardia delle borse

Peter Crouch mi manda un sms dicendomi di essere arrivato già da un pezzo. Brutto segno, forse è carico e vuole umiliarmi in gara...lo assecondo e lo saluto con cordiale rivalità. Giorni prima della gara, da bravo podista, mi avevo domandato se fossi allenato e quali obiettivi cronometrici avessi, salvo poi mettere le mani avanti annunciando di avere una festa la sera prima della gara. Insomma, il prototipo del podista universale, che ha sempre una scusa pronta prima di qualsiasi gara per giustificare eventuali prestazioni negative. Bello ritrovare il linguaggio unico dei tapascioni in tutto il mondo.

La tentazione è stata quella di rispondergli dicendo che il mio stato di forma è pietoso e che non mi alleno con regolarità da mesi, concludendo con un target time in gara di 43’. Il coach, preventivamente consultato, mi invitava alla sportività, assicurandomi che Peter Crouch sarebbe stato sconfitto senza trucchetti e pretattica. Alla fine il mio sms di risposta parlava di un discreto stato di forma, di allenamenti regolari e dell’obiettivo di chiudere la gara sotto i 40’.
Onorati gli obblighi pre-gara, constatando l’eccellente stato di pulizia dei bagni siti all’interno del centro visite del parco, con fare amichevole invito Peter Crouch ad una ventina di minuti di riscaldamento. Il clima è grigio, la temperatura è mite (15 °C), il vento assente.

Fin dal riscaldamento, constato che:
  • ·         i primi 70-100 metri di gara sono in salita (altroché flat race)
  • ·         intorno al 4° km c’è un’altra salita di 400 metri
  • ·         il fondo è completamente erboso e sterrato
  • ·         la zona è circondata da collinette (flat race un corno!)
  • ·         il terreno è reso bagnato dalla pioggerellina che cada dalle prime ore del mattino
  • ·        la gara ha molti passaggi nei boschi

Penso ai soliti e frequenti tratti di sterrato fangoso che tanto piacciono ai podisti di Sua Maestà e che a dura prova metteranno le mie scarpe da trail, da poche settimane acquistate.
Gli iscritti alla gara, a detta degli organizzatori, sono un centinaio, ma ai nastri di partenza si presenteranno un’ottantina di anime. Peccato perché lo scenario meritava davvero e l’organizzazione, per quanto “casareccia”, non mostrerà una pecca.

Zona partenza, "giovani" organizzatori del Lions Club in vista


Tre, due, uno, si parte con tanto di trombetta...che ha probabilmente svegliato le due vecchie ottantenni di guardia alle borse e agli zaini J

Vedo subito sfrecciare davanti a me i primi due, che faranno gara a parte ed un altro sparuto gruppetto più compatto di 5-6 persone. Sono decimo e mi attesto al passo senza strafare e senza curarmi di nessuno. Peter Crouch è dietro, non capisco, lui che ha sempre una partenza ottusamente fulminea. Non lo sento, non lo vedo, non mi manca!

Partenza, dicevo, con breve salita sul pratone seguita da una discesa di almeno 400 mt, il primo chilometro fila liscio e sarà chiuso a 3’51, un po’ troppo veloce ovviamente. Stabilizzo il ritmo, anche perché dal km 1 al km 3 il percorso è in leggera salita, chiudo il secondo km a 4’00 ed il terzo, come prevedibile, a 4’15. Il quarto km, nonostante la salita avvistata in fase di riscaldamento, si chiude in 4’09, trainato forse dalla vista di un gruppetto di 3 “lepri” davanti a me di un centinaio di metri. Chiuderò i primi 5000 mt con un prudente 20’15: la gara è meno piatta del previsto, il terreno è pesante, lento, erboso e da trail, le scarpe non sono di certo le più leggere al mondo, posso accontentarmi di un onorevole over 40 (minuti).

