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Sunday 10 February 2013

Kenley 10k Fun Run - 10 febbraio 2013 ...Cuore d'aliante

Posa infreddolita pre gara, pozze sullo sfondo
La Kenley 10 k Run è stata la prima reazione, quasi automatica ed istintiva, alla tristezza del rientro in Inghilterra dopo le lunghe ferie natalizie: bisognava prenotare una gara in tempi rapidi, possibilmente di 10 km e pianeggiante. Questa faceva il mio caso.
I selettivi requisiti, molto rari peraltro da rispettare da queste parti, mi hanno fatto cadere l’occhio su una corsa all’interno di un aeroporto glorioso per la storia dell’aeronautica militare inglese (la RAF), il Kenley Aerodrome.
Da questa base della RAF, operativa dal 1917 al 1959, nel corso della Seconda Guerra Mondiale sono decollati gli aerei che hanno preso parte alla gloriosa Battaglia d’Inghilterra, primo grande arresto subito dalla pur superiore Luftwaffe hitleriana nell’estate del 1940. Un luogo la cui importanza, per il corso di quel conflitto e della storia, è difficilmente descrivibile senza essere riduttivi.

Cancello di ingresso all'aeroporto

Anche se gran parte degli hangar di allora sono andati perduti o distrutti, la pista di atterraggio e decollo mantiene ancora oggi la stessa configurazione originaria, così come sono ancora visibili ed intatti i “blast pens” di allora, veri e propri rifugi in muratura per i velivoli a terra che fungevano da gusci protettivi contro i danni provocati dai violenti spostamenti d’aria dei bombardamenti.

Alcuni resti della struttura della base del tempo
Dopo questa introduzione storica, atterro immediatamente e ammetto di avere espletato un bisogno pre-gara su uno di questi “blast pens”! D’altronde quando la pipì scappa, il podista agisce.
Oggi la base è centro attivo di addestramento civile e militare per velivoli alianti che, in condizioni meteo favorevoli, volano anche mentre gli atleti disputano la corsa di 10 km annuale.
Per concludere l’introduzione, posso aggiungere che la gara, inizialmente prevista per fine gennaio, era stata posticipata per neve e ghiaccio.

Affronto l’evento dopo una settimana molto pesante fisicamente e psicologicamente, con allenamenti spesso abortiti o mal portati a termine, i postumi del dolore al fianco della gara di Eton e altri sintomi non piacevoli dovuti a nervosismo e stress (parola abusata per molti, ma è così nel mio caso).

Il coach, da parte sua, impietositosi forse constandando il mio stato o percependone la scarsezza, mi aveva consigliato giorni prima di correre solo per divertirmi e senza guardare l’orologio. Per una volta gli do retta e faccio bene, anche perché non sarei stato nelle condizioni di arrivare in piedi se avessi tirato alla morte.
Mi presento puntuale presso l’ex base della RAF un’ora prima dello start e noto immediatamente il banco per la registrazione incredibilmente esposto ai venti ed alle piogge, senza una minima tenda di copertura o riparo per quei poveri volontari, peraltro gentilissimi, addetti a tale incombenza. Ritiro il mio pacco gara, ci sono 3 gradi, un vento da sud-est molto freddo, con raffiche a 45 km/h e tanta, tanta e tanta pioggia.
Noto anche che il tracciato di gara, in sostanza la strada perimetrale rispetto alla pista dell’aeroporto da percorrere in senso orario, è completamente asfaltato e pianeggiante anche se si fanno sentire gli anni dell’intera infrastruttura con molte pozze e buche a fare da corollario alla strada sconnessa.

Impietose previsioni meteo di Met Office 


Il circuito è di 3 chilometri da ripetere 3 volte, con l’aggiunta di un chilometro e arrivo davanti al War Memorial a bordo pista. Oggi, date le condizioni climatiche, nessun aliante delizierà ed intratterrà lo sparuto gruppo di 200 podisti che si presentano alla partenza. Peccato, mi sarebbe piaciuto e magari sarei stato più incentivato a fare foto nel pre-gara.

