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Monday 20 May 2013

Dinton Pastures 5k - 16 maggio 2013 ...VITTORIA!!!!!!!!!



Molto prima della partenza, quando c'era ancora il sole

Post tardivo dopo una settimana lavorativamente intensa, una trasferta a Francoforte e, a complicare il tutto, raffreddore, mal di gola e tosse.
Contrariamente alle solite corse del sabato o della domenica, la gara di cui vorrei parlare questa volta si è svolta nel mezzo della settimana, giovedì 16 maggio, verso ora di cena.
Scenario mozzafiato di questa nuova tappa podistica è il Dinton Pastures Country Park, dal 1979 area naturalistica di oltre 335 ettari che al suo interno racchiude 7 laghi, 2 fiumi, 3 postazioni di avvistamento di ogni genere di volatile acquatico, un museo aeronautico ed un tipico campo da golf inglese.
Scorcio del lago e del triatleta in acqua

Giungo sul luogo di partenza con largo anticipo, malgrado oltre un’ora di imbottigliamento e di fila nel traffico intenso che circonda la città di Reading. Noto subito un incantevole scenario bucolico ed un triatleta che nuota nel lago, seguito dal coach in canoa. Sulla sponda dello stesso bacino acquatico è situata la zona partenza e arrivo della Dinton Pastures 5/10 km. Decido subito di fare come riscaldamento la ricognizione dello stesso percorso di gara, anche perché constato subito che si tratta di corsa off-road, con gran parte del tracciato all’interno del bosco che circonda i laghi di questo splendido parco, quindi le mie scarpe leggere da strada potrebbero risultare una pericolosa e sdrucciolevosissima scelta. Per una volta, poi, vorrei evitare la cazziata del coach per l’eccessiva brevità del mio riscaldamento.
Pontile

Podista fotografo
Al giorno d'oggi sono tutti fotografi!


Il clima, udite udite, è buono: vento trascurabile, 10 gradi, cielo parzialmente nuvoloso almeno fino a qualche minuto prima della partenza, quando una pioggerellina bastarda deciderà di accompagnarci per un tratto di gara.
Durante la ricognizione mi godo la pace di questo scenario incantevole, i sentieri nei boschi, i passaggi pittoreschi su pedane, ponticelli in legno e la quiete che solamente i contesti lacustri sanno offrire.
Tecnicamente parlando, il tracciato è pianeggiante ma il terreno è spesso fangoso, a tratti sconnesso, con buche, sassi ed erba alta: un paio di scarpe da trail non avrebbero sfigurato ma decido di correre con le leggere Adidas arancioni che mi fanno compagnia in tutte le gare ormai, da Amersfoort in poi.
La zona arrivo si popola

Anticipando noi atleti della 5 km, lo start per i podisti della 10 km, che percorrono due volte lo stesso ciruito, è dato circa 3 minuti prima che a noi. Trovo questa decisione singolare, visto che non ci vuole un genio in matematica per capire che i primi atleti della corta distanza si sarebbero trovati a correre tutta la seconda metà della gara nel difficile compito di superare (e a volta lettaralmente schivare) gli atleti della 10 km più lenti. Questo, peraltro, fra radici a terra, sentieri stretti ed altre asperità del terreno. Capisco la ratio della partenza sfasata, ma andrebbe fatta con criterio e lasciando trascorrere più tempo fra una corsa e l’altra.
Rettilineo finale

Al via della mia gara, comunque, davanti a me partono 3 atleti a tutta birra. Sono tentato dal farli andare ma ricordo le parole del coach che mi aveva consigliato di fare anche qui gara sull’uomo e, se necessario, di chiudere il primo chilometro anche a 3’30. Detto fatto! Resto in scia al terzetto che mi precede e chiudo il primo chilometro a 3’31. Nel frattempo sento uno dei battistrada respirare con grande affanno ed in men che non si dica lo affianco e supero, posizionandomi a un metro dal tandem dei due leader. Secondo chilometro, colpevoli anche due ponticelli stile Indiana Jones, leggermente più lento del previsto (3’42), ma mi accorgo che dei due davanti uno è in difficoltà vistose e decido di superarlo. A questo punto mi affianco al primo atleta e cominciamo una sorta di gioco dell’elastico, allungando e restringendo il distacco reciproco a seconda della buona sorte e di come decidiamo di superare i numerosi atleti della corsa dei 10 km, che nel frattempo abbiamo raggiunto e che ci si presentano come insidiose barriere spezza-ritmo. Il terzo e soprattutto il quarto chilometro, risente di questi sorpassi improbabili, dalle traiettorie spesso innaturali, deviazioni sull’erba alta, imbottigliamenti, etc.etc.. Li chiudo rispettivamente in 3’44 ed in 3’39.
Troppo concentrato nel tentativo di non travolgere signore e signori di una certa età, dal terzo chilometro non sento più il respiro dell’atleta con cui ero rimasto a competere, il che significa che sono in testa alla gara!!
Il mio stato di forma, come emerso anche dal post precedente, non è dei migliori da qualche settimana ormai ma sapere di essere davanti mi dà forza e mi fa affrontare i sentieri sterrati con rinnovata motivazione. Arrivo al traguardo in solitudine ed in buona progressione (3’36), con lo speaker che pronuncia il mio nome come solamente gli inglesi sanno storpiare J
Insomma, come accaduto clamorosamente tempo fa a Dorney Lake, questo 2013 porta nella mia bacheca un altro trofeo che permette di dire, senza peccare di immodestia, di avere vinto più del Milan, dell’Inter e della Roma messe insieme quest’anno!!!
Il tempo finale non è irresistibile di certo (18’24) ma va detto che si trattava di tracciato campestre, con numerose curve e su terreno pesante e dissestato. Al mio GPS, inoltre, la distanza totale risulterà 50 metri più lunga (11 secondi).
Piacevole la premiazione al termine della gara dei 10 km, con una mini coppa a forma di stella, un cappello tecnico da corsa (che qui serve sempre) ed un asciugamano in microfibra a suggellare ufficialmente la vittoria.
Mini trofeo per il vincitore!
Quanto al calendario delle prossime gare, forse dovrei considerare di riposarmi un po’ visto che da dopo la mezzamaratona Pedagnalonga sento di faticare troppo anche a ritmi non eccelsi. Detto questo, sono sicuro che troverò qualche altra corsa, giusto per passare l’estate, vincere la noia della monotonia podistica dei soli allenamenti e perché, in fondo, non c’è nulla di più sano e gratificante del clima che precede e delle sensazioni di benessere che seguono una gara.

Viva i podisti lacustri, viva la regina e viva le vittorie in terra straniera!

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