Frattanto, al termine del primo dei due giri, mi accordo di non avere il pettorale, meglio sarebbe dire mi accorgo di averlo perso in qualche momento di gara. Penso al complotto di Peter Crouch, che potrebbe aver segato le spille a mia insaputa durante il riscaldamento, penso a Moggi, alla Juve ladrona, al Governo ladro, ma soprattutto penso e ripenso prima di ricordare il numero (l’otto) che dovrà comunicare all’arrivo per farmi registrare regolarmente fra i classificati arrivati!

Al sesto chilometro le tre lepri non sono più lontane: entrambi più o meno dell’età mia, uno tamarramente tatuato su tutte le braccia, ai piedi ha un paio di scarpe che, non vorrei sbagliarmi, sembrano scarpini da calcetto (per carità, dato il fondo erboso, forse preferibili alle normali scarpe da corsa, ma gli sono stato alle calcagna per due km solo per cercare di capire se fossero davvero da calcio o no). L’altro è un podista serio, gamba lunga e magra, stile poco dispendioso, capello e andatura da tapascione. Il terzo crollerà al settimo chilometro e di lui nessuna traccia.

Mi ritrovo a correre gli ultimi 3 km con questi due tipi, quello con la tenuta seria si ferma per allacciarsi le scarpe ma mi riprende dopo poco, il sospetto giocatore di calcetto tira come un pazzo ma annaspa e si sente il fiatone da tre metri di distanza, io faccio l’attendista, sto bene ma non ha senso tirare oltre modo. Alla prima salita attacco, forse memore dei cazziatoni derisori del coach, il quale dice che in salita sono ancora poco efficiente e, a detta del suo coach (Mimmo-olé), dovrei lavorare sul potenziamento e sulla velocità perché sulla resistenza e sulle lunghe distanze sono già a posto. Non so come e perché, ma all’ottavo chilometro non sento più alcun passo arrivare dai due: evidentemente sono schiattati nella breve salita. Io non esulto e non mi fido. Continuo al mio ritmo, con una dannata tentazione di voltarmi, cui non cederò se non a 300 metri dalla fine.

Al km 8.8 la sorpresa: mentre stabilizzavo il ritmo, sento l’avvicinarsi di passi sicuri e veloci. Attendo l’arrivo del giovane podista dalle sembianze serie ed invece chi mi sbuca?Un quarantacinquenne in formissima, senza apparente stato di fatica, con canotta professionale e andatura per me fuori portata. Mi supera, lo saluto, mi risaluta e arriverà davanti di almeno 20-30 secondi. Che disdetta, penso fra me e me: fra i due litiganti, ecco il terzo che gode...ma da dove è arrivato e perché con quell’andatura da energico virgulto non ha condotto una gara ben più veloce fin dall’inizio?

Concludo il mio secondo giro con un onesto ultimo chilometro a 3’44 ed un tempo sui 5000 mt di 19’37. Tempo finale di gara, da gps, 39’52 per 10 km esatti. Arrivo e ricevo i complimenti degli anziani organizzatori e di quelli che mi hanno preceduto. Breve ristoro, il tempo di andare a ritirare la medaglia e vedo sulla lavagna i tempi dei primi tre classificati: 36’11, 36’50 e 37’55. Decisamente fuori portata. La ottantenne preposta alla trascrizione delle classifiche mi dice, una volta appreso il mio tempo di gara, che non sono arrivato affatto lontano dal terzo. Fra me e me provo tenerezza per l’innocente bestemmia appena ascoltata: quei due minuti che mi separano dal podio sono un oceano che forse non riuscirò mai a navigare in tutta la mia vita. Ringrazio, mi complimento per la bella organizzazione e mi avvio alla macchina...

Oddio, no, non posso andarmene, manca qualcosa, non mi tornano i conti, manca qualcuno...PETER CROUCH???? Non è ancora giunto al traguardo, mi guardo intorno, forse mi ha superato senza che me ne fossi accorto?No, non è possibile...Alla fine, dopo circa 4 minuti, ecco che all’orizzonte spunta la sagoma del rivalissimo spilungone. Appena arriva, litiga con il cronometro e lo azzera quasi a onta della prestazione sottotono. Dirà di essersi sentito male durante il percorso, addirittura sosterrà di avere vomitato due volte, ma che non ha voluto mollare...In effetti mi sembrava pallido all’arrivo...