Zona gara, manica a vento in lontananza


Dopo un breve, infreddolito e tremante riscaldamento, la partenza è data con puntualità alle dieci e vedo subito 2 “bestie” muscolose prendere il largo e la testa del gruppo: uno, in canottiera “a carne”, si scoprirà essere un duatleta, l’altro un forte mezzofondista. Io, ovviamente, in debito di forma, di salute e di condizione, mi attesto ad un cauto ritmo di 3’42-3’43 e vengo superato anche da un terzo podista dai tratti somatici nordafricani.

Mappa di gara, bel tracciato



Dopo il primo chilometro metto il pilota automatico e sfrutto, come un aliante, il vento prevalentemente favorevole che mi accompagna in direzione sud/ovest-nord-est. I primi due podisti sfuggono via velocemente, soprattutto il primo sembra non avere rivali. Il terzo, detto il magrebino ma dal nome inglesissimo, ha uno stile di corsa molto particolare, caratterizzato da piccoli e frequentissimi passi che sembrano dare efficacia alla sua azione. Io mi metto a 2 o 3 metri da lui e aspetto di giungere al terzo chilometro prima di affiancarlo, scambiarci due chiacchiere, salvo poi superarlo per sempre.
Da lì inizia una gara in solitudine, con il tandem di testa troppo lontano per essere raggiunto, il magrebino ormai lasciato alle spalle ma da controllare e altri due giri di aeroporto da fare senza uno straccio di compagno di corsa!

Questa volta il vento sarà prevalentemente contrario per circa 3.5 km, favorevole per 3 e laterale per 3.5 dei chilometri totali. Decisamente meglio che a Eton la settimana precedente.

Visto che ho scordato di regolare l’auto-lap sul mio GPS, l’unico punto di riferimento che mi resta guardare con interesse è il parziale al quinto km, che chiudo in un onorevole 18’40. Molto bene, sono andato piano, ho contenuto tentazioni di PB (peraltro velleitarie ed impossibili), mi sono limitato alla sufficienza abbondante e posso iniziare una leggera progressione che, nella sostanza, mi vedrà chiudere i secondi 5 km in “split negativo” (18’21) con un bello spunto nel finale che fa sempre morale.

Chiudo terzo assoluto in 37’01 per 10 km precisissimi al mio GPS, un minuto dopo il vincitore, 25’’ dopo il secondo, sul quale ho colmato parecchio del distacco iniziale, e un minuto prima del magrebino.
A fine gara, i due di testa mi aspettano per applaudirmi a bordo rettilineo del traguardi, complimentarsi e stringermi la mano. Una bella prova di sportività che nel podismo si riscontra con piacevole frequenza.
Il dolore al fianco destro si è affacciato intorno al km 9.2, ma in forma meno acuta della settimana precedente e senza precludere una buona accelerazione finale che fa morale e dà speranza.

Per questa settimana, per il periodo, per tutte le difficoltà dell’inverno inglese, mi ritengo discretamente soddisfatto. Inutile ed autolesionista sarebbe guardare a un mese prima e constatare che nel giorno dell’Epifania avevo corso la stessa distanza mettendoci 75 secondi in meno, su tracciato peraltro non completamente pianeggiante ed asfaltato...Ragionare così sarebbe solamente stupido ed in questo periodo prendo gare quali  la Kenley Run come una benedizione per mantenere la fiducia e andare avanti in qualche modo. Ogni gara fa storia a se’, sinceramente mi sembra già tanto essere arrivato sotto ai 38’ o, meglio ancora, essere arrivato al traguardo. E poi, come dice il coach, “mica si può essere sempre in forma”...

A proposito del coach, mi sta spronando a gareggiare una 5 km fra due settimane: se da un lato sono restìo, dall’altro penso che finora mi ha sempre dato consigli azzeccatissimi e bene mi farebbe sfidare l’inverno inglese ignorandone la rigidità e le tentazioni di rimanere al calduccio del letto nel fine settimana per indossare calzoncini, scarpe arancioni ed armarmi di tanta buona volontà.

Viva i podisti di Sua Maestà, viva l’Aeronautica Militare Italiana e viva la RAF!

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