No, non è certo così che lo voglio battere, mica sono juventino, non infierisco e non esulto neanche in cuor mio. Lui rilancia la sfida e propone una mezza maratona sulla costa inglese, vicino Southampton, a novembre. Da varie ricerche, ho scoperto essere una delle più veloci di tutte l’Inghilterra e Peter Crouch dichiara di volerla chiudere in 1h28: forse la corre bendato e saltellando su una gamba sola? Insomma, uno come lui può puntare all’ora e venti!Noooo, è un bluff.

So British...


Apprenderò dopo qualche giorno che ho chiuso la gara con un’onorevole quinta posizione e portando a casa buone sensazioni di forma in vista della mezza maratona di Nottingham, per la quale non vedo l’ora di accogliere a braccia aperte la delegazione della Lazio Runners Team, capeggiata dal fratello coach. A proposito di quest’ultimo, ha bandito qualsiasi altra competizione da qui a Nottingham (30 settembre). Considerato che dal 17 al 21 sarò a Dublino per lavoro e potrò (forse) riuscire a correre una sola volta, dovrò cedere ai suoi consigli e non disperdere energie in gare senza senso podistico per concentrarmi al meglio sugli allenamenti.

A Nottingham sarà la prova del nove: una gara a quanto pare bellissima e veloce, il coach si sta già lanciando in fantasmagorici pronostici, gasato probabilmente anche dagli ottimi risultati che, in qualità di allenatore, sta facendo registrare al fortissimo compagno di squadra Fabio.
Chiudo questo post con il grande vincitore del mese, podisticamente e non solo simbolicamente parlando: l’altro fratello, Luigi, da sempre il pigro di casa, godereccio e positivamente incline sia a Bacco che a tabacco, ha ceduto alla tentazione e da ormai un mesetto indossa scarpe e completo da corsa e si allena con una certa regolarità. Ovviamente, l’altro fratello, il coach, da bravo Deus Ex Machina, cerca di indirizzarlo ad una graduale attività onde evitare infortuni e deleteri sovraccarichi alle ginocchia.

La caparbietà di Luigi ha peraltro punzecchiato un insospettabile lato competitivo nel padre di tutti e tre, il quale ha iniziato, all’età di 64 anni, a prendere i tempi delle proprie corse e a porsi piccoli traguardi cronometrici.

Già si parla, al trofeo Sant’Ippolito di Fiumicino ad inizio ottobre, di tre fratelli Massetti ai nastri di partenza per quella che potrebbe essere la gara più bella dell’anno, almeno sportivamente parlando, per lo scrivente aspirante brontorunner.

Evviva il podismo, evviva il coach e che Dio salvi la Regina!

3 comments:

  1. Divertentissimo Post! Pronostico del Coach, sul duello con Peter Crouch, ampiamente rispettato.
    L'Oceano, come lo hai voluto definire tu, che ti separa dal fare 37'55'' in una gara di 10km, a mio avviso, può essere "guadato" in 6 mesi (almeno per quanto riguarda una 10km piatta e stradale!!!!!
    Riguardo, invece, al pronostico sulla mezzamaratona di Nottingham di fine mese scrivo indelebilmente che farai un tempo tra 1.22.59 e 1.23.59, firmato con il sudore degli allenamenti!!
    P.S.: ovviamente in condizioni meteo e di percorso ottimali.

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  2. Ecco, cresce l'ansia da prestazione...
    Sulla mezza-maratona, forse prima di passare a miglior vita riusciro' a fare quel tempo. Sui 10k, penso proprio di avere dei limiti strutturali che mi impediscono di scendere sotto i 38'30 (che gia' sarebbero un miracoloso traguardo)

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  3. ..Secondo me, stai per inquadrare nel mirino il coach... ;D